La Voce Grossa di…Alexis M.(intervista):« Mi vedreste davvero bene chiusa in un ufficio dietro ad una scrivania? Io no»
Di
Redazione – L’ospite di quest’oggi è per metà pescarese, ma anche un po’
milanese e torinese, è altresì italiana ma anche mezza australiana, ha una
laurea in ingegneria aerospaziale, ma ha lavorato per un po’ di tempo a Sidney
come pasticcera e barista fino a divenire una delle bartenders più in voga
nella movida milanese.
Oggi
è una delle fashion blogger più popolari su Instagram con i suoi 1,4 milioni di
followers, i suoi scatti collezionano infiniti like e innumerevoli commenti di
approvazione, lei è Alessia Mucci conosciuta come Alexis M., ed è proprio la
sua voce la protagonista del nostro spazio dedicato alle interviste.
Alessia
benvenuta nel nostro spazio come stai?
R:«
Bene grazie, per quanto si
possa star bene nella situazione corrente. Diciamo che ho trovato il mio
equilibrio anche in quarantena...».
Una
laurea in ingegneria aerospaziale ma tra i tuoi scatti non vedo shooting con la
tuta di astronauta, insomma cosa ti ha spinto ad un certo punto a prendere
altre vie?
R:«
Premetto che l’ingegnere
aerospaziale non va nello spazio, come tutti erroneamente pensano J ... non è accaduto ad un certo punto. Già al
secondo anno di università avevo preso coscienza del fatto che quello non
sarebbe stato il mio futuro. Ma sono fatta così... se inizio qualcosa, DEVO
portarlo poi a termine, cascasse il mondo. E devo farlo anche al meglio, sennò
ne soffro. Questione di carattere. Così ho terminato gli studi con successo, ma
ho continuato a lavorare come bartender (si, perché di notte lavoravo ed il
giorno in facoltà - un massacro) e a coltivare tutte le mie passioni,
prettamente artistiche. Fare l’ingegnere mi avrebbe “ucciso” l’anima. Mi
vedreste davvero bene chiusa in un ufficio dietro ad una scrivania? Io no».
Cosa
ti affascina dello spazio e di tutto ciò che ruota attorno?
R:«
Questo è un altro errore
che fanno tutti: ingegneria aerospaziale è molto più che solo spazio. Difatti
io sono specializzata in propulsione aerea... resto nell’atmosfera terrestre J Tuttavia non nascondo la mia passione per lo spazio
e tutto ciò che di ignoto sia ad esso legato. Anche se la mia curiosità ha più
natura scientifica diciamo... sono sempre stata amante della matematica e della
fisica...fisica quantistica in particolare. Poi non nascondo il fatto che io
creda nell’esistenza degli alieni. Altrimenti non potrei spiegarmi il motivo
per cui io mi senta fuori posto ogni giorno su questo pianeta! Casa mia deve
esser per forza altrove J».
Da
Pescara a Torino e poi Torino, poi arriva un bel giorno che prendi un aereo e
voli dall’altra parte del mondo fino a Sidney, cosa ti spinse ad intraprendere
quell’esperienza?
R:«
Conclusi gli studi, mi sono
trovata davanti un bivio. Restare in Italia, consapevole che forse avrei dovuto
intraprendere i vari percorsi di apprendistato per lavorare come ingegnere,
cosa che -come già ho anticipato- non mi entusiasmava. Oppure partire, fare
un’esperienza all’estero, via da qui: perfezionare una seconda lingua,
conoscere una cultura diversa, cavarsela davvero da soli, crescere insomma. Ho
semplicemente fatto la scelta che più sposava la mia indole: la seconda.
Inoltre, il bivio lavorativo è coinciso anche con un bivio “amoroso”. Nello
stesso momento finiva una delle mie storie d’amore più importanti e lunghe,
mentre iniziava quella (molto travagliata) con l’uomo con cui poi sono partita
per l’Australia. Fu lui a propormi di partire, ed io la vidi come l’opportunità
perfetta, l’occasione giusta al momento giusto. Accettai immediatamente. È
stato un po’ come mettere un punto ad un capitolo ormai concluso, per aprirne
uno nuovo in tutti i sensi».
Cosa
ti sei portata dentro di quei giorni nella terra dei canguri?
R:«
Di certo non i canguri.
Lavoravo talmente tanto che non li ho neanche mai visti i canguri... facevo
turni di lavoro finanche di 18 ore al giorno. La mattina in pasticceria a Bondi
Beach, la sera come bartender nel ristorante a Leichhardt - il quartiere
italiano di Sydney- dove vivevo anche. Una vitaccia... ma dopotutto resti
immigrato, ed in un sistema economico che funziona ancora (come quello
australiano) devi produrre LAVORO se vuoi guadagnarti il diritto di restare lì.
Molta fatica... ma mi ha cresciuta e responsabilizzata tantissimo. Per il
resto, ho lasciato l’Australia con un enorme bagaglio di dolore. Ho scelto di
partire a causa della fine della storia con quell’uomo che mi aveva portata lì.
Ne soffrivo troppo, e star lì mi era diventato impossibile, quasi tossico. Sono
tornata in patria per salvarmi la vita».
Tra
l’altro ricordiamo che sei anche una affermata bartneder, come nasce questa
passione?
