La Voce di…Mons.Angelo Dipasquale(intervista):«La festa di Santa Rita fa sentire il nostro quartiere parte di un’unica grande famiglia!»
Nicola
Ricchitelli – Dire mese di maggio qui a Barletta non significa solo la grande
devozione dei barlettani nei confronti della Madonna dello Sterpeto, l’arrivo
del mese di maggio porta con sé nella città della disfida l’inizio delle
molteplici feste di quartiere che prendono il via proprio nel quartiere Sette
Frati con la festa di Santa Rita da Cascia celebrata nella chiesa di San
Benedetto.
Una
festa molto sentita tra le vie che da via Regina Margherita si incuneano nel cuore
di questo quartiere, una devozione quella verso la Santa di Cascia che arriva
da molto lontano, a raccontarcelo quest’oggi la voce del parroco della chiesa
di San Benedetto, mons.Angelo Dipasquale a cui diamo il nostro benvenuto.
Mons.
Dipasquale, come nasce questo legame speciale tra la parrocchia di San
Benedetto e la Santa di Cascia?
R:«La
devozione a santa Rita si sviluppa in tutto il mondo nel corso del novecento,
essendo stata canonizzata “soltanto” nel 1900 da papa Leone XIII, suo grande
devoto. La santa di Cascia è una delle sante più venerate nel mondo, la
devozione è fortemente radicata in Puglia, oltre alla grande devozione nella
nostra città, basta spostarsi di qualche km nelle vicine Trani e Bisceglie dove
anche qui troviamo forti sentimenti devozione verso la santa delle cause
impossibili.
A Barletta la forte devozione si spiega perché
in questo nuovo povero quartiere della citta, sviluppato negli anni 20 del novecento,
giunge il reverendo don Antonio Casardi, rettore in quegli anni della chiesa di
santa Chiara in corso Cavour, la chiesa di cui oggi resta solo una parte della
facciata, chiesa di pertinenza del convento delle clarisse, uno dei tanti ordini
religiosi che si trovava a Barletta, ed è qui che si sviluppa l’originario
culto alla santa.
Don
Antonio viene incaricato dall’arcivescovo dell’epoca di costruire una nuova
chiesa nel povero quartiere Settefrati quartiere che si sviluppa nel mezzo
delle due guerre mondiali in cui la povertà era dilagante essendo la
popolazione prevalentemente di lattai e agricoltori.
Questa
parte di città deve il proprio sviluppo anche a figure di sacerdoti come don
Antonio ed il venerabile mons. Dimiccoli, ed è qui che inseguito al crollo del
soffitto della chiesa di santa Chiara tutto ciò che fu possibile recuperare fu
portato nella nuova chiesa di san Benedetto. Il degrado di quella chiesa si
deve anche alle cosiddette leggi eversive, nel corso dell’ottocento il neo Stato
italiano espropriò beni appartenenti agli ordini religiosi per poterli riutilizzare
impiegandoli ad esempio come ospedali, caserme, orfanotrofi. Tanti sono ancora
oggi gli edifici conventuali di proprietà dello Stato, anche qui a Barletta.
Era
difficile poter riparare e restaurare una chiesa che non era neanche di proprietà
della Diocesi.
Fra
gli oggetti portati nella nuova chiesa di san Benedetto vi era anche una antica
immagine di santa Rita, oggi ancora conservata, l’immagine non è quella oggi
venerata in chiesa risalente al 1965 statua realizzata dopo la chiusura del Concilio
Vaticano II che prevedeva per le immagini dei santi l’utilizzo di materiali
nobili, sostituendoli totalmente alla tradizione, specie dei paesi più poveri,
delle cosiddette “statue vestite“ statue cioè provviste solo di mani, piedi e
capo, il corpo invece composto da un manichino ricoperto d’abiti; l’antica
statua di santa Rita portata da santa Chiara a san Benedetto è realizzata
proprio con questo sistema.
Allora
il parroco che nel frattempo era divenuto don Vincenzo Frezza in ottemperanza
al concilio commissionò la nuova statua della santa, tante furono le statue vestite
che in quel periodo vennero distrutte se non addirittura bruciate. Fra le tante
devote a santa Rita di quel periodo, una in particolare chiese al parroco di
poter custodire nella propria abitazione quell’immagine salvandola così dalla
distruzione, questa donna ha conservato gelosamente in casa sua questa statua fino
a quando non ha chiesto a me di poterla ridonare alla parrocchia, queste statue
vestite hanno perso negli ultimi anni quel pregiudizio degli anni 70 ma hanno
riacquistato valore, oggi sono anche molto ricercate.
Oggi
a quest’immagine è stata riconosciuta la sua preziosità ed è venerata nella
cappella della nostra casa famiglia “Mons. Vincenzo Frezza” proprio di fianco
alla parrocchia».
Da
sempre che peso ha avuto la Sua figura tra le vie di questo quartiere?
R:«La
storia semplice ed umile di santa Rita, ha affascinato non solo il nostro
quartiere ma la città intera. Santa Rita affascina tutti perché tutti in lei
possono rispecchiarsi è stata mamma, moglie e religiosa potremmo dire che santa
Rita capisce le esigenze di tutti. Lei in questo quartiere è come un parente
comune a tutti, tutti siamo entrati almeno una volta in questa chiesa per
cercare il suo sguardo, sappiamo tutti che in qualsiasi momento lei è lì pronta
a posare il suo sguardo consolatorio su di noi e sembra quasi dirci: coraggio!
