Barletta, la crisi abbassa le saracinesche dei locali, quale futuro per la nostra economia?
C’è né per ogni qual si voglia settore, dall’abbigliamento alla vendita di calzature, dalla ristorazione ai bar, negozi di alimentari, fruttivendoli, enoteche, negozi per videogames e tabaccherie, passando per negozi di bigiotteria, agenzia di viaggi e vendita di bomboniere.
È ancora una volta il web a far emergere uno spaccato di quanto accade in ciò che resta del tessuto economico della sesta provincia pugliese. Attività avviate di cui i loro gestori per chissà quale misterioso motivo decidono di punto in bianco di passare la mano. Il resto poi lo fanno gli occhi, capita allora che passeggiando per una qualsiasi via del centro delle città del circondario di imbattersi in nuove aperture di locali che magari fino al giorno prima non vi era traccia alcuna, o di imbattersi nell’ennesima serranda abbassata o dalla crisi o dall’espandersi in lungo e in largo dei tanti centri commerciali.
Segni inequivocabili di chi si è arreso, e non perchè ha perso la forza, ma semplicemente come presa d'atto: tanti sogni, pochi soldi e poi, il fallimento. La crisi, in questo caso, ce la racconta chi si trova costretto a chiudere la propria attività commerciale, e tira giù le saracinesche. Lì il sipario davvero non si alza, perchè la commedia su quanto sia facile reagire, non va in scena. Il meccanismo dei proclami e parole non vissute si inceppa, quando si scontra con la vita vera, che parla di casse mute, incassi minimi, e affitti eccessivi: difficoltà economiche che, quotidianamente lontano dagli occhi della cronaca mettono in ginocchio, indebitano e prostrano i commercianti, senza dolore nè clamore, ma centellinando fatica, sofferenza
In una Barletta poi, dove le serrande o saltano per aria o bruciano inesorabili, la statistica dice che a trainare le chiusure delle attività è il comparto della ristorazione, guardare per credere:« Cedo avviatissima pizzeria a Barletta con sala interna…», oppure: « Affare! Svendo pizzeria ristorante in pieno centro storico a Barletta di 100 mq con 60 posti a sedere» e via su annunci di questo genere:« Cedo attività commerciale ben avviata, saletta interna climatizza, centro storico (vicino prefettura/monte di pietà), vendita al banco…», «Vendesi attività Bar avviatissimo Barletta. Bar in perfette condizioni con gazebo con posti a sedere all'aperto», « Vendesi attività di pizzeria, con possibilità di ristorazione aventi posti a sedere… cucina attrezzata e licenza per la somministrazione di bevande, attività ben avviata con locale ristrutturato…», nonché:« vendesi a prezzo vero affare attività di ristorante cocktail bar a Barletta. Zona centrale (no centrostorico) completo di attrezzatura cucina e sala».
Ma le cose sembrano non andare per il meglio, dicevamo, anche in altre città della sesta provincia pugliese, da Canosa di Puglia a Trani, passando per Bisceglie e Margherita di Savoia, e soprattutto la crisi sembra non voler risparmiare nessun settore: «Cedo tabaccheria ricevitoria con tutti i giochi e servizi…», «Vendesi agenzia di viaggi situata in posizione centrale…», « Bellissima enoteca con due tavoli x degustazione vendessi», «Vendesi negozio di videogames consolle, ps3, Nintendo, locale ed arredamento nuovissimi sala tornei con demostation e tutta la merce esistente in negozio», « Vendesi attività commerciale al dettaglio di tipologia giocattoli e cartolibreria ubicata nel centro di Barletta».
Passeggiando per le strade delle nostre città si comprende che le isole felici non esistono. Sotto gli occhi di tutti, e l'attenzione di nessuno, qui lentamente si chiude. Tanti i negozi dove all'interruzione dell'attività commerciale precedente, segue l'affissione dei cartelli con scritto "affittasi" o "vendesi" o "cessione attività".
In alcuni casi, il grigiore delle serrande è sostituito dalla trasparenza delle vetrine che fanno intravedere interni disabitati, abbandonati, quindi sporchi: desolante l'effetto. Gli affitti sono cari, ma questo fattore, unito alla mancanza di clienti e di incassi, sta strozzando uno a uno i commercianti, che non sono più in grado di pagare l'affitto. E anche i proprietari che si riprendono i locali, altro segno della crisi, fanno fatica a rivenderli.
Quali le cause di tutto ciò? Molteplici, diciamo pure che bisogna ritenersi chiusa l’epoca del negozio che si affidava alla solita e fedele clientela,o al turista che sceglieva la qualità artigianale di un abito o di una ceramica, ora lo shopping si fa tra i multipiani dei centri commerciali o entrando in uno store di qualche multinazionale straniera.