R:«
Ero giovanissima, poco più
di 20 anni. Conobbi il mio primo fidanzato importante a Pescara, durante
l’estate del secondo anno di università. Lui era lì in stagione lavorativa, un
bartender bellissimo e brillante. Mi innamorai in un secondo, di lui e del suo
mondo, in cui mi ha trascinato a 360 gradi. In poco tempo mi sono trovata
dietro un bancone anche io, con una pioggia di corsi sostenuti in tutte le
scuole più importanti di Italia. Amo quel lavoro e gli devo tutto, mi ha
permesso di finanziarmi gli studi, la vita al nord, la vita all’estero... mi
manca ogni tanto. Stare dietro al bancone mi ha resa quasi antropologa. Non
avete idea di come impari a conoscere gli esseri umani proprio nei momenti in
cui si lasciano più andare... ed uno di questi è sotto l’effetto dell’alcol
sabato sera in disco J».
Poi
arriva il web, fin da subito quale è stato il tuo rapporto con esso?
R:«
Molto poi arriva il web,
solo dopo il mio rientro in Italia. All’inizio era un gioco, nulla di
programmato.
Mi
è cascato addosso per caso... figuriamoci se una donna di quasi 30 anni possa
svegliarsi una mattina e decidere di fare l’influencer! Ho iniziato a postare
per un senso di rivalsa, diciamo... dovevo recuperare la mia autostima di donna
piacente dopo il tradimento del mio ex, e l’approvazione del web mi aiutava. In
poco tempo la mia pagina è lievitata, e ho capito che quella poteva davvero
diventare la via da seguire. Era un momento d’oro per Instagram, quando con
buoni contenuti potevi diventare virale crescere, ed io ho iniziato ad
impegnarmi sempre di più. I numeri crescevano, le proposte di collaborazioni e
sponsorizzazioni arrivavano, ma con esse anche l’hating. Il primo anno è stato
difficile sopportare tutto il body shaming, i facili giudizi, le parole
offensive di quella parte del web... ne soffrivo molto. Con il tempo ho
imparato a conviverci ed ora non mi tocca quasi più. Anzi, amo i miei haters quasi
quanto i miei supporters: sono entrambi essenziali per il mio lavoro.
Specialmente i primi sono indice del successo che hai: tanti nemici, tanto
onore».
Quale
la chiave che ti ha portata a divenire in pochi anni una delle influencer più
seguite di Instagram?
R:«
Non mi reputo né tra le più
seguite, né tra le più belle - come tanti pensano. Non fa parte del mio
carattere sopravvalutarmi... anzi, più spesso tendo a sottovalutarmi.
Risponderò come rispondo sempre alle ragazze che mi chiedono come ho fatto:
esser se stessi e cura dei contenuti. Nulla di trascendentale. Imitare qualcosa
di esistente non ti poeta a null’altro che esser “una copia”. La forza di
ognuno di noi sta proprio nell’esser unici: fai trasparire la tua unicità,
esaltala, e le persone avranno sempre un motivo in più per seguire te e non le mille
copie esistenti...Detto ciò, c’è comunque arduo lavoro dietro. So che le
persone non lo percepiscano in realtà, ma non è facile. Dietro a grandi
risultati, c’è sempre tanto impegno e dedizione. Io sono fotografa e modella
contemporaneamente, tutti i contenuti che propongo li creo io. Ed il processo
creativo richiede tempo e ricerca, sempre. Tutti pensano “ma si, fai la foto
del lato B e hai vinto”. No, non è così. Perché allora di bei sederi è pieno il
mondo, e tutti avremmo milioni di followers sui socials».
Come
mai hai deciso di dare un taglio hot ai tuoi scatti?
R:«
Io non ho deciso nulla.
Semplicemente io sono anche quello».
Qualche
anno fa il tuo nome fu accostato all’edizione del “Grande Fratello Nip”, cosa
poi non andò?
R:«
Ahahahaha tutto andò alla
perfezione in realtà. Io rifiutai la proposta di andare ma qualcuno - non so
chi - fece uscire comunque la fake news riguardante la mia possibile
partecipazione, probabilmente per buttare hype su quella edizione (era un
momento alto della mia carriera web, in cui ero molto esposta). Non amo i
reality».
Ad
ogni modo il sogno della sbarco in tv alberga ancora in te?
R:«
Si, certo. Ma non in quel
modo. Preferisco faticare il triplo, ma crearmi una immagine che abbia più
sostanza. Perché nonostante il taglio “hot” che caratterizza il mio immaginario
collettivo, chi mi segue da tanto sa che di sostanza - che vada al di là del
mio corpo - ne ho molta. Lo dico senza presunzione: il mio aspetto fisico è la
mia parte peggiore. Ma del resto non mi sono mai neanche considerata bella:
particolare si, l’esser belle lo lascio alle vere modelle».
Cosa
ti piacerebbe fare?
R:«
Sto facendo ciò che mi
piace in realtà. Nel maggio 2019 ho firmato con YallaMovement (l’etichetta
musicale di Jake la Furia e Big Fish) ed
a dicembre è uscito il mio primo singolo. Tanto altro bolle in pentola e non
vedo l’ora che questa situazione di stallo dovuta al Covid si allenti per farvi
assaggiare cosa ho preparato in questi mesi! La musica... vedo la musica
davanti a me. Ci credo, anche se so che sarà doppiamente più difficile per me
aver successo con essa. Come dico sempre, il “riposizionamento” nel nostro
paese è più difficile del posizionamento stesso: la gente farà fatica a passare
dal vedermi come una instagrammer o una sexy model, al considerarmi come vera
artista musicale. Ma io non mollo MAI, e con il sostegno di pilastri del
settore che credono in me, ce la farò... Come sempre. Magari finiró in tv per
questo».
Alessia
quali progetti bollono per il tuo prossimo futuro?
R:«
Beh, credo di aver
anticipato la risposta a questa domanda senza volerlo. Non so quanto tutto
questo sarà “prossimo”, data la situazione contingente. Ma prometto che appena
saremo un po’ più liberi di uscire e tornare alle nostre vite, io sarò
prontissima. Non vedo l’ora!».