Voci di ambulanze, Ilaria:«Vi racconto la mia storia...»
Questa è una storia che arriva da un ambulanza, l'ha raccontata ilaria dal suo profilo Instagram:
«Vi racconto la mia storia...A 17 anni ho avuto un incidente in scooter, in cui mi son fatta parecchi male. Non è stato (purtroppo) il mio primo incidente, ma è stata la prima volta in cui ho sentito poca umanità intorno a me! L’autista che mi ha presa in pieno, non si è degnata di starmi vicina e i soccorritori non solo si son rifiutati di far salire mia madre in ambulanza (cosa obbligatoria se il paziente è minorenne), ma son stati parecchio scortesi durante tutto il tragitto per l’ospedale e ancora di più durante l’attesa in triage! Esattamente in quel giorno ho deciso di dare il mio contributo, di non far sentire solo un paziente, abbandonato o in colpa per averti rubato del tempo! Perché se sei un VOLONTARIO, il tempo lo stai dedicando con estremo piacere a chi ne ha bisogno! Non è la divisa che ci rende orgogliosi, perché chiunque voglia, dopo un apposito corso, la può ottenere! Ciò che ci rende orgogliosi è lo sguardo di gratitudine di ogni paziente che soccorriamo, dei suoi parenti e talvolta degli amici! Dopo il verbo “amare”, il verbo “aiutare” è il più bello del mondo!».
«Vi racconto la mia storia...A 17 anni ho avuto un incidente in scooter, in cui mi son fatta parecchi male. Non è stato (purtroppo) il mio primo incidente, ma è stata la prima volta in cui ho sentito poca umanità intorno a me! L’autista che mi ha presa in pieno, non si è degnata di starmi vicina e i soccorritori non solo si son rifiutati di far salire mia madre in ambulanza (cosa obbligatoria se il paziente è minorenne), ma son stati parecchio scortesi durante tutto il tragitto per l’ospedale e ancora di più durante l’attesa in triage! Esattamente in quel giorno ho deciso di dare il mio contributo, di non far sentire solo un paziente, abbandonato o in colpa per averti rubato del tempo! Perché se sei un VOLONTARIO, il tempo lo stai dedicando con estremo piacere a chi ne ha bisogno! Non è la divisa che ci rende orgogliosi, perché chiunque voglia, dopo un apposito corso, la può ottenere! Ciò che ci rende orgogliosi è lo sguardo di gratitudine di ogni paziente che soccorriamo, dei suoi parenti e talvolta degli amici! Dopo il verbo “amare”, il verbo “aiutare” è il più bello del mondo!».