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La Voce Grossa dei…Negrita(intervista): «Dopo Aldo, Giovanni e Giacomo vorremmo lavorare ancora per il cinema»

Nicola Ricchitelli - Riproponiamo quest'oggi l'intervista realizzata qualche tempo fa alla band toscana dei Negrita.

Ospite quest’oggi della rubrica “La Voce Grossa di…” una delle più grandi band del rock italiano, stiamo parlando dei Negrita. Tutto ebbe inizio da “Gli Inudibili”, quindi l’incontro tra Pau, Cesare e Drigo per un progetto che sfocia quindi nei Negrita. È proprio “Negrita” il titolo del primo album della band livornese, poi arriva il trio Aldo, Giovanni e Giacomo e con essi la consacrazione al grande pubblico.  

A rappresentanza della band aretina parla il chitarrista Enrico Salvi in arte “Drigo”.

D: Dunque Enrico, una storia quella dei Negrita che parte in realtà dalla seconda metà degli anni 80 con “Gli Inudibili”, che ricordi conservate di quel periodo?
R:«Dunque, io ero compagno di classe di Cesare l’altro chitarrista, che a sua volta aveva già una band con Pau, “Gli Inudibili” per l’appunto, e per una fortunata coincidenza avevamo le due sale prove, nonché due cantine di una nostra compagna di classe, una adiacente all’altra, ed in una cera la mia saletta prove e nell’altra vi era la sala prova di Cesare e Pau. In una delle prime edizione di “Arezzo wave” che è stato per anni un festival di musica internazionale molto importante, “Gli Inudibili” furono invitati appunto come band emergente, e in quella occasione Pau e Cesare mi chiesero se avevo voglia di suonare il basso con loro, e vi partecipai ben volentieri, poiché già loro all’epoca del liceo provavano a fare musica propria, e questa cosa a me affascinava molto, poiché era il genere di musica che sarebbe piaciuto fare anche a me. Quindi facemmo questo concerto insieme e di lì oltre a nascere una bella amicizia, nacque la voglia di lavorare insieme, quindi nel giro di qualche anno ci siamo formati, iniziammo a suonare nei club, per poi man mano crescere fino a divenire quello che siamo oggi».

D: Quindi la band cambia nome – ispirati da un brano dei Rolling Stones “Hey! Negrita” – cosa vi colpì in particolare di questo nome?
R:« Bhè, io credo che scegliere un buon nome per una band sia molto importante, oltre ad essere molto difficile. Certo “Gli Inudibili” oltre ad non essere adatto, non rendeva molto l’idea del genere di musica che suonavamo. Negrita era un nome che in qualche modo richiamava e richiama l’universo nero del blues che era la musica che ci stava appassionando. I Rolling Stones tra l’altro presero il loro nome da una canzone di Muddy Watters che era un blues man di Chicago, e prendere spunto da quella che era stata una loro idea, visto che il nome ci sembrava molto azzeccato ci sembrava la cosa migliore».

 D: Nel 1994 esce il vostro primo album dopo l’esperienza degli “Inudibili”, “Negrita” per l’appunto, un album che nonostante l’ottima accoglienza da parte della critica non viene preso molto in considerazione. Cosa mancava a quel vostro primo lavoro?   
R:«Noi più che inseguire disperatamente il successo, ci siamo sempre preoccupati di fare la musica che ci piaceva, e questa penso sia stata la più grande delle nostre fortune. Già questo ci basta per star bene. In quell’album non cercavamo di sfornare hit di grande successo, cosi come non avevamo e non abbiamo mai avuto un atteggiamento aggressivo nei confronti della notorietà e del successo. Abbiamo fatto semplicemente la musica che ci piaceva e che risultò al tempo molto interessante, almeno stando a critica e pubblico, ma allo stesso tempo non eravamo ne troppo alternative e ne troppo soft, e diciamo che questa è rimasta sempre la nostra formula invariata. Quando facciamo musica pensiamo a quello, pensiamo a divertirci, pensiamo a fare una musica che ci gratifichi, non necessariamente si può incontrare il favore del grande pubblico, ma devo dire che sono vent’anni che comunque facciamo dignitosamente e con grandi soddisfazioni questo lavoro».   

