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Barletta, dilaga la maleducazione minorile, diversi i quartieri interessati dal problema

Quando una quindicina di anni addietro tra le strade del mio quartiere mi divertivo assieme ai miei amici a dar vita a veri e propri tornei di calcio, esibendoci anziché in un reale campo da calcio, ma bensì tra le strade del circondario – magari usando le saracinesche dei locali come porte, sostituendo l’asfalto al tanto sognato prato verde, lì dove poi tra l’altro inevitabilmente ti sbucciavi a più non posso le ginocchia – bastava un secchio d’acqua tirato giù dalla signora del secondo piano, o magari l’energumeno contadino che scendeva con il vistoso coltello da cucina a farci desistere dai nostri sogni di emulare i vari Baggio, Weah, Zidane e compagnia bella. Allora ti toccava senza battere ciglio – anche se ricordo che un mio amico un bel giorno scese con il sussidiario della quinta elementare per far vedere all’energumeno con il coltello i diritti dei bambini riportati nella sezione di educazione civica, ma niente non vi fu verso per fargli cambiare idea - deporre il pallone in un posto sicuro, sedersi su di qualche cofano di un automobile presa a caso – che nell’occasione si prestava a comoda panchina – e dibattere se era il Milan o la Juve la squadra più forte. Non di rado capitava che la signora con il suo secchio d’acqua ti centrasse in pieno, cosi come non di rado capitava che qualche contadino della zona a cui avevi fracassato i timpani sin dalle prime ore pomeridiane, veniva fuori con quegli occhi spiritati a tirarti dietro qualcosa che sempre non di rado ti beccava la zucca. Allora sicuri che giustizia venisse fatta si correva tra le braccia di mamma che senza battere ciglio ti tatuava un bel paio di ceffoni e ti commisurava una pena di due – tre giorni chiuso in casa, anche se vuoi il fatto che ne combinavi talmente tante che risultava davvero impossibile averti tra i piedi, arrivava puntuale l’indulto e il giorno dopo eri dunque di nuovo per strada a combinarne più del giorno prima.
Ed oggi? Ecco la testimonianza che arriva ancora una volta dal noto social network Facebook, ed in particolar modo dal gruppo “Cosa non va a Barletta”: « ho un negozio nella zona 167, la maleducazione infantile è ai massimi livelli, se li rimproveri ti scontri con le bestie dei genitori, ti buttano violentemente i palloni nel negozio, e l'altro ieri, vedete cosa hanno buttato nel negozio, il confronto con il telefonino rende l'idea, il bello? Per 3 centimetri mi ha mancato,  ma il poliziotto dei quartiere nella 167 non esiste, cominceremo a farci giustizia come i vecchi tempi, se sentite che qualche bambino viene morso, non preoccupatevi, da lunedì metterò un cagnaccio avanti alle vetrine». Scherzi a parte, l’episodio denunciato da Salvatore si perde tra le tante pagine che si potrebbero scrivere visitando qua e là nei diversi rioni della “città di Eraclio”. Infatti le strade dei nostri quartieri sono un brulicare di ragazzini che in ogni qual si voglia ora
della giornata invadono con palloni e schiamazzi la tranquillità degli abitanti, non è inusuale tra l’altro trovarsi dinanzi a vetrine di finestre danneggiate e autovetture varie rese irriconoscibili – vuoi per uno specchietto rotto, vuoi per i graffi con cui talvolta presi dalla noia e dalla voglia di far qualcosa di nuovo cambiano i connotati alla tua auto – oltre alla maleducazione con cui recapitano risposte a chi di turno osa rimproverarli. Purtroppo è raro ritrovarsi dinanzi a genitori pronti ad assumersi le proprie responsabilità e ad ammettere magari le marachelle dei propri figli, perché si sa se beccano tuo figlio, allora lui(tuo figlio): è fesso, è questo non va bene. Bisogna essere bravo a farla franca e a non farsi mai beccare se da grandi vuoi essere uno buono, uno tosto. Scarseggiano purtroppo scene dove i genitori sono pronti a scusarsi per il torto inferto dal proprio figlio, preferendo nella maggior parte dei casi sguainare con fare arrogante la spada pur di difendere l’onorabilità del proprio pischello.
Ecco alcuni pareri emersi durante la discussione di quanto denunciato dal signor Salvatore, infatti Luca scrive:« …bisogna agire e anche con maniere forti se è necessario. Dobbiamo andare dritti a palazzo di città, non sotto a manifestare, ma direttamente a prelevarli dalle loro scrivanie. Purtroppo il punto è che alla stragrande maggioranza dei cittadini non gliene importa nulla di quello che succede», a ruota segue il commento di Rosa che lapidaria commenta:« quello che fa' paura e che questi bambini sono i giovani di domani quindi...», quindi la testimonianza di Emanuella:«  bhe, io non sono in periferia, però tutte le domeniche pomeriggio mi sorbisco i bambini che urlano nella piazzetta», passando per il commento lapidario di Sofia:« la famiglia (mamma o papà), appare costantemente pronta a ricordare ai docenti e al mondo intero i diritti dei propri figli ma non sempre disponibile a sviluppare nei figli l’educazione ai doveri verso se stessi e verso gli altri. I figli hanno bisogno di “genitori”, non di “amici equivoci”. I ragazzi hanno bisogno di adulti (genitori e insegnanti), che sappiano ascoltare e comprendere ma anche stabilire delle regole, in altri termini dire “no”, quando occorre e mostrare ai ragazzi le loro difficoltà e la strada per migliorarsi attraverso l’impegno. Parola difficile. Troppo facile aiutarli a nascondersi dietro un’evidenza di vita che porta avanti il “raccomandato”, il “figlio di papà”, il giovane partecipante ai vari reality, il calciatore miliardario. I genitori devono “difendere” la scuola, “difendere” gli insegnanti, coerentemente con un percorso scolastico che si attesti sempre più quale luogo d’incontro per affrontare insieme la complessità del nostro tempo. Gli insegnanti non devono essere visti come nemici comuni da abbattere. Altrimenti le parole dei docenti saranno sempre vane».

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