La Voce di…Emilia Paolicelli(intervista):«Eccomi qui a vivere solo per il ballo»
Nicola
Ricchitelli -
Quel sogno che nasce per caso:«ricordo perfettamente che mio fratello Angelo,
già ballerino, mi “costrinse a provare”…», poi il tutto diventa passione e
quindi la tua vita. Questa la storia di questa dea della bellezza al servizio
del ballo, stiamo parlando della ballerina barlettana Emilia Paolicelli.
D: La prima volta che hai ballato quanti
anni avevi?
R:«Quando
sei piccolo solitamente non riesci a ricordare tutto ma quel giorno lo ricordo
come se fosse ieri:avevo 9 anni e ricordo perfettamente che mio fratello
Angelo, già ballerino, mi “costrinse a provare”. Non nascondo che le mie
ambizioni erano tutte tranne il ballo. Ma quel giorno di prova è stato per me
il primo di una lunga serie. Ed oggi eccomi qui a vivere SOLO per il Ballo!».
D: Nel ballo dove finisce la passione e
dove inizia la competizione?
R:«Una
passione non può mai avere fine e la mia passione per il ballo non finirà mai, ma
secondo me la competizione inizia quando si comincia ad avere obiettivi ben precisi, quando
scendi in pista e ti rendi conto che
l’unico obiettivo è raggiungere lo scalino più alto del podio, l’obiettivo è “Vincere”
e per essere competitivi devi essere “Qualcuno”, un qualcuno che fà la
differenza».
D: La prima gara in cui hai gareggiato
quanti anni avevi e come ti sentivi prima dell’esibizione?
R: Avevo 10 anni e mi sentivo piccola piccola come
un puntino nell’Universo. Innanzi ai miei occhi vedevo solo “Paura”,paura di
non ricordare i passi,paura di cadere,paura di perdere. Ma non appena cominciai
a sentire la musica,tutte le paure si trasformarono in dolci note musicali per
le mie orecchie. Non vedevo nient’altro tranne che la pista e mi dicevo:Forza
Forza puoi farcela!!
D: Prima di ogni
gara quali sono le principali sensazioni che ti passano per la testa?
R:«Allora
comincerei con ansia, molta ansia ma nello stesso tempo molta sicurezza e
positività perché l’unico obiettivo che ti prefiggi in quel momento è quello di
dare il meglio nella performance,di dare il massimo».
D: Ti è mai
capitato di dimenticare qualche passo durante la gara?Cosa si prova in quel
momento?
R:«Sarei
ipocrita a dire il contrario. Certo!Mi è capitato di sbagliare qualche passo
alle prime gare ma un bravo ballerino si caratterizza per il fatto che la
passione ti porta all’improvvisazione: solo una VERA passione ti dà la
possibilità di improvvisare al momento qualche passo perché è la musica che te
lo permette,è la forza d’animo che ti segue».
D: Quante le
insidie da combattere per chi come te vive il ballo non solo come passione ma
anche a livello agonistico?
R:
Bhè, in ogni attività vige la regola del più forte, e tante sono le insidie con
cui mi ritrovo a combattere in questo “mondo di ladri” e in questo “mondo di eroi”
come dice Antonello Venditti ma il mio motto è:la loro invidia è la mia forza! Quindi
vado avanti a testa alta e auguro ai portatori di insidie, più di quello che
loro augurano a me!
D: Il successo a
cui sei maggiormente legata?
R:
Come dimenticare quei giorni!Da vincitrice dei Campionati Italiani Assoluti 2012 e 2013, rappresentavo l’Italia ai Mondiali
ma il Mondiale a cui sono più legata è quello del 2012 svoltosi in Ungheria-Kistelek.
È stato uno dei giorni più belli della mia vita, il mio Primo Campionato
Mondiale, perché in quel momento ho capito che più sali in alto e più la voglia
di ballare cresce e che le soddisfazioni col tempo arrivano. Grande era la
responsabilità che avevo in quel momento:una ragazzina di soli 13 anni pronta a rappresentare la sua Nazione.
Sentire pronunciare il mio nome tra i finalisti,mentre io attendevo con ansia l’esito
tra gli spalti, è stata la cosa più bella che io potessi sentire perché è stata
quella pista a farmi capire che nella vita tutto può succedere e che i sogni
nel cassetto prima o poi diventano realtà.
D: cosa ti
aspetti per il futuro dal ballo?
R:
Una sola parola: BALLARE! e continuare la mia carriera di ballo con il mio
attuale ballerino Jonathan Coppola...».