La Voce Grossa di…Mimmo Ricatti(intervista):«Se corri ti giochi la possibilità di essere un uomo migliore..»
Nicola
Ricchitelli – Due bronzi ai campionati italiani assoluti a Cagliari – 10000 m e
5000 m – tre anni dopo si laurea Campione italiano sui 10000 metri a Torino in
occasione dei campionati italiani assoluti di atletica leggera mente un anno
dopo arriverà a Scicli il titolo di campione assoluto dei 10 km di corsa su
strada.
Questi
sono solo alcuni dei più importanti risultati ottenuti dall’ospite di
quest’oggi; si scende idealmente in strada quest’oggi, tra le strada di
Barletta, dove ad accoglierci troviamo il campione barlettani di atletica Mimmo
Ricatti
A
metterti su una pista di atletica fu in qualche il tuo professore di educazione
fisica – il prof.Sabino Dibello - il
primo ad allenarti fu invece fu il prof.Rino Mascolo – fratello di Franco
Mascolo allenatore di Pietro Mennea - quali gli insegnamenti che ancora oggi ti
porti dentro?
R:«
Si, il mio scopritore fu il professore di educazione fisica alle scuole medie
Sabino Dibello…il mio primo allenatore fu invece il prof Rino Mascolo, fratello
di Franco, che fu allenatore di Mennea…diciamo che la famiglia da cui nasco è
quella da cui aveva messo i primi passi il mitico Pietro..! Gli insegnamenti che porto con me
sono più che altro nel versante umano, sentirsi sempre un ragazzo semplice,
rispettare le proprie origini ed amarle, non dimenticare mai che anche le
questioni più serie possono essere risolte se vissute con il sorriso e l’entusiasmo..!!».
Perché
nella tua vita hai deciso di correre?
R:«
La corsa è capitata
casualmente, certo a Barletta la corsa è sempre stata come uno sport nazionale,
lo immaginerete... poi mi sono innamorato perché ho sempre optato per le
attività difficili che possono dare soddisfazioni solo con tanto impegno e
dedizione..!».
Che
significa per te correre?
R:«
Correre significa vivere,
crescere, imparare... correre insegna anche tanto altro che il solo
sgambettare.. se corri ti giochi la possibilità di essere un uomo migliore…!».
Cos’è
per te la competizione?
R:«
La competizione è un test,
un fantastico test, un confronto con i corridori che come te, ogni giorno s’impegnano
per essere al loro top. Competere è un luogo in cui festeggiare tutti insieme
dando ognuno il massimo, un festival da cui ognuno può capire come fare a
migliorare..!».
Mimmo
cosa rappresenta la strada per un corridore?
R:«
La strada è il modo per
portare la corsa nelle nostre bellissime città. La vera performace si definisce
in pista ma in strada si arricchisce il tutto di grandi valori umani. In strada
puoi, con un braccio teso, toccare i tuoi sostenitori, puoi sentire le voci ,
il calore del pubblico. Correre in strada è come stare in famiglia…».
L’esperienza
nella maratona arriva più in là, la prima volta fu a Milano, che ricordi
conservi di quella competizione?
R:«L’esperienza
in maratona è venuta nella seconda parte della mia carriera, ho percorso tutte
le distanze da 800 m a 42.195 m…conservo ricordi per ogni gara corsa, per la
mia prima maratona dedico uno spazio importante nel mio altarino personale, è
stato come reinventarmi e quando mi sono voltato quello che c’era prima non era
cancellato anzi era rafforzato. Una volta divenuto maratoneta sono stato un
vero corridore capendo ancora meglio la bellezza delle corse e delle esperienze
fatte fino ad allora..!».
Quali
sono le strade più avverse in cui hai gareggiato?
