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Ostuni: il caso Moro raccontato dall’On Gero Grassi ospite dell’Università delle Tre Età

OSTUNI (BR). L’agguato di via Fani e il rapimento di uno degli statisti più illuminati che l’Italia abbia avuto, sono stati al centro del lungo incontro che si è tenuto ieri sera presso la Biblioteca comunale della Città bianca, organizzato e promosso dall’Università delle Tre Età, presieduta dal sindaco e onorevole emerito, Lorenzo Cirasino. A narrare i fatti che hanno sconvolto e cambiato per sempre la storia della nostra nazione e dei suoi equilibri internazionali, lo statista, scrittore e giornalista di origini pugliesi che ha indagato a lungo su quello che è stato il momento più buio della storia politica italiana.
Gero Grassi, presidente della II Commissione parlamentare d’inchiesta sul “caso Moro”, che ha terminato la sua attività a dicembre dello scorso anno, ha racchiuso le indagini condotte nel suo ultimo lavoro letterario "Moro, la verità negata", presentato ieri sera a un pubblico nutrito e attento.
"Per chi come me ha vissuto in pieno gli anni di piombo" ha dichiarato il Sindaco Gianfranco Coppola, aprendo l’incontro "sa che purtroppo non è ancora giunto il momento in cui poter affrontare un revisionismo puntuale di quel periodo storico. I brigatisti rimangono assassini e le grandi figure di uomini e statisti del calibro di Aldo Moro, risplendono ancora di più forte. Il difficile lavoro di ricostruzione dei fatti condotto dall’On Grassi sarà certamente d’aiuto alle generazioni future, in cui riponiamo tutte le nostre speranze per giungere a quella che giustamente sinora è stata definita come una verità negata. Forse chi verrà dopo di noi potrà guardare con occhi diversi queste terribili vicende, che oggi non siamo ancora in grado di decifrare completamente. Tuttavia, continua a imporsi il reale bisogno di indagare a fondo la pagina più nera della storia politica della nostra nazione". 
"I cardiopatici o le persone sensibili sono pregate di lasciare questa sala" ha esordito Gero Grassi "perché sto per raccontare una storia densa di inaudita violenza. Fatti che non sono fantasia, bensì il frutto di un’attenta ricerca racchiusa in circa sei milioni di pagine prodotte durante otto processi e quattro Commissioni parlamentari d’inchiesta. Continuo a lavorare su quanto prodotto sinora perché a tutt’oggi siamo in grado di conoscere solo l’80% di quella che abbiamo nominato 'la verità dicibile'. Lo Stato italiano è stato il primo a mentire, esattamente come hanno fatto i brigatisti coinvolti, cercando di insabbiare le prove che avrebbero fatto luce sulle dinamiche dell’agguato di via Fani, sul rapimento e il brutale assassinio di Aldo Moro, lo statista che si è adoperato per l’alfabetizzazione della popolazione italiana, nell’ottica di fornire gli strumenti necessari per leggere e comprendere una realtà che si faceva sempre più complessa. A quarant’anni da quei fatti, quando l’Italia si apprestava a diventare uno degli stati più all’avanguardia e influenti nello scacchiere europeo, sappiamo con certezza che l’Inghilterra condusse, in stretta collaborazione con la nostra intelligence, un’operazione di saldatura in quella che già all’epoca si definiva la trattativa tra stato e mafia. I brigatisti quindi risultano l’ultimo anello della catena, gli esecutori di ordini che arrivano dall’alto di interessi ben diversi dagli obiettivi sbandierati dalle Brigate Rosse".
Le parole di Gero Grassi colpiscono come macigni la coscienza collettiva, scardinando certezze e ponendo nuovi e paurosi interrogativi a cui si spera di dare presto risposta. I dettagli che svelano il coinvolgimento di criminali come i membri della Banda della Magliana, del futuro protagonista dell’inchiesta "Mafia Capitale", dei servizi segreti italiani, inglesi e americani, dello Stato Vaticano e infine di alcuni tra i giornalisti più autorevoli della nostra storia contemporanea, lasciano platea attonita e intimorita dalla loro atrocità. Sebbene i lavori della II Commissione d’inchiesta si siano chiusi lo scorso 13 dicembre, Gero Grassi continua a indagare senza sosta sul caso Moro, che rappresenta oggi la chiave per aprire una lunga serie di accessi alla verità rimasti chiusi per troppo tempo.

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