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La Voce Grossa di…Peppe Zarbo(intervista): «I Franco Boschi dei nostri giorni? Danno valore alla sconfitta …»


Nicola Ricchitelli – L’ospite di quest’oggi ha scritto pagine meravigliose di una storia che dura oramai 27 anni, una storia chiamata “Un Posto al Sole” – celebre soap opera in onda su Rai 3 – che ha raccontato non solo la città di Napoli dove essa è ambientata, ma ha raccontato generazioni e i tanti risvolti sociali sviluppatosi nell’arco di questi anni.

Con un post sui social lo scorso ottobre ha salutato tutti annunciandone l’uscita di scena dopo 25 anni dal suo ingresso nello staff, se sarà un addio o un arrivederci lo dirà il tempo, nel frattempo lui Peppe Zarbo si è raccontato in una lunga e bellissima intervista.

Peppe innanzitutto benvenuto sulle pagine del nostro giornale, come stai?
R: «Intanto un caro saluto a voi della redazione e ai lettori della “Voce Grossa”».

Posso sembrare scontato ma non posso non partire da un tuo post pubblicato sui social qualche settimana fa… «È stata un'avventura incredibile e irripetibile… Aver fatto parte di questa famiglia è stato un vero privilegio»”, Peppe, qual è il futuro di Franco Boschi nel futuro di “Un Posto al sole”?
R: «”Un posto al sole” è stata, è, e sarà sempre la mia famiglia. Il mio punto di riferimento. Accade che attori e/o produzione in una lunga serialità come “Un Posto al Sole” possano prendersi una pausa. La turnazione di attori protagonisti o guest è ormai parte del format, la produzione dà la possibilità agli attori di defaticare e agli autori di rigenerarsi con narrazioni su nuove storie e personaggi. Credo che dopo 27 anni sia un giusto equilibrio per la produzione e non solo ma anche autori e attori».

Che significa e che cosa ha significato per te far parte della famiglia di questa soap opera?
R: «Far parte di una serie come "Un Posto al Sole" può essere un'esperienza significativa per un attore. Avere l'opportunità di lavorare con un team di alte professionalità produttive e creative, di interpretare un personaggio, nel mio caso, amato dal pubblico, essere parte di una narrazione che ha un impatto sulla vita delle persone che ci seguono. L’esperienza personale di ogni attore può variare, ma in generale, far parte di una serie di successo può essere un momento importante nella carriera di un attore».


Peppe come spieghi la longevità di Franco Boschi durante tutto l’arco di questi anni?
R: «Il personaggio di Franco Boschi è stato ben scritto e sviluppato nel corso degli anni, con una storia e una personalità interessante che ha attirato l'attenzione del pubblico. Poi calarsi come attore nei suoi panni ha contribuito a rendere il personaggio uno di noi e amato dal pubblico. Ho cercato di dargli una vita reale in tutte le sue sfaccettature, tutto ciò ha reso Franco Boschi un personaggio intrigante e coinvolgente. La combinazione di una scrittura solida, un'interpretazione con capacità di adattamento negli anni ha contribuito alla longevità del personaggio di Franco Boschi».

Cosa ha dato Peppe a Franco Boschi e viceversa? Soprattutto da cosa siete accomunati caratterialmente?
R: «Durante questo lungo periodo, ho girato numerosi episodi, ho vissuto molte avventure attraverso il mio personaggio. Tuttavia, a differenza di Franco Boschi, la mia vita personale è più tranquilla e distante dal personaggio. Oggi, dopo tanti anni, credo che i nostri due mondi siano completamente separati e differenti».

Soprattutto cosa ti ha lasciato la città di Napoli in tutti questi anni?
R: «È una città che ha un'anima vibrante e unica, capace di catturare il cuore di chi la visita o vi vive. È una città che ti lascia un segno indelebile nel cuore e che ti fa desiderare di tornare ancora e ancora. Napoli è una città che ti fa sentire a casa, anche se non sei nato lì».

Una scena o delle scene cui hai avuto difficoltà a girare?
R: «Il fattore tempo è l’unica difficoltà nelle riprese. Spesso alcune scene, soprattutto quelle action, necessitano di tempi più lunghi ma alla fine si riesce sempre a risolvere grazie ad una squadra affiatata e di alta professionalità».


Ci sono state scene che magari hai vissuto poi nella vita reale?
R: «Si, è capitato anche il contrario. “Un Posto al Sole” è un real dramma dove raccontando la quotidianità alcuni momenti della tua vita possono sovrapporsi e viceversa».

Peppe chi sono i Franco Boschi dei nostri giorni?
R: «Sono eroi quotidiani, leali, giusti e generosi, sempre pronti ad aiutare gli altri e a proteggerli quando ne hanno bisogno. Sono amici fedeli e affidabili, che si preoccupano sinceramente del benessere delle persone a loro care. Persone oneste e integre, che seguono sempre i principi morali e agiscono con giustizia. Persone che credono nella bontà e nella solidarietà, e fanno del loro meglio per rendere il mondo un posto migliore. Il personaggio Franco Boschi è un esempio di altruismo e di dedizione verso gli altri, e la sua presenza è un vero e proprio sostegno per coloro che lo conoscono. Dà valore alla sconfitta, insegna ai giovani che fallire non intacca il loro valore e la loro dignità».

C’è il rischio che Peppe Zarbo possa essere ingabbiato da questo personaggio?
R: «Personalmente non credo. Per fortuna negli ultimi anni in Italia ci si sta sdoganando da questa mentalità. Ovviamente dipende anche dagli addetti ai lavori, dai registi e produttori che incontri che hanno voglia di rischiare con attori che hanno fatto un percorso in una lunga serialità. Attori che possono essere valorizzati e valorizzare altri progetti. Certamente la capacità attoriale nella tenuta di personaggi con una vita così lunga la professionalità e la popolarità acquisita può essere un valore aggiunto in altri racconti. Tutto si può fare se si è liberi di poter scegliere».


Peppe quindi in quali progetti ti vedremo coinvolto in futuro?
R: «Sono attivo in molti progetti sia in Italia che in Uk, dove vivo. La mia famiglia in primis e molte altre cose in cui sono impegnato sia come produttore creativo che come attore. Nel ringraziarti per questa chiacchierata. Auguro a tutti i lettori buone festività!».

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