Venerdì 21 febbraio esce in digitale e in distribuzione fisica il primo disco omonimo della piccola orchestra di folk siciliano "Angelo Daddelli & e i Picciotti"
Venerdì 21 febbraio esce in digitale e in distribuzione fisica il primo disco omonimo della piccola orchestra di folk siciliano “Angelo Daddelli & e i Picciotti” (800A Records): otto brani - tra inediti e canti della tradizione popolare siciliana - potenti e viscerali capaci di restituire l’essenza dell’identità siciliana che ruotano intorno ai temi dell'amore, del lavoro, della sofferenza, della satira, dei doppi sensi sui rapporti di coppia, dei canti fanciulleschi che fanno da contorno ad una provocazione che il gruppo vuole lanciare: “Si Resti Arrinesci” (se resti, riesci). L’album sarà accompagnato dal singolo e dal videoclip di “Ti ti ti”. Il 25 febbraio la band presenterà il disco con uno showcase a La Feltinelli di Palermo (via Cavour, 133 - ore 18.00 - ingresso libero).
"Ci hanno insegnato a vivere l’emigrazione forzata dalla nostra terra (con conseguente suo spopolamento e impoverimento) come un destino ineluttabile e a tollerarla come un male normalizzato - spiega Angelo Daddelli, fondatore del gruppo -. Ma così non è, vogliamo accendere una luce per evidenziare questo fenomeno drammatico e che molti fanno finta di non vedere, in primis gli attori della nostra politica siciliana. Questo riflettore lo si vuole accendere tramite il movimento “Si Resti Arrinesci”, che prende il nome di un modo di dire consolatorio per chi parte per trovare fortuna fuori dalla Sicilia: “Cu nesci arrinesci” (chi esce, riesce). Uno degli obiettivi di questo nostro lavoro, dunque, è cercare di infondere il più possibile autostima ai siciliani e spronarli a migliorarsi e tenere alta l’attenzione di chi governa questa terra straordinaria”.
Un obiettivo che il gruppo composto da Angelo Salvatore Daddelli (voce, chitarra, friscalettu, flauto dolce), Mattia Franchina (contrabbasso, cori), Nino Nobile (mandolino, mandola, chitarra, cori), Marco Macaluso (fisarmonica, cori) e Alessio Oliva (percussioni, cori) vuol raggiungere attraverso l’attualizzazione di quella musica che è appartenuta e appartiene alla storia della Sicilia, che è stata anche punto di riferimento per le altre regioni dell’Italia meridionale e spesso anche fonte di ispirazione per diversi compositori come ad esempio Johann Sebastian Bach, Arcangelo Corelli, Alessandro Scarlatti, o altri grandi nomi, che inclusero nelle loro composizioni la danza siciliana per la stesura di composizioni più grandi.
E anche attraverso l’utilizzo esclusivo di strumenti acustici quali chitarra classica, contrabbasso, mandolino, mandola, tamburello, cianciane (cembali), fisarmonica, marranzano (scacciapensieri) e il friscalettu (il flauto di canna, che caratterizza le tarantelle siciliane e tutti gli altri brani “Friscati”,) strumento millenario e autoctono della Sicilia, derivante, ed evoluzione stessa, del flauto greco che accompagnava i primi componimenti poetico-musicali occidentali: il risultato è una musica senza tempo, capace di restituire l’essenza dell’identità siciliana.
