Nesli(intervista):«”Vengo in pace”, un album in cui ho ritrovato un giovane uomo sereno»
Nicola
Ricchitelli – Il nuovo album di Nesli – uscito lo scorso 22 marzo - chiude
idealmente la trilogia iniziata nel 2015 con Andrà tutto bene. Un percorso
musicale alla ricerca di una serenità e di un equilibrio interiore passando
attraverso il peggio di sé«...Ho ritrovato sicuramente un Nesli sereno, e di
questo sono molto contento, sarebbe stato peggio se fosse stato il contrario,
sarebbe stato un dramma…invece no, è stato un percorso spontaneo, quindi mi
ritrovo in una parentesi che chiude un equazione, una parentesi positiva, e mi
sono riscoperto un giovane uomo sereno – comunque ho trent’otto anni – che ad
oggi non è poco, devo dire la verità…».
Tre
titoli, Andrà tutto bene (2015), Kill Karma (2016) e Vengo in pace, nati
separatamente, ma che hanno finito per dare un perfetto senso logico a questi
ultimi quattro anni di vita del cantautore. L’album è stato anticipato
digitalmente dai brani “Maldito” e “Vengo in pace” e in radio da “Immagini” e
“Viva la vita”. La produzione dell’album è stata affidata a Brando che ha
saputo dare coerenza musicale ad un lavoro che spazia molto sia per le
tematiche affrontate sia per il sound. L’album, pubblicato in CD e digitalmente,
contiene undici brani: Nuvole e santi , Vengo in pace, Sempre qui, Viva la
vita, Le cose belle, Ma che ne so, Troppo poco, Immagini, 22 giorni, Ricorderò,
Maldito.
Nesli, innanzitutto ti do il
benvenuto sulle pagine del nostro giornale. “Vengo in pace”, andiamo subito al
dunque e parliamo di questo tuo nuovo lavoro, un disco – così come hai avuto
modo di dire in altre occasioni – che ti ha dato modo di scavare molto a fondo
dentro te stesso….che Nesli hai ritrovato dal punto di vista artistico ma anche
umano?
R:«Guarda….io
mi sono preso un po’ di tempo per fare questo album - due anni e mezzo abbonanti – vengo da due
dischi, “Andrà tutto bene” e “ Kill karma” per l’appunto, quindi con questo
disco chiudo in qualche modo un percorso della mia carriera, di solito quando
firmi un contratto, questo prevede tre album, che è il tempo in qualche modo
per tirarli su dal punto di vista lavorativo. Ho ritrovato sicuramente un Nesli
sereno, e di questo sono molto contento, sarebbe stato peggio se fosse stato il
contrario, sarebbe stato un dramma…invece no, è stato un percorso spontaneo,
quindi mi ritrovo in una parentesi che chiude un equazione, una parentesi
positiva, e mi sono riscoperto un giovane uomo sereno – comunque ho trent’otto
anni – che ad oggi non è poco, devo dire la verità…».
“Non accettare compromessi…è il
compromesso più grande”, il brano “Vengo in pace” si apre con questa frase…una
frase a mio modo di vedere quasi rivoluzionaria se si pensa alle tante
generazioni cresciute con l’illusione di non doverne fare…come sei arrivato a
maturare questo concetto?
R:«Perché
non ho più l’incoscienza giovanile che ti porta a dire questo, però crescendo
capisci che non è reale, che non è possibile, quindi quella frase è frutto di
una esperienza di vita che ti permette di fare una affermazione del genere.
Alla fine la musica dovrebbe essere questo in qualche misura, dovrebbe essere
un percorso umano, di un qualcuno che ti racconta attraverso l’arte, delle
esperienze che possono essere anche significative…che poi tra l’altro alla fine
davvero io di compromessi non ne ho mai accettati in questo percorso, e questo
di per sé alla base, è già un compromesso…non accettarne, la difficoltà nel non
accettarne, ma questo lo capisci percorrendolo un percorso. L’entusiasmo
iniziale era giustificato, deve esserci sempre, ma al decimo album in studio –
dopo aver scritto tantissime canzoni – mi piace prendermi la responsabilità che
ha questo mestiere, soprattutto in un epoca dove nessuno se ne vuole prendere
io mi metto ben volentieri sulle spalle le mie…».
