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Voci di corsia, Luisa:«Mi chiedessero che lavoro vorrei fare...risponderei sempre e comunque:”l’infermiera!»

Siamo nella provincia autonoma di Trento, tra le corsia dell'ospedale San Giovanni di Mezzolombrado, questa è la voce di Luisa, non semplici parole, ma parole che danno forme ad un dolore:

«Esci con i segni e le piaghe sul viso che ti fanno male. Ma il giorno dopo devi ritornare da capo. Per altre otto o undici ore, se fai il turno della notte. Senza poter andare in bagno nè poter bere. Corri, corri tutto il turno e sudi, hai caldo. Vedi persone morire, tante. Oggi mi sono presa 5 minuti per portare ad un paziente il tablet per salutare suo figlio almeno in videochiamata. Non lo vedrà più “dal vivo”. Mi sono girata perché non ho resistito alle lacrime. Ma non potevo di certo farmi vedere da lui. Quindi mi sono rigirata e gli ho sorriso. Si vede anche dagli occhi un sorriso. Penso che mi rimarrà impresso per tutta la vita. Le emozioni sono forti e contrastanti. Hai paura, tanta. Devi imparare tante cose e stare attenta a troppe cose, in un turno cambi diecimila guanti. E tutto ciò è ancora più difficile quando il pensiero più grande è il male al collo e il male alla schiena, ma soprattutto alla voglia di bere un bicchiere d’acqua. Ma mi chiedessero che lavoro vorrei fare, risponderei sempre e comunque:”l’infermiera!” “ex colleghe” aspettatemi che prima o poi ritorno da voi, e vi abbraccerò fortissimo con le lacrime, e sarà bellissimo. Sarà tutto dannatamente più bello. Sarà. Tutto. Dannatamente. Più bello».
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