D: Tra l’altro sempre nel 1994 collaborate con Ligabue al brano “L’han detto anche gli Stones”, con lo stesso Ligabue tra l’altro vi ritroverete nel 1997 come gruppo sostenitore, cosa ci puoi raccontare del rapporto tra i Negrita e Luciano Ligabue?
R:«Luciano fu uno dei primi addetti ai lavori che ci notò. Noi eravamo soliti fare delle cassette e spedirli a chiunque potesse in qualche modo darci una mano, un po’ come fanno le band oggi. Luciano rimase impressionato dal nostro provino, e ad un concerto vicino alla nostra città e ci invitò, e lo ringrazieremo sempre per questa opportunità che ci diede poiché ci diede molto entusiasmo. Ci diede anche dei consigli disinteressati, un gesto nobile che davvero non dimenticheremo mai. Poi negli anni ci siamo rincontrati anche grazie a Fabrizio Barbacci nostro produttore che ha prodotto negli anni alcuni album di Luciano tra cui “Buon Compleanno Elvis”, quindi ci fu un nuovo riavvicinamento che ci portò nel 1997 a suonare negli stadi. Non so se in futuro ci possa essere una collaborazione, al momento non è in programma, ma mai dire mai».

D: “Tre uomini e una gamba” e “Così è la vita”, “Ho imparato a sognare”, “Mama maè”, “Hollywood Sofà”, insomma, Aldo, Giovanni e Giacomo, può dirsi la collaborazione con il trio comico la svolta nella storia dei Negrita?
R:«Sicuramente. In “Così è la vita” ci ritrovammo a comporre l’intera colonna sonora del film, mentre in “tre uomini e una gamba” ci chiesero la sola “ho imparato a sognare”, lavori che portarono interesse attorno a noi. L’esperienza di lavorare per il cinema speriamo di bissarla anche in futuro, perché è davvero molto bello. All’epoca stavamo lavorando su un album -  “Reset” - quindi cera la fretta di finire l’album e quindi finire le musiche per il film “Così è la vita”, poiché Aldo, Giovanni e Giacomo premevamo affinché finissimo quanto prima il lavoro. E devo dire che la fretta ci portò a lavorare sull’album con molta rapidità e molta efficacia, un album che esplose anche grazie al film che conteneva brani che poi sarebbero diventati i nostri cavalli di battaglia, “Mama maè”, “Hollywood”. Quindi sì, la svolta nei confronti del pubblico arrivo proprio grazie al trio».   

D: Dire “Hey! Negrita” significa dire il titolo di un vostro the best of pubblicato nel 2003 contenente Tonight presentato al Festival di Sanremo?come avete vissuto l’esperienza sul Teatro Ariston? Il Festival di Sanremo tra l’altro non è considerato propriamente Rock….
R:« A noi fondamentalmente ci è importato poco di quello che poteva pensare la gente in merito alla nostra scelta di partecipare a Sanremo. Noi facciamo sempre quello che ci va di fare, l’esperienza di Sanremo l’abbiamo vissuta con curiosità, e quindi curiosi di sapere e vivere quello che vivono gli artisti nei camerini prima di eseguire un brano e robe di questo tipo. Quella di Sanremo è stata un avventura che non ci ha portato successo ma altresì portato anche critiche ma allo stesso tempo ci ha permesso di ampliare il nostro pubblico. È stata un esperienza importante perché in qualche modo volevamo e sognavamo sin da piccoli vedere, seguire e vivere dietro i camerini l’evento musicale più seguito in Italia, e devo dire che è stato bello viverla».

D: A proposito di “Rock e lento”, è del 2005 la vostra partecipazione al programma di Celentano “Rockpolitik”, cosa ci potete raccontare del molleggiato?
R:«Purtroppo non ci è stato dato modo di conoscere Adriano personalmente. Durante i preparativi all’indomani della nostra esibizione, cera un’atmosfera di grande importanza nei confronti di questo programma, però devo dire che non l’abbiamo vissuta come un’esperienza fondamentale della nostra storia».

D: Drigo, piccola curiosità, nell’ultimo album di inediti “Dannato vivere” ti abbiamo visto indossare i panni del vocalist – nei brani “Il giorno della verità” e “splendido” – come hai vissuto questa esperienza ma soprattutto come è nata questa idea?
R:« io scrivo canzoni sin dal primo album. Il fatto poi che la maggior parte delle canzoni le canti Pau questo è ovvio poiché è lui il cantante del gruppo, ma devo dirti che non è la prima volta che accade questa cosa. A volte ci sono canzoni che si rivelano essere adatte alla mia voce, quindi capita che esprimi io il desiderio di registrarle con la mia voce, o è lo stesso Pau che mi dice di cantarle. Ripeto non è la prima volta che accade anche se sono cose che non comunichiamo. Però devo dirti che per me è davvero gratificante far sentire di tanto in tanto la mia voce».

D: In quali progetti vedremo coinvolti i Negrita in futuro?
R:« finito il tour che si chiuderà con la data di Milano al Forum di Assago, penso che ci prenderemo alcuni giorni di riposo per poi partire per gli Stati Uniti per un breve e intenso tour assieme ai Subsonica, al rientro verso fine ottobre poi inizieremo a lavorare per il nuovo album».
 
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