L’ultimo viaggio di San Cataldo nel mare di Barletta, il giornalista Nicola Ricchitelli e il cantore Luigi Bruno ripescano dal 1998 l’ultima festa di San Cataldo
Un
viaggio indietro nel tempo lungo 21 anni, in quel tempo in cui in questi anni
abbiamo pescato il ricordo di questa festa tanto cara alla marineria
barlettana.
Anno
1998, ci troviamo in un caldo 8 agosto, 36giorni prima Gigi Di Biagio mandava
diritto sulla traversa il rigore che frantumava i sogni mondiali degli azzurri
e che ci spediì diritti su un Alitalia diretto per Roma nel mondiale francese
che spianava la strada ai padroni di casa alla conquista del primo titolo
mondiale; all’incirca 247 giorni indietro in una piazza Aldo Moro gremita e
festante, il dott. Francesco Salerno prometteva di cambiare Barletta a qualche
giorno dalla sua elezione a sindaco della città della Disfida.
Il
Barletta calcio – del post Di Cosola - cercava di uscire dalle sabbie mobili di
un anonimo campionato di Eccellenza Pugliese facendosi soffiare la promozione
diretta al fotofinish dall’Aradeo, ma conquistando la promozione nei dilettanti
vincendo i play off nazionali avendo la meglio contro i molisani della Turris
S. Croce e Villa D’Agri.
Era
l’agosto del 1998 dicevamo, Nicola Dambra detto “l’americano”, Antonio Rociola,
Nicola Riefolo e Giuseppe Lattanzio riportavano in mare la statua di San
Cataldo, dopo anni di oblio, erano le ore 20.30 e la statua del patrono della
marineria barlettana veniva imbarcata sul peschereccio “Immacolata Madre” di
proprietà di Domenico Sciascia il quale prendeva il largo dal porto di
Barletta, il peschereccio “Natalina Lucia” dei fratelli Riefolo a bordo
trasportava la banda.
La
processione prese il largo fino a raggiungere il mare aperto per la consueta
preghiera in onore delle vittime del mare per poi concludersi con una corona di
fiori lanciata da don Gino Spadaro che galleggiò sul pelo dell’acqua di un mare
non troppo calmo, in quel mare che 468 giorni addietro accolse nel porto di
Barletta, la motonave Miki Mediteran Cruising battente bandiera albanese con a
bordo 571 albanesi – 362 uomini, 74 donne e 135 bambini – provenienti da
Scutari e dintorni.
All’indomani
la processione – dopo la messa celebrata dallo stesso don Gino Spadaro dinanzi
a porta Marina - percorreva il borgo marinaro, saliva le mura di San Cataldo
fino ad arrivare in piazza Castello per poi voltare verso via Cavour e quindi
Corso Garibaldi fino ad arrivare in via Duomo per ritornare quindi in piazza
Castello e riscendere le mura di San Cataldo.
In
molti a Lui quel giorno affidarono l’ultima preghiera, così come per molti
vecchi leoni del mare quello fu l’ultimo saluto al Santo.
Forse
fu l’ultima volta che il borgo Santa Maria potette guardarsi allo specchio
prima di cambiare volto e lasciarsi invadere da tavolini e movida, fu l’ultima
volta di un quartiere che fino a quel momento faceva bella mostra di sé per la
sua orgogliosa identità, fu l’ultima volta che il quartiere Santa Maria fu il
quartiere dei pescatori prima che ne divenisse quella dei B&B, pub e
ristoranti.
Diverse
ore di riprese concentrate in appena quindici minuti, il video – documentario è
un idea del giornalista barlettano Nicola Ricchitelli in collaborazione con il
cantore Luigi Bruno, il tutto rivisto dalle sapienti mani del videomaker Luigi
Natale tranese del portale “Festività e
tradizioni tranesi”.