Capisco le tue sofferenze! A lei sappiamo di poter ricorrere come nostra
avvocata del cielo in qualsiasi momento».
Per
le donne in particolar modo... In quante si sono immedesimate in Lei in passato
e nei giorni che stiamo vivendo?
R:«Il
culto a santa Rita non è riducibile ai soli giorni di maggio ma è riscontrabile
in tutti i giorni dell’anno, le donne vedono in lei una di loro, sono loro le
prime affascinate dal vissuto di Rita, a Lei affidano le loro famiglie a lei
chiedono la forza per affrontare gli ostacoli di ogni giorno. La vita di Santa
Rita non è stata semplice tanti sono i dolori che ha provato nella sua vita,
alla sua intercessione affidiamo tutte le donne che in questi mesi con il
proprio lavoro hanno messo a repentaglio la propria vita per salvare la vita a
tanti. Alla sua intercessione affidiamo tutte quelle donne che hanno perso i
propri affetti più cari dolore che la stessa Rita ha sofferto in vita,
piangendo prima la morte di suo marito e poi quella dei suoi due figli.
Dia
Rita a tutte le donne una carezza che faccia sentire loro tutto il suo amore».
Che
significa vivere la propria vita seguendo l'esempio di Santa Rita?
R:«Tutti
i santi sono la concretizzazione del Vangelo, noi cristiani siamo chiamati
tutti alla santità, tutto quello che dice il vangelo è nei santi incarnato, il
verbo si è fatto carne in Gesù e tutti noi, cristiani chiamati alla santità,
siamo le membra vive della copro di Gesù che è la chiesa. Il corpo può viver
solo se in lei scorre la linfa vitale che per un cristiano deve essere Gesù,
tanti santi tutti con storie diverse ma tutti che incarnano appieno il vangelo.
In
tanti santi si riscontrano segni legati ai principali avvenimenti del Vangelo,
che vedono il proprio compimento nella Pasqua, la Pasqua in sé ha la passione,
morte e resurrezione di nostro Signore, anche in santa Rita, con la spina ricevuta,
questi segni si sono fatti visibili, come in san Francesco, in san Pio e in
tanti altri ognuno con le proprie diversità. Il culto che riserviamo ai santi
ci rende partecipi del mistero della resurrezione di Cristo, Gesù è il
primogenito dei risorti, la comunione dei santi è il coronamento della
resurrezione e della Pasqua e tutti noi siamo chiamati a condividere con loro
questa gioia eterna.
Seguire
l’esempio di Rita vuol dire vivere il Vangelo ogni giorno della propria vita
con semplicità ed umiltà di cuore, si può essere santi anche nella nostra
semplice quotidianità amando ed applicando seriamente l’insegnamento di Gesù».
Cosa
rappresenta la festa di Santa Rita per questo quartiere?
R:«La
festa di santa Rita così come la intendiamo oggi nasce negli anni 80-90 quando
il nostro quartiere non era ancora come è oggi dove le nostre strade stanno
pian piano diventando il centro cittadino, 40 anni fa per questo quartiere
divenire per una settimana il centro della vita cittadina era motivo di gioia e
di orgoglio. Per gli abitanti del
quartiere Settefrati la festa di santa Rita è come ricevere i parenti e gli
amici da fuori, preparando tutte le cose più belle proprio come si fa quando a
casa propria giunge un ospite, è un piacere per tutte le famiglie e per tutti
gli esercenti di queste strade, è un modo che permette al nostro quartiere di
aprirsi alla città e per gli abitanti di testimoniare quanto bene vuole a
questa comunità parrocchiale ed al proprio rione. Questa festa fa sentire il
nostro quartiere parte di un’unica grande famiglia!».
In che modo quest'anno renderete
omaggio al suo nome nel giorno della sua festa?
R:«Quest’anno
lo viviamo in una maniera straordinaria, unica, solo ieri abbiamo ripreso le
celebrazioni con il concorso di popolo, non nascondo l’incertezza di questi
giorni perché non conosciamo ancora se le autorità costituite indicheranno
altri provvedimenti per questi giorni. Certamente non vivremo nessun segno di
festa esterno non essendo questo per ovvi motivi possibile.
Non
ci saranno luminarie, bancarelle né tanto meno la processione.
Certamente,
ci mancherà tutto questo, ci mancherà vedere la gente addobbare i balconi, ci
mancherà la gente che gioiosa al passaggio della santa lancia i petali, il
tradizionale momento di festa nel cortile, ma rispettando il vigente protocollo
sottoscritto fra CEI e governo potremo vivere momenti di festa in chiesa
attraverso le celebrazioni eucaristiche che scandiranno la giornata, negli intervalli
fra una santa messa e l’altra dopo aver accuratamente sanificato l’ambiente
permetteremo, aiutati da un’efficiente servizio d’ordine, l’ingresso senza la
sosta in chiesa per un breve momento di venerazione a santa Rita e Gesù vivo
nell’Eucarestia.
Per
venire incontro a quanti non riusciranno a partecipare alla santa messa abbiamo
predisposto per le sante messe delle ore 11 dei giorni 19-20-21 e 22 una
diretta televisiva, potrete seguire la santa messa sul canale 190 easy tv e in
streaming sulle pagine Facebook della nostra parrocchia e di canale 190.
A
tutti io con don Cosimo ed il diacono Riccardo auguriamo una buona festa!».