Barletta e le case chiuse, il nostro inno a quella bionda turca detta don Mario
Nicola Ricchitelli - “10.000
lire per sentirti dire micio, bello e bamboccione…”, nelle sue incursioni tra
“Via del campo” e “La città vecchia”, il grande “Faber” di storie di “Bocca di
Rosa” ne ha raccontate tante e svariate. Hanno fatto “uomini” diversi giovani
barlettani e non, la loro fama pare sopravvivere tutt'oggi contro il
proliferare dei film porno, dei siti per adulti, e soprattutto tra le andate e
ritorni tra le campagne dello Sterpeto, il ponte di via Callano, gli svincoli
per Canne della Battaglia e le zone della Fiumara. All'epoca si andava da un
minimo 1,10 lire – la sveltina - ad un massimo di 6,30 lire per un ora, 4,50
per mezzora, nel mezzo c’era la doppietta – 2 lire – chiaramente acqua e
asciugamano di tela era compreso, con tanto di agevolazioni per il giovanotto
di primo pelo e tariffe ridotte per studenti e militari, poi se si sceglievano
due signorine insieme l’onorario sfiorava le 13 lire. Nate sotto il governo
Crispi verso la metà del 800 le case chiuse furono chiuse dopo dieci anni di
discussioni in parlamento con la legge Merlin votata il 29 luglio del 1958 con
385 voti favorevoli e 115 contrari con decorrenza 20 settembre, cancellando di
fatto il decreto del 1883 in cui si regolamentava il servizio della
prostituzione.
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Diciamo pure che fu un atto necessario dato l’ingresso
dell’Italia nelle Nazioni Unite, visto che già nel 1949 l’ONU puniva tutti gli
stati membri che traevano guadagni dalla prostituzione. Tra “Marei a Turc” e
“Ninet a Batterist”, “a Scialett”, “a Bolognas”, “a Taraiol” e “Nandin”, anche
Barletta stando alle testimonianze rinvenute sul web pare avere avuto le sue leggende del sesso.
Più che case chiuse – a parte la
famosa “Maison dorèe”, casa dorata, ubicata alle spalle del palazzo delle poste
lì dove oggi troviamo la banca “Monte Paschi di Siena” – negli anni che furono
la nostra città pare abbia visto il proliferare di figure vicine alla leggendaria
“Bocca di Rosa” cantata dal grande Fabrizio De Andrè.
Da quel “sottano” in via
Fracanzano a Via Alvisi(Via Pasubio), da via Achille Bruni alla piazzetta della
Disfida di fronte alla cantina:« a piazza Marina all’interno della stradina
famosa c’era un via vai di gente…in molti mi chiedevano dove si trovava…»,
diverse sono le figure rimaste impresse nelle menti di quei giovincelli
dell’epoca. Ed ecco che un posto nella storia lo trovano la cosi detta "Gommista",
giungendo in via Fracanzano - di fronte il passaggio di via Milano – dove vi
albergava la “Don Mario”, poi sempre aldilà del confine ferroviario - in via
Achille Bruni – vi era la così soprannominata “Maria la Turca”, fino ad arrivare
a quelle due nobildonne che agivano in due “sottani”, una da 500 lire, l’altro
da 750 lire, anche se nessuno ha dimenticato la “Bionda”. Pace all'anima loro
che hanno contribuito a far diventare “uomini” tantissimi giovani. Oggi, è
tutta un’altra storia…