Il disco apre con “U puddicinu”, brano popolare siciliano, conosciuto anche col titolo di “A lu mircatu”, che fa parte delle canzoni che un tempo si cantavano ai bambini, arricchita da intermezzi musicali originali, affidati alla fisarmonica, al mandolino e a “l’abbanniata” (strillata cantilenata) che evoca le voci tra le voci di Sicilia emesse dai venditori dei mercati storici e rionali. “Ti ti ti” è il brano che tratta nello specifico il dramma dell’emigrazione siciliana e la malinconia che da esso ne scaturisce e che riaffiora spesso nei ricordi vissuti durante le ricorrenze. La terza traccia è “Balletto palmese”, brano strumentale moderato per friscalettu nel tempo di 6/8, tempo tipico di molte danze siciliane: “La prima sezione del brano è costituita da una melodia che mio nonno Santoro Di Franco mi cantava da bambino a Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento”, racconta Angelo Daddelli. La successiva è “Abballati”, una delle canzoni per ballo più conosciute della tradizione siciliana, il testo che è stato riproposto è quasi identico a quello raccolto tra la fine dell’800 e i primi del 900 - cantato dalle donne nei cortili palermitani e conosciuta anche come Chiovu - da Alberto Favara nel Corpus di Musiche Popolari Siciliane. “Fantasia Mediterranea” è un brano che nasce suonando il friscalettu con lo sguardo rivolto a uno dei monumenti più rappresentativi dell’architettura Arabo-Normanna di Palermo, la Chiesa di San Cataldo: chiudendo gli occhi si ha l’impressione di viaggiare tra le sponde del Mar Mediterraneo. Suoni che partono dalla Sicilia, percorrono il Maghreb e ritornano al punto di partenza attraverso il Sud della penisola iberica. Si passa poi a “Comu si beddra”, ballata originale che racconta il corteggiamento nella sua più semplice manifestazione. “Santa Rosalia” è una sorta di triunfu a Santa Rusulia del nostro tempo, brano dedicato alla Patrona di Palermo, figura importante sia per i credenti che per i non credenti. Il testo e la musica nascono impersonando questa duplice visione che la santuzza imprime nell’immaginario collettivo, tra cantastorie e orazione. L’album chiude con “Vicariota”, canzone con testo popolare e musica originale. Si tratta di una canzone il cui testo, tranne un verso - probabilmente per un errore di trascrizione - è formato da distici endecasillabi: “verso la fine degli anni 90, in una calda mattina di settembre, mi trovai a vendemmiare presso le campagne attorno a Palma di Montechiaro - racconta il fondatore della piccola orchestra - per quel giorno ebbi come ‘compagno di filare’ un anziano ex carcerato che era solito narrare storie e aneddoti di ogni tipo, in quell’occasione gli sentii recitare dei versi che riguardavano l’ambiente del carzaru (carcere). Di quei versi mi rimasero impressi nella mente il primo e l’ultimo distico. Circa dieci anni dopo questo avvenimento - continua il musicista siciliano - mi trovai in una libreria lungo il Cassaro di Palermo a sfogliare il Corpus di Musiche Popolari Siciliane di Alberto Favara, al canto numero 54 ritrovai con grande stupore i versi che u Zù Tanu (lo zio Tano) cantava in quel pomeriggio di 10 anni prima. Questa è la testimonianza che dopo circa 100 anni in quella zona di Sicilia circolano gli stessi, o quasi, versi.
L’album è prodotto, registrato e mixato da Fabio Rizzo presso Indigo, Palermo e masterizzato da Andrea De Bernardi presso Eleven Mastering. Al disco hanno partecipato Irene Giliberti (tamburello siciliano), Angelo Battaglia (chitarra), Giuseppe Lana, Valentina Migliore, Roberta Sava (cori), Davide Rizzuto (violino), Giuseppe D’Amato (violoncello) e Salvo D’Amato (viola).
Note biografiche: La piccola orchestra di folk siciliano de i Picciotti nasce nel 2014 a Palermo da un’idea di Angelo Salvatore Daddelli. L'organico è composto esclusivamente da strumenti acustici quali chitarra classica, contrabbasso, mandolino, mandola, friscalettu (il flauto di canna), tamburello, cianciane (cembali), fisarmonica e marranzano (scacciapensieri). Nei primi anni di attività la band si è esibita quotidianamente in strada, tra i vicoli, le piazze e i mercati rionali del centro storico palermitano. Da lì a poco comincia un periodo di intensa attività live nei locali e di impegno sociale al fianco delle diverse associazioni culturali che operano in città. Nel 2016 un’intera puntata viene dedicata ai Picciotti da Radio France International nel documentario Musique. RFI.FR, “Destination Palerme, le renouveau du friscaletto en Sicile” e partecipano al festival Ballarò Buskers di Palermo. Nel 2017 partecipano alla manifestazione Festibál - “Napoli Balla al Centro”. Nel 2018 si esibiscono per il documentario Palermo Arabo Normanna, Viaggio nella bellezza - Rai Storia e sono invitati in Francia al Festival International du Film Insulaire d l’île de Groixe; nello stesso anno esce il primo singolo “Comu si beddra”. Nel 2019 presentano al pubblico, presso l’Auditorium Rai di Palermo, lo spettacolo “Sciavuru di Sicilia” e nel mese di settembre collaborano con l’artista nigeriano Chris Obehi ne La siminzina per omaggiare la cantante Rosa Balistreri nell’anniversario della sua scomparsa. Sui propri canali web e social il gruppo ha raggiunto in pochi mesi numeri straordinari, con video di performance dal vivo che hanno raccolto più di un milione di visualizzazioni, segno del grande attaccamento alla musica della propria terra da parte dei siciliani nel mondo e della curiosità che suscita nel resto degli ascoltatori.