Nel brano “immagini” si entra un
po’ nella sfera autobiografica, si parla di bullismo, di violenza…
R:«Il
disco già di per sé è autobiografico, in questo disco però – a differenza del
disco di “Kill Karma” dove non parlo di sole cose accadute a me in prima
persona – parlo di cose che possono essere accadute a chiunque, ed è un po’ il
senso dell’album. “Immagini” non è un pezzo che vuole parlare di bullismo come
singolo fatto, ma parla di violenza in qualche misura, violenza che fa parte
anche del bullismo, bullismo e violenza che puoi subirla, ma anche farla,
vederla, assisterla inerme…ci sono tante forme di violenza. Ecco, io in questo
brano cerco in qualche modo di raccontare senza dare soluzioni, senza dare
delle risposte, ma cerco di fare semplicemente una fotografia, che è quello poi
che dovrebbero fare gli artisti e quindi noi cantanti in qualche misura, ed è
quello poi che faccio durante tutto l’arco della durata dell’album…».
https://www.youtube.com/watch?v=UcwG-M0FlHI
“Vengo in pace”, in un mondo in
perenne guerra, una guerra però fatta di parole più che con le armi…
R:«Mi
piace che tu mi chieda questo…Sicuramente mi piace comunicare l’idea della
responsabilità, anche verbale…è la parola che ferisce, è la parola che poi
distrugge le persone, che crea sensi di colpa, rimorsi, e quindi generazione di
figli cresciuti su questo…Il mio messaggio è appunto questo, prendersi la
responsabilità delle parole che si dicono, prendersi la responsabilità di
capire che ogni azione ha una conseguenza, ogni parola è un boomerang, nel bene
e nel male, il messaggio è appunto quello, non nascondersi dietro ad uno
schermo di un telefono o di un pc per poter odiare, ma provare a scegliere la
strada del confronto, e quindi costruire anziché odiare, questo è fondamentale.
Mi piace che questo arrivasse anche ad un solo giovane, per me questo sarebbe
un grande successo. Purtroppo oggi le parole si usano così, come se non
avessero un peso, in maniera gratuita, deformata da messaggi di testo, da
faccine, da una comunicazione che avviene più sui telefoni che altrove…ecco,
comunicate meno in quel modo e cercate di comunicare di più nella realtà».
Un album dove si crea un momento
molto particolare, un momento dove canti l’amore per l’Italia, e lo fai nel
brano “Viva la vita”…
R:«Io
amo in maniera viscerale l’Italia, sono un fedelissimo e innamoratissimo
dell’Italia, faccio fatica ad andarmene anche per vacanze, mi piace stare qui,
sono in un certo qual senso un mammone dell’Italia, non della mamma, e sono
tremendamente mammone e legato alla mia terra, con tutti i suoi pro e contro. In
questo brano avevo l’esigenza di manifestare pubblicamente l’amore per la mia
terra, anche perché stiamo in un momento in cui molti giovani sono costretti a
lasciare il nostro paese - non giudico, anzi diciamo che una parte dime invidia
il loro coraggio e sicuramente fanno bene a percorrere questa strada…però
l’idea che qui non ha più voglia di restare nessuno mi spaventa e mi rende
anche un po’ triste - quindi bisogna fare il conto con questo, prima o poi ci
ritroveremo a fare i conti con una terra morta, senza italiani, senza giovani.
È un brano dove non parlo di nazionalità o razze – questo a me non interessa
per me non c’è una razza se non l’essere umano – ma parlo di un popolo e di
popolare questa terra, se non si fa una considerazione in merito a questo, tra
qualche anno ci ritroveremo dinanzi ad un sud deserto che avrà il solo scopo di
colonia estiva, con il nord popolato da solo qualche fabbrica…».
Qualche giorno fa a Roma ha preso
il via il tour – che ricordiamolo farà tappa a Bari il prossimo 5 aprile al
Demodè – a tal proposito vorrei chiederti di questo momento, del live, cosa
rappresenta per te questo momento?
R:«Il
live è il momento in cui tu ti ricordi realmente il perché tu fai questo mestiere,
il momento in cui torni a sentire, il momento in cui ti rendi conto davvero di
quello che hai fatto – ma anche che non hai fatto - di quello che hai costruito.
Per me poi, quest’anno sarà ancora più emozionante perché porterò un disco che
non conosco nemmeno io, è nuovo per me, nuovo per il mio pubblico che verrà ad
ascoltarlo…».
Infatti, ricordiamo che il disco
è uscito il giorno dopo alla prima data del tour…
R:«Esatto,
la data di Roma è stata un’anteprima assoluta, ed è una bella sfida, le date poi
sono quasi consecutive, quindi anche se l’album è uscito il 22 marzo, sarà
breve il distacco temporale con i live, quindi è un disco nuovo per tutti, ed è
una cosa che mi carica tantissimo…».
Che poi hai recuperato in un
certo qual senso un certo modo di presentare i nuovi album…qualche anno
addietro gli album venivano prima fatti ascoltare e poi venivano registrati…J
R:«Mi
fa piacere che qualcuno lo ricordi J La musica è nata cosi in
realtà…mi piace l’idea di riportare e riprovare quello che si faceva un tempo.
Ho una band che suona alla grande, e quindi mi sembra il modo giusto di
presentare questo disco».
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