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La Voce Grossa di...Beniamino Marcone:«dopo Diego Bucci de I Cesaroni mi piacerebbe essere protagonista di una commedia»

Nicola Ricchitelli - D: Dunque Beniamino, presto ti ritroveremo al cinema nel film “Pasolini, la verità nascosta” – regia di Federico Bruno – cosa ci puoi raccontare di questo progetto?
R:«È un film molto interessante. È stato presentato a dicembre a Roma e credo presto uscirà nelle sale. È uno di quei film che in Italia potrebbe avere difficoltà distributive ma nasce da un'esigenza viscerale del regista e questo è punto in più per cui dovrebbe trovare la sua collocazione nei cinema. Racconta gli ultimi mesi di vita di Pasolini cercando di far riflettere su quello che si è sempre ipotizzato ma mai appurato».

D: Quanto è nata la passione per la recitazione?
R:«È nata a liceo tra i banchi di scuola, quando per alleggerire il tutto ne combinavo di tutti i colori per distrarre me e gli altri rendendo il tempo meno noioso.  Ho scoperto allora come un senso di protezione nella recitazione, il mio mondo ideale, dove in effetti tutto è permesso.

D: Se non saresti stato un attore oggi saresti?Quando hai capito che la recitazione sarebbe stata la tua vita?
R:«Da piccolo volevo portare avanti il lavoro di mio nonno, il panettiere. Ci ha pensato mio cugino che oggi ė un pasticcere di successo internazionale, io ho continuato a portare avanti un altro suo aspetto   ovvero la passione irrefrenabile per la risata e il raccontare storie».

D: Parliamo un po’ dell’esperienza che ti ha permesso di farti conoscere al grande pubblico, come hai vissuto questa avventura nel noto quartiere romano della “Garbatella”?
R:«Ad essere precisi la mia grande fortuna è stata quella di aver partecipato alle fiction di punta di quest’anno che coprono un’audience praticamente a 360 gradi come il Giovane Montalbano ed i Cesaroni. Non capita a tutti e sono grato di questo a tutti coloro che mi hanno dato questa possibilità. La cosa più bella è aver incontrato sempre registi intelligenti vedi Tavarelli, Pavolini, Vicario che non mi hanno mai frenato anzi erano sempre propensi ad ascoltare le mie idee, quindi mi hanno permesso di lavorare al meglio. Riguardo i “Cesaroni” in maniera particolare è un set molto grande, ho avuto tante possibilità anche di improvvisare, di lavorare sulla sceneggiatura quando si poteva. Inoltre sul set dei Cesaroni ogni volta può succedere di tutto, si deve essere preparati e reattivi perché ogni ciak è diverso, attori come Elda Alvigini e Max Tortora con cui ho lavorato tanto, sono imprevedibili nel senso bello del termini, ogni ciak è diverso per quanto concesso. La freschezza è fondamentale in prodotto come i Cesaroni. Il cast poi è davvero ampio e quindi ho avuto anche modo di lavorare con tanti attori con curriculum importanti con i quali penso di aver creato un bel rapporto. I ragazzi poi sono veramente carichi di energia e si vede che amano davvero questo lavoro quindi insomma ho trovato tanti stimoli».

D: Quali i tratti che ti accumunavano ma allo stesso modo ti distinguevano dal personaggio di Diego Bucci da te interpretato?
R:«Penso che siano molte più le differenze che le somiglianze con Diego Bucci. Differenze tipo il suo background, la sua spavalderia a volte comica, il suo continuo cadere in errore, l’impulsività estrema che genera spesso tanti guai. Somiglianze invece penso di averle trovate lavorandoci su. Diego a volte risulta molto comico, non si tira mai indietro quando si tratta di aiutare qualcuno, non ha paura di mettersi nei guai se serve ad un suo amico o alla sua famiglia. Penso che sia stato un bene non interpretare un personaggio troppo chiuso in uno schema ben preciso ma che si è ritrovato in situazioni molto diverse tra loro, lo ha reso al pubblico meno prevedibile».

