Header Ads

La Voce di…don Claudio Gorgoglione(intervista):« La festa di S. Antonio di Padova connota e identifica l’intero quartiere Medaglie d’Oro»


Nicola Ricchitelli – Continua il nostro piccolo viaggio tra i quartieri della città di Barletta e soprattutto tra le varie feste di quartiere che le caratterizzano. Dopo aver visto vestirsi a festa il quartiere Sette frati con le celebrazioni di Santa Rita – parrocchia San Benedetto – e San Filippo Neri – festeggiato nell’omonima parrocchia – quest’oggi e la volta della Parrocchia del Buon Pastore, situata nel quartiere Medaglie D’Oro a due passi dalla cementeria, qui dove tra qualche settimana si celebrerà il nome di San Antonio da Padova.

Per l’occasione un piacevole ritorno sulle pagine del nostro giornale, accogliamo la voce del vice parroco della Chiesa del Buon Pastore, don Claudio Gorgoglione.

Don Claudio come nasce questo legame tra San Antonio e la parrocchia del Buon Pastore?
R:«Ciao Nicola, il legame fra Sant’Antonio di Padova e la comunità parrocchiale del Buon Pastore era già presente prima ancora della istituzione della stessa parrocchia avvenuta nel 1973. Infatti i Padri Francescani Conventuali, chiamati dal Venerabile Mons. Angelo Raffaele Dimiccoli a metà degli anni ’50 a reggere il Villaggio del Fanciullo nel nascente quartiere Medaglie d’Oro, una volta chiusa l’antica chiesa di S. Antonio, sita nelle vicinanze dell’omonima piazza (ora detta piazza Federico di Svevia) e retta nei secoli precedenti dagli stessi frati, hanno ereditato il culto al Santo di Padova, innestandolo nel nostro quartiere e quindi nella nascente parrocchia».

Quanto è viva la Sua presenza nelle case di questo quartiere?
R:«Senza ombra di dubbio la festa di S. Antonio di Padova connota e identifica l’intero quartiere Medaglie d’Oro, che ogni anno si ritrova intorno al Santo già nei giorni della Tredicina in preparazione alla festa e specialmente nel giorno del 13 giugno. È evidente che ogni famiglia del rione porta nel cuore il legame con il Santo. A tal proposito la parrocchia fomenta la crescita di questo legame con diverse iniziative, quali: curare la devozione durante l’anno dei martedì antoniani, animare spiritualmente e promuovere la vita dell’arciconfraternita di S. Antonio, e dall’anno scorso l’iniziativa della Peregrinatio mensile di una immagine del Santo nelle case e nelle officine dei richiedenti».
 
Quale è il rapporto tra il popolo di Barletta con il Santo di Padova?
R:«Si constata che ogni città e paese, abbia almeno un altare o anche una chiesa dedicata a S. Antonio di Padova e penso di non sbagliarmi a definirlo il santo più venerato al mondo. In Italia come all’estero è intenso il legame di devozione fra il popolo credente e il Santo dei miracoli. Anche la nostra città non si sottrae a questo legame di devozione. Ricordo con piacere che il primo amico d’infanzia conosciuto, come tante altre persone che conosco a Barletta, portano il nome di “Antonio/a” e spesso il motivo recondito dei tanti “Antonio” a Barletta risiede nella devozione al nostro Santo. Ad ogni modo non manca il segno tangibile della devozione esterna, dalle edicole votive alla toponomastica in città. Infine posso attestare di persona che in occasione della festa di S. Antonio tanti barlettani di diversi quartieri si riversano in chiesa per implorarne l’intercessione».
 
Dal punto di vista storico che legame ha questa festa con la nostra città?
R:«La devozione per S. Antonio a Barletta è molto antica. Ne ha promosso il culto l’arciconfraternita di S. Antonio (una delle più antiche della città), la cui prima attestazione nei documenti risale al 1498. La confraternita nasce nella chiesa di S. Francesco fuori le mura, che sorgeva anticamente sull’attuale via D’Aragona (presso il liceo classico). Costoro, seguendo i padri conventuali, nel XVI secolo si sono trasferiti dentro le mura cittadine, nella nuova chiesa di S. Francesco (l’attuale chiesa di S. Antonio). Qui si è venerato per secoli a Barletta il nostro Santo, tanto che han preso il suo nome la chiesa stessa, la via e la piazza adiacenti. Come già detto, nel secolo scorso la devozione e il sodalizio sono stati reimpiantati nel quartiere Medaglie d’Oro. Attualmente la comunità parrocchiale del Buon Pastore, anima la festa annuale e custodisce la reliquia ed il simulacro novecentesco del Santo. Anche l’arciconfraternita, rimpinguata nel numero (ad oggi conta 15 confratelli e 4 novizi) e resa partecipe della vita ecclesiale, promuove la devozione al Santo e ha come sede la stessa parrocchia del Buon Pastore».

Don Claudio che festa sarà quella di quest’anno?
R:«La festa di quest’anno, ha come fine il ritrovarci come cristiani, abitanti del quartiere e devoti, intorno a S. Antonio per recuperare slancio, identità e speranza nella fede in Dio e nella vita di ogni giorno. Purtroppo per la lenta ripresa dalla pandemia, saremo privati della processione esterna del 13 giugno, ma non mancherà la Celebrazione delle S. Messa che resta l’apice della preghiera e della comunione per il popolo cristiano, insieme ad opere di non chiassosa carità che animano sempre questi momenti di fede. Durante l’intera giornata poi, si potrà sostare in preghiera dinanzi all’immagine di S. Antonio, attenendosi alle norme vigenti che ci impediscono assembramenti. In questo servizio di accompagnamento dei fedeli, saranno di aiuto le forze dell’ordine e molti volontari della parrocchia che già in questi giorni di tredicina stanno svolgendo il loro servizio con lodevole disponibilità e abnegazione».

Quali Suoi insegnamenti dobbiamo conservare dentro di noi?  
R:«Venerare Sant’Antonio di Padova ci rimanda all’esistenza esemplare di questo grande frate portoghese del XIII secolo, morto a Padova nel 1231. Evidenzio alcuni simboli che lo ritraggano tradizionalmente e ci spronano a crescere come persone e cristiani: il Bambinello che manifesta l’amore tenero di S. Antonio per Gesù e la sua fede carica di solida speranza; il giglio, segno della purezza che, in un contesto in cui siamo educati con malizia al sospetto, ci sprona a ricostruire la fiducia verso l’altro senza malignare nei pensieri e nelle azioni; infine il pane dei poveri, segno di carità, che ci aiuta a guardare a chi è nel bisogno, non solo economico ma anche della nostra parola, del nostro sostegno, e come dice il papa Francesco, diviene antidoto al nostro egoismo. Ecco tre immagini legate a S. Antonio che rimandano ai suoi insegnamenti. A tutti auguro di vivere una buona festa, non esitando a far visita al nostro Santo, in piena disponibilità alle norme vigenti. A te, Nicola, grazie per la tua intervista».

Powered by Blogger.