Caso Scieri: ex caporali condannati a 26 e 18 anni
PISA - La Corte d’Assise del Tribunale di Pisa ha emesso oggi la sentenza di primo grado che condanna a 26 e 18 anni di reclusione Alessandro Panella e Luigi Zabara, ex caporali della Folgore accusati dell'omicidio volontario di Emanuele Scieri, il parà siracusano trovato senza vita nella Caserma “Gamerra”, di Pisa, il 16 agosto 1999. La Procura di Pisa, rappresentata da Alessandro Crini e Sisto Restuccia, aveva chiesto per i due ex militari 24 e 21 anni. I due imputati, che si sono sempre dichiarati innocenti, tramite i loro avvocati, faranno ricorso contro la sentenza di condanna.
Era stata la stessa Procura di Pisa a riaprire il caso nel 2018 dopo che una commissione parlamentare d'inchiesta aveva concluso che il parà non si fosse suicidato, come era stato ipotizzato in un primo momento. Secondo l'ipotesi accusatoria, Zabara e Panella, unitamente ad Andrea Antico, assolto nel novembre 2021, la sera del 13 agosto 1999 avrebbero obbligato Scieri a salire sulla torre di asciugatura dei paracadute, dopo averlo picchiato e fatto spogliare. Il giovane sarebbe poi caduto tentando di scappare mentre uno dei commilitoni faceva pressione con gli scarponi sulle nocche delle sue dita.
Sempre secondo l'accusa, il decesso del parà si sarebbe potuto evitare se i militari, subito dopo la caduta di Scieri, non fossero fuggiti. Il suo corpo venne ritrovato, poi, il 16 agosto e da qui la contestazione di omicidio volontario. Per la Procura di Pisa, nella caserma dove si è consumato il fatto esisteva un clima di nonnismo di cui sapevano anche i vertici, accusati di aver coperto il fatto. Imputati per favoreggiamento sono stati l'ex maggiore Salvatore Romondia e l'ex generale Enrico Celentano, assolti assieme con Antico attraverso il rito abbreviato. Contro tale sentenza di assoluzione la procura di Pisa farà appello, già in calendario per l'11 ottobre.
"Mio fratello non ci sarà restituito ma adesso c'è una verità, quella che noi abbiamo sempre voluto, sia io che i miei genitori". Queste le parole di Francesco Scieri, fratello di Emanuele, arrivate subito la sentenza. "I miei genitori hanno lottato fino allo stremo per avere questa giornata così importante e, finalmente, una sentenza di condanna per i colpevoli. Noi volevamo la verità e così oggi è stata scritta una pagina di verità".
Era stata la stessa Procura di Pisa a riaprire il caso nel 2018 dopo che una commissione parlamentare d'inchiesta aveva concluso che il parà non si fosse suicidato, come era stato ipotizzato in un primo momento. Secondo l'ipotesi accusatoria, Zabara e Panella, unitamente ad Andrea Antico, assolto nel novembre 2021, la sera del 13 agosto 1999 avrebbero obbligato Scieri a salire sulla torre di asciugatura dei paracadute, dopo averlo picchiato e fatto spogliare. Il giovane sarebbe poi caduto tentando di scappare mentre uno dei commilitoni faceva pressione con gli scarponi sulle nocche delle sue dita.
Sempre secondo l'accusa, il decesso del parà si sarebbe potuto evitare se i militari, subito dopo la caduta di Scieri, non fossero fuggiti. Il suo corpo venne ritrovato, poi, il 16 agosto e da qui la contestazione di omicidio volontario. Per la Procura di Pisa, nella caserma dove si è consumato il fatto esisteva un clima di nonnismo di cui sapevano anche i vertici, accusati di aver coperto il fatto. Imputati per favoreggiamento sono stati l'ex maggiore Salvatore Romondia e l'ex generale Enrico Celentano, assolti assieme con Antico attraverso il rito abbreviato. Contro tale sentenza di assoluzione la procura di Pisa farà appello, già in calendario per l'11 ottobre.
"Mio fratello non ci sarà restituito ma adesso c'è una verità, quella che noi abbiamo sempre voluto, sia io che i miei genitori". Queste le parole di Francesco Scieri, fratello di Emanuele, arrivate subito la sentenza. "I miei genitori hanno lottato fino allo stremo per avere questa giornata così importante e, finalmente, una sentenza di condanna per i colpevoli. Noi volevamo la verità e così oggi è stata scritta una pagina di verità".