Brindisi: giovedì 26 gennaio 2017 Paolo Rossi in "Molière: la recita di Versailles" al Teatro Verdi
BRINDISI. Si sente a suo agio, Paolo Rossi, nei panni di Molière, nonostante affermi che il confronto non regge, perché «lui è lassù, io sono quaggiù». Nel suo ultimo spettacolo «Molière: la recita di Versailles», in scena al Teatro Verdi di Brindisi giovedì 26 gennaio 2017, a partire dalle ore 20:30, Rossi si cimenta nel ruolo di capocomico.
Ispirandosi liberamente a «L’improvvisazione di Versailles», l’attore di Monfalcone scrive con Stefano Massini e Giampiero Solari (qui anche regista) un canovaccio sul mestiere dell’attore. Con le stesse urgenze di Molière cui, nel 1663, Luigi XIV chiese di scrivere last minute una nuova commedia da rappresentare a corte. Cosa accade se Luigi XIV esige una commedia che debutti in sua presenza fra appena due ore? Nasce il dramma del capocomico: restare lucido, nonostante il cronometro sul fondale, correre contro il tempo e partorire in men che non si dica un capolavoro. Tutto filerebbe molto più liscio se il nostro Rossi-Molière avesse la testa sgombra, senza le sfuriate delle sue svampite donne-attrici e i dubbi dei suoi uomini-attori.
Come Molière, Paolo Rossi mette in scena se stesso, uomo e attore, nel gioco moderno della commedia. Con l’incubo del vuoto di memoria. Caos organizzato. Tutti sul palco e come in un vecchio quadro corale del Seicento, anche un cane da salotto fa capolino sulla scena. Rossi, Molière e il fascino di un’epoca risalente. «Molière mi attira perché subisco il fascino di quell’epoca; da capocomico, mi sento vicino a lui, ai suoi problemi, sia nella vita sia nella gestione della quotidianità del teatro», ha detto Paolo Rossi. «Mi attira perché è trasgressivo e innovatore, ma con ampio sguardo verso la tradizione». E in effetti, a oltre tre secoli di distanza, i problemi dei teatranti rimangono gli stessi: le nottate in alberghi di quart’ordine, l’oscillazione continua tra la copia e l’originale. Perché, ha puntualizzato Rossi, «copiare è da stupidi, ma rubare è da maestri». Talento, passione, ironia. Qui Paolino Molièrino è se stesso mentre il commediografo parigino incarna la metafora di un’arte sublime: «Improvviseremo recitando e reciteremo improvvisando perché siamo stanchi di recitare, chiunque ormai è meglio di noi a recitare nella vita: l’avvocato, il commercialista, il politico». La sgangherata compagnia galleggia su uno specchio drammaturgico liquido. Si recita a soggetto. Si naviga a vista eppure creatività e fantasia tracciano un solco sicuro e marcato. Fra brani tratti dalle commedie più famose di Molière, «Il Misantropo», «Il Tartufo» e «Il Malato immaginario», e stralci della sua biografia, fra balli in talare e saio e sproloqui, prende corpo una satira al vetriolo che colpisce politici ed ecclesiastici, e non risparmia i teatranti.
Come gli attori disoccupati che affittano sale periferiche per mettere in scena attori disoccupati, davanti a invitati che sono a loro volta attori disoccupati. Che ricambieranno la cortesia in una spirale senza fine. Teatro, metateatro, didattica. Nonsense e non sequitur. Lessico familiare irriverente e buffo, ironico e cialtronesco. Immortalato in un passato remoto, eppure capace di scrutare un angolo di futuro. Magia e divertimento dentro una confezione sontuosa: in scena, per questa produzione, un ensemble di dodici tra attori e musicisti. Canzoni originali di Gianmaria Testa, cantautore raffinatissimo scomparso lo scorso anno. Musiche dal vivo de «I Virtuosi del Carso». Una squadra assortita e talentuosa, che conta gli attori Lucia Vasini, Fulvio Falzarano e Mario Sala. E il rimbalzo continuo tra Molière e Rossi, in un parallelismo sbieco e vivace.
Si comincia alle ore 20.30 Durata dello spettacolo: 2 ore più intervallo (dopo 70 minuti) Ingressi da 18 a 25 euro (ridotti da 16 a 22 euro); studenti al di sotto dei 25 anni 10 euro; ragazzi fino a 12 anni e gruppi scolastici di minimo 15 studenti 6 euro Biglietteria online http://bit.ly/2iWs1XG Tel. (0831) 229230 - 562554.