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È il giorno di Piero Pelù a Molfetta, ecco l’intervista che avremmo voluto fargli ma che da due anni ci negano

FOTO: FONTE PAGINA UFFICIALE FACEBOOK PIERO PELU'

Nicola Ricchitelli –  Ed eccoci qua mio caro Piero, eccoci qua nel nostro spazio dedicato alle interviste, anche se la sola voce che si sentirà sarà la nostra Voce Grossa.

Ed eccoci qua caro signor Pelù, nel giorno del tuo arrivo in Puglia – ed in particolar modo nella bellissima Molfetta – a te dedichiamo queste due righe messe in croce, nella speranza di un rispetto per il nostro lavoro che da parte del tuo ufficio stampa non torni più a mancarci.

Solo dieci domande e poco più, te le avremmo voluto fare da Sanremo in poi, peccato per quel: «mi dispiace non è possibile…»  con cui il tuo ufficio stampa ci ha sempre liquidato.

E allora caro Piero benvenuto nel nostro spazio dedicato alle interviste, come stai? Con questa domanda ti avremmo accolto in qualche modo…

Ti avremmo chiesto dei tuoi “Pugili Fragili”, e di quali fossero i pugili fragili della nostra società…ma soprattutto ti avremmo chiesto il significato di quel riconoscersi Pugili Fragili in questi giorni che stiamo vivendo, ti avremmo chiesto se tu “Fossi Foco” in questo momento cosa bruceresti.

Da fans ti avrei chiesto circa la violenza sulle donne…se la memoria di fan non mi inganna in qualche modo è la prima volta che hai toccato le corde di questo delicatissimo argomento – non che penso che verso tale argomento tu non abbia mai avuto sensibilità – ad ogni modo ti avrei voluto chiedere quale fosse stata la scintilla che ti avesse portato sul palco dell’Ariston a portare la cover di “Cuore matto” di Little Tony.

Inevitabilmente la discussione sarebbe andata proprio lì, proprio su quel palco, ti avrei chiesto se negli anni in cui cantavi “El Diablo”, e urlavi “Terremoto” cosa avresti risposto a chi ti avrebbe visto a distanza di quasi trent’anni al Festival di Sanremo, e che effetto ti avesse fatto cantare dinanzi ad una platea di abiti e vestiti firmati, anziché dinanzi a quei torsi nudi sudati che di solito pogano ai tuoi concerti.

Ti avremmo voluto chiedere di quel che resto dello spirito Litfiba, ma soprattutto degli anni in cui ci hai regalato il nostro Sogno Ribelle.

Ed infine mio caro Piero…ti avremmo chiesto quando saresti tornato a fare la musica con la M maiuscola…magari con gli assoli del buon Ghigo, il che non guasta…      

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