R:«Oggi,
voltandomi indietro, non trovo strade avverse, tutte le gare, i tracciati mi
hanno regalato qualcosa d’importante. Probabilmente ho trovato strade avverse
fuori dalla corsa, fuori dalla fatica, dai sudori, dalle privazioni…ho trovato
veramente strade avverse quando ho provato l’amaro di una perdita in cui per
quanto mi fossi impegnato avrei comunque perso, anche se pure in quelle fasi
l’accettazione, figlia delle mie esperienze sportive, mi ha fatto rimanere in
piedi con qualche lacrima sul volto…!».
Quelle
che ti porti nel cuore?
R:«
La strada che mi portò nel
cuore è quella che mi ha portato dove sono, che mi ha fatto il dono di essere
un uomo adulto e consapevole, e che è ancora in evoluzione con la speranza che
mi porti dove possibile ma sempre a fronte alta e con l’entusiasmo
d’imparare..!».
Con
che occhi hai guardato le varie medaglie conquistate nell’arco di questi anni?
R:«
Medaglie..? Sono oggetti
bellissimi, scintillanti, ma sono i valori in esse contenuti che le colmano di
significato. Le energie spese per giungere ad avere una medaglia al collo,
quelle sono il materiale nobile di cui l’oggetto è fatto…! In carriera ricordo
di essere giunto anche fuori dal podio , per molti una delusione, ma per me può
essere stata una grande soddisfazione per aver vinto la medaglia di legno,
materiale fantastico, affascinante, sempre vivo, come vivi sono stati i sogni
che mi hanno portato in quel momento».
Quale
quella che ti è restata particolarmente incollata sul petto?
R:«
La medaglia di campione
Italiano Assoluto, le volte in cui me ne sono regalata una, ha fatto di me
figlio primogenito della nazione che amo tanto e che mi ha donato anche il
privilegio di vestirmi dei sui colori».
La
vita di uno sportivo è fatta di vittorie ma anche di sconfitte….quale quella
che ancora oggi ti brucia?
R:«Vittorie e sconfitte ancor di più
mi hanno tanto insegnato…! A posteriori certo qualcosa avrei cambiato perché
non ho ottenuto quello per cui ho lavorato. Ma non mi fa stare male niente di
quello che ho vissuto tant’è vero che correre mi piace ancora e facendo parte
della mia vita penso che mi seguirà fin quando sarò in grado».
In
questo periodo runners e amanti della corsa sono finiti sotto accusa per le
costanti violazioni dei vari decreti in tema di Coronavirus…cosa ti senti di
dire loro?
R:«
Siamo in tempi difficili,
oggi il nemico pubblico si chiama virus. Contro nemici di questa portata e che
sanno mettere in campo strategie contro cui siamo alle prese oggi si può
vincere sono con l’Unione. Notate che il virus corre, corre svelto, perciò per
batterlo ci vuole chi sappia correre più di lui. Ho l’abitudine di pensare che
chi corre abbia dei mezzi tutti propri, un modo di essere che lo fanno essere
fuori dal comune, bene allora mettiamo da parte ogni risentimento, tentiamo di
arginare il più possibile la nostra individualità perché questa volta la
maratona sarà vinta quando tutti saranno giunti al traguardo, essere i primi
non conta. I corridori, gli sportivi sanno fare di più, e se ci sono stati dei
fraintendimenti, perdoniamo e facciamo ancora meglio di prima, il prossimo è
nostro fratello ed essendo noi corridori il prossimo deve correre idealmente
con noi sempre!».
Mimmo
quale il tuo prossimo obiettivo?
R:«Se non fossimo incappati in questo
stop di tutto avrei corso la maratona a Parigi il 5 aprile…ora come ora non ho
obiettivi agonistici…ho il desiderio che il nervosismo e l’ansia che ci
ghermiscono in questo momento siamo solo un ricordo molto presto e quando tutto
sarà risolto e si potrà correre a cuor leggero vorrei tentare di tornare a
competere per costruire un altro sogno lungo 42.2 km…!».