Barletta, una giornata al Pronto Soccorso tra ironia e dramma
The Doctor
- Quando si pronunciano le parole “PRONTO SOCCORSO” subito la mente vola a quelle scene epiche, che han fatto sognare intere generazioni, dei mille episodi di E.R. o di Gray’s anatomy, passando per altre serie tv o films più o meno fortunati, lì dove arrivavano uomini e donne ridotte in fin di vita dagli incidenti più improbabili, feriti nei modi più incredibili ma che alla fine venivano riportati in splendida forma dall’abilità e dal fascino di Doug Ross o dalla voce melodica come e più di un vecchio vinile graffiato di Meredith Grey, o ancora dalla chioma dai poteri di magia occulta di Derek Shepherd. Ed allora spinti da una morbosa curiosità di toccare con mano la realtà del pronto soccorso nostrano, decidiamo di fare un giro per il P.S. del capoluogo della nostra amata provincia.
Sono le 8,30. Giungiamo dall’entrata principale e di fronte a noi troviamo il banco dell’accettazione con l’infermiere, che si occupa del triage, che pone domande ad una giovane donna con in braccio una piccola bimba.
Subito il nostro sguardo scorge una barella accompagnata dal 118 e poi un’altra decina di persone che attendono pazientemente il loro turno. Ed allora incuriositi da quelli che sembrano personaggi in siesta al parco, prendiamo a rivolgergli qualche domanda riguardante i motivi che li spingono a rivolgersi al Pronto Soccorso.
La signora A. si lamenta circa il fatto che aspetta da un’ora; motivo dell’accesso al Pronto Soccorso: “un occhio rosso da 5 giorni”. Le domandiamo: «signora, ma come mai non s’è rivolta ad un oculista privato, per conto suo?», e la signora candidamente risponde: «perché qui almeno non pago». E di casi simili ce ne sono parecchi, ad esempio incontriamo il sig. R. di anni 75 accompagnato dalla moglie e che, dovendo fare delle analisi da far vedere al proprio medico di famiglia tra un paio di settimane, ne vorrebbe approfittare per farsi un controllo, un po’ come andare al meccanico per la revisione dell’auto!.