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È un Barletta “da paura”…al “C.Puttilli” passa anche la Paganese ma a questa squadra servirebbero undici Luca Belladonna



Nicola Ricchitelli – Gambe tremolanti, quelle che ti fanno mancare il prato verde sotto i tacchetti, quelle che ti portano a stipare il coraggio per una giocata, quel coraggio che ti fa desistere dal provare a saltare l’uomo. I biancorossi danno l’impressione di scendere in campo più per evitare le brutte figure delle ultime uscite che per la conquista dei tre punti, scelta comprensibile se dalle macerie devi cercare di ricostruire un qualcosa di credibile.

Dino Bitetto si presenta in questo 2024 con un credibile 3-5-2 – in fondo era l’idea di partenza di mister Ciro Ginestra cui qualcuno oggi sembra invocarne il ritorno - poco credibile è la fascia di capitano data a Fabrizio Bramati a dire il vero, una fascia che da queste parti sembra pesare sempre meno visto la facilità con cui è passata di braccio in braccio in questa stagione, alla fine pensiero dello scrivente è che il capitano di questo Barletta è e resta uno solo, il barlettano Antonio Cafagna, un ragazzo che nonostante la giovane età ha dimostrato di portare la maglia biancorossa con orgoglio e fierezza.

Questo 2024 dicevamo inizia così come si era terminato il 2023, il “C.Puttilli” espugnato anche dalla Paganese con un goal di Faiello che all’incirca dieci giri di lancette dall’inizio della ripresa dalla destra, dal limite dell’area difesa dai biancorossi, ha tutto il tempo di ricevere palla, guardare la porta e scegliere l’angolo dove mandare la palla alle spalle del numero 1 biancorosso Ruggiero Sapri, tornato tra i pali dopo un paio di mesi di assenza. Qualcuno ha gridato all’eurogol, ma a dire il vero non si spiega come in tre nella retroguardia biancorossa siano stati lì a guardare il 19 azzurro fare il proprio comodo.

In sintesi quanto visto in questa partita, è un Barletta “da paura”, è un Barletta che ha paura, tiene palla a centrocampo ma manca di gente che saltano l’uomo, a farlo dalle retrovie è addirittura Andrea Lobosco schierato nella difesa a tre con Marco Capone e Mario De Marino – e in assoluto il migliore in campo, nonché vero leader di questa squadra – non pervenuto il nuovo arrivato il numero 10 Andrea Basanisi – inspiegabili gli applausi nel momento che ha lasciato il campo nella ripresa – quasi inutile la gara di Andrea Fornaro – più quantità che qualità – non pervenuto Alessandro Inguscio che assieme a Ettore Rizzo avrebbero dovuto rappresentare le spine nel fianco di questo 3-5-2 di marca Bitetto, in particolare il 28 biancorosso – Rizzo – spesso lo si è visto più preoccupato nel ripiegare in fase difensiva che attaccare in fase offensiva. Non male a dire il vero la gara di Fabrizio Bramati, almeno nel primo tempo in posizione di play ha provato a stare sia basso che alto, salvo poi nel secondo tempo vederlo stare più sulla mediana, in attacco bene l’uomo che lotta che abita in Antonio Caputo, male l’evanescenza del “Tato” Diaz.

Non ci perdiamo nella disamina delle azioni da goal di questa partita, abbiamo tirato poco e creato poco, la Paganese ci ha punito al secondo o forse terzo tentativo, in una gara in cui la retroguardia biancorossa ha concesso poco, perché alla fine diciamocelo, la sconfitta è stato un conto ingiusto da pagare. A questo Barletta servirebbe gente come Luca Belladonna che con la freschezza dei suoi 18 anni gioca per divertirsi e cerca di far divertire, il suo colpo di tacco a smarcare il suo compagno è stata la cosa più bella e genuina di questa partita, il calcio è passione ma forse ci si prende troppo sul serio, non è una vittoria o una sconfitta a cambiare la vita di un tifoso.

Leggo sui social di bambini che avrebbero perso il sorriso sugli spalti ma io sono cresciuto con il Barletta post Di Cosola e la mia unica grande gioia era andare allo stadio a mano a mano con mio zio a tifare i colori della mia città prima in curva e poi negli anni delle curve inagibili dove si tifava in ristretti metri quadri dalla tribuna…

Si è tifosi sia quando si vince che quando si perde, al netto di tutto se si è barlettani bisogna dimostrarlo oggi e non solo nella buona sorte.

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