D: Affidamento, adolescenza difficile, problemi di droga, passione per i motori, scommesse e amicizia questi i temi che hanno in qualche maniera legati al tuo personaggio e affrontati nell’arco della serie, vi è stata qualche problematica in particolare che hai vissuto sulla tua pelle?

R:«Come dicevo siamo molto diversi. Ho dato vita ad un personaggio con tante situazioni a limite. Se uno lo analizza, mi sembra un personaggio che ha dato voce a tanti problemi che possono interessare i giovani e non solo, quindi ha portato un tocco di realismo che penso sia stato molto apprezzato rimanendo  comunque nel contesto di una commedia. Riguardo i temi elencati penso che ognuno entri in qualche modo in contatto con queste tematiche nella propria vita, anzi direi che è importante che si impari a gestire tali situazioni piuttosto che far finta di nulla, che si tratti di gioco d’azzardo o di droga conoscerne le conseguenze è la maniera giusta per prevenire situazioni a rischio».

D: Nel tuo curriculum vi troviamo anche esperienze in veste di doppiatore, cosa si prova nel dare  la propria voce ad un personaggio?
R:«si prova soddisfazione quando si riesce a farlo bene, quando ci si accorge di non aver prestato solo una voce ma nell’aver riconsegnato all’opera nella sua versione doppiata una verità che spesso il doppiaggio rischia di togliere».

D: Quale il personaggio che ti piacerebbe doppiare? Quale l’esperienza di doppiaggio che ti ha dato maggiore soddisfazione?
R:«Mi piacerebbe specializzarmi sui cartoni animati. Credo sia il massimo per un doppiatore. Sono un fan delle animazioni, mi sarebbe piaciuto lavorare come disegnatore ma sono negato quindi il mio apporto potrebbe essere quello di dare un'anima vocale ai personaggi. Doppiare un cartone significa giocare , divertirsi a provare cose apparentemente anche senza senso e questo credo sia un'opportunità creativa che ti offrono solo i cartoni dove tutto è possibile. Quando mi è capitato di lavorare per le animazioni mi sono sempre sentito un attore che da il suo contributo reale e creativo e questo nel mio lavoro fa la differenza».

D: Cinema e televisione ma soprattutto tanto teatro, in quali di questi contesti ti senti più a tuo agio?
R:«La televisione ed il cinema ora come ora sono al centro dei miei interessi in maniera preponderante avendo la fortuna di esserne molto impegnato. Per fare bene teatro bisogna staccare da tutto e dedicarsi solo a quello e diventa quindi complicato se si hanno altri impegni. È ovvio che avere la risposta immediata del pubblico ti permette di migliorare replica dopo replica e questo è un vantaggio che non si ha se si fa cinema, l attesa che si ha dalla fine delle riprese a quando l opera viene presentata crea molta più agitazione che forse a teatro si gestisce meglio».

D: Con quale regista ti piacerebbe lavorare in futuro?
R:«Nanni Moretti e Daniele Luchetti sono due registi che hanno punto di vista molto simile al mio nei loro film e penso siano due persone estremamente sensibili a tematiche che interesserebbe raccontare a me in prima persona. In Italia poi credo che Garrone, Sorrentino, Verdone, Virzì siano coloro che insieme ai primi due facciano un cinema di livello internazionale, se si esclude Muccino che ormai gira molto in America. Quindi a questa domanda direi che potrei rispondere proprio così , con tutti coloro che hanno progetti ambiziosi che non sono circoscritti solo al nostro modo di vedere le cose. In questo trovo molto fervore nei giovani registi, nelle opere prime ad esempio».

D: Quale ruolo ti piacerebbe vestire ed interpretare in futuro?
R:«Mi piacerebbe essere protagonista di una commedia intelligente, magari una commedia che parli in maniera decisa e sfrontata del nostro paese affinché si possa far riflettere davvero su quello che siamo diventati. Penso che in questo nulla sia più efficace della commedia. Ridere di cose difficili, essere autoironici è il massimo».

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