Barletta, quella notte con quell’uomo di nome Tonino, tra imbecilli e buoni a nulla
Nicola Ricchitelli – Fermo dinanzi ad un sipario
che la notte tirava su a scoprire quella Barletta abituati a leggere sulla
pagine dei giornali, di una Barletta che si sogna ma non si vede, mi si parò davanti e mi guardò con quei suoi
soliti occhi, uno socchiuso, l’altro completamente sgranato. Sorrideva,
improvvisò un improbabile balletto, parlò, farfugliò, gesticolò, poi puntò le
vie del centro con passo lento ma deciso. Un bastardo bianco gli apriva la
strada, un secondo ne copriva la ritirata. Quello spettacolo che si consumava
nelle stanze della stazione per quella sera poteva aspettare, tanto avrebbe
replicato la sera successiva, e poi quella a seguire, e quella a seguire
ancora. Spesso rappresenta il momento di gloria di qualche imbecille tra le vie
della movida barlettana, il senso della vita di qualche buono a nulla che quel
senso lo cerca filmando i suoi momenti tristemente divertenti caricandoli poi
su Youtube – la videografia ne ha per ogni gusto e cattivo gusto - spesso è la
stonata buonasera nei locali del centro storico, il ci “mancava pure lui” in
una serata dal magro incasso, il sorriso che mancava in una triste serata
passata tra chiacchiere senza senso fatte rotolare nell’aria tenendo in mano
una Peroni comprata alle ore 22.00 e finita di bere alle ore 01.00.
Per
molti era un ex panettiere – c’è chi sostiene che infornava il pane più buono
di Barletta - per altri era una brava persona, per taluni è una brava, per
qualcuno uno scansa fatica, ognuno ha sempre la sua verità, per qualcuno la sua
è l’unica che non ammette repliche, alla fine le fazioni sono sempre e solo due,
c’è chi pensa che merita rispetto e chi pensa che non ne abbia bisogno, per
tutti è quel “in fondo non fa male a nessuno”.
Ho
visto mamme e le loro scene di isterismo alla vista del suo vagabondare, le ho
visto tirare a sé i loro figli con forza mentre lui a capo del suo piccolo
esercito tagliava in due la villa che costeggia la stazione, poi ho visto la
paura annebbiare la loro vista e fu così che arrivavano a scambiare quei cani
per lupi, iene e predatori del deserto,
nel frattempo i loro padri davano forma a quell’uomo nero tanto decantato in
quelle cazzo di favole a cui neanche più i bambini credono più.
Come
sempre fece il suo ingresso da principe nelle vie della movida, coi suoi fidi
scudieri a vegliarne le sua gesta, le luci si accesero su di lui che trionfante
accarezzava l’asfalto delle strada con il suo solito passo lento e traballante,
incurante di quei sorrisi beffardi e di quei “ecco chi arriva” che iniziavano a
farsi spazio al suo passare. Dì lì in poi dramma e commedia inizieranno a
rincorrersi nei momenti che scandiranno questa ordinaria serata d’estate, si
vedranno tappeti stendersi al suo passare e gente che puntualmente passava
all’altro lato del marciapiede al solo vederlo. Proverà a spiegare il suo punto
di vista ad un gruppetto di ragazzini parcheggiati all’ingresso di via Nazareth
per poi lasciar perdere di lì a poco, rifiuterà un gelato e tirerà dritto verso
il cuore della movida. Indecente e irriverente di lì a poco farà la radiografia
ad una signora vestita da pischella, stupita di quel tanto guardare dopo 30
anni dal primo e unico uomo che osò farlo, poi tenterà da persona ordinaria di
sedersi ad un bancone di un bar per poi guadagnare l’uscita di lì a qualche
minuto con una birra gentilmente offerta dal titolare del locale.
Poi
si aprì maestosa la piazza dinanzi ai suoi occhi, partirà qualche flash da un chissà
quale costoso telefonino di ultima generazione – chi oggi qui a Barletta non ne
ha uno nonostante le bollette da pagare e la spesa che non si riesce a fare - stipato in una qualche parte della piazza, il
tutto mentre i suoi fidi bastardi gli faranno
strada tra i vari gruppi disseminati qua e là, poi punterà un gruppetto di raffinati
cervelli e tirerà fuori qualche suo solito discorso. Quasi con imbarazzo
proverà a tener botta a quella telecamera che spietata ruba i frammenti di quel
mix di dramma e commedia, un sorriso grande quanto quel suo capoccione gli si
stamperà sul suo viso quando un tipo gli offrirà un bicchiere di birra e non lo
perderà manco dinanzi all’imbecille di turno che prova in tutti i modi a
sottolineare la sua inutilità di uomo di fronte al resto del gruppo facendogli
scherzi di ogni tipo. Poi riprenderà a camminare per le vie del centro storico,
passerà la serata con sguardi fieri che si pavoneggeranno dinanzi alle proprie
dolci metà – a cui va un plauso per i pezzi pregiati accaparrati in chissà
quale improbabile fiera di cervelli - e improbabili
e brillanti menti che daranno il là a pseudo intelligenti discorsi. Nel suo
lungo peregrinare adocchierà a caso contro un tipo che lo guardava standosene
lì per i cazzi suoi e gli si scaglierà contro senza nessun apparente motivo, senza
che quel sorriso sornione stampato sul viso svanisca nel nulla, tirerà fino ai
giardini del castello, lui e i suoi fidati amici a quattro zampe che di tanto
in tanto cacciano un ringhio, un abbaiare e robe simili. L’ennesimo gruppo di
perditempo lo adescherà e lo tirerà a sé, gli offriranno una birra, la triste ricompensa
per prestarsi a oggetto di irrisione e derisione da parte di quest’ultimi
finche non ne avranno abbastanza e guadagneranno la via di casa. Sara così finché
la notte si approprierà della movida, ognuno prenderà la via di casa, lui sarà
quella rottura di coglioni dei camerieri e dei titolari di pub e pizzerie che
nei rispettivi locali stanno dando il buongiorno al sole che sorge con scope e
rastrelli tra le mani. Poi si perderà tra le strade di una Barletta via si
sveglia e si mette a lavoro, stasera forse ci rivediamo caro Tonino, imbecilli
e buoni a nulla hanno affilato i flash dei telefonini e videocamere varie, serve
solo il soggetto, spartito e copione è sempre fottutamente lo stesso.