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Barletta, La Voce dj, Gaetano Spera dj:«Quella volta che Fiorello sfiorò Barletta»

Tommaso Francavilla - Gaetano Spera nasce nel 1963. All’età di 14 anni diventa speaker e responsabile trasmissioni delle prime radio libere a Barletta: Radio Ombra (Via Manfredi) e Radio Luna (Via Magenta). Nel 1979, inizia la carriera di disc jockey presso la discoteca “Blanc et Noir” (Via Madonna degli Angeli, 51). Le attività di dj e speaker radiofonico proseguono parallele negli anni, presso Radio Gamma, Radio Barletta Stereo, R.C.P. Music e  Radio Antenna Uno (dove curava la redazione sportiva con Mimmo Tuosto e Michele Piazzolla). Gaetano ha suonato in discoteche come Equinox (presso Lido Valerio), “La Tartaruga” (litoranea di ponente) e in altri club della Basilicata e della provincia di Foggia. Nel 1993 inaugura “Only for Deejay”, negozio di musica specializzato. In seguito diventa addetto stampa del Barletta Calcio (gestione DiVittorio) e segretario e tema manager della squadra. Dal 2003, Gatenao Spera è receptionist presso l’Hotel “La Terrazza”.

D: Perché sei diventato dj?
R: «All’epoca, non fu una scelta. Credo che il lavoro del dj resti un hobby, sebbene qualcuno lo scelga come professione. Io ho fatto il deejay per hobby, ma in maniera professionale».

D: Quando hai iniziato?
R: «Ho iniziato a 16 anni, poi mi sono perfezionato, riuscendo nel tempo a fare cose importanti».

D: Quale è stata la prima discoteca in cui hai suonato?
R: «La prima discoteca in cui ho suonato è stata il “Blanc et Noir” (Via Madonna degli Angeli, 51), come assistente del dj Sandro Zaramella, grande amico. Fu una emozione enorme».

D: Quale fu il primo disco che suonasti?
R: «Non lo ricordo, all’epoca c’erano tanti bellissimi dischi, la musica era diversa, era suonata per davvero. Invece, oggi è necessario solo un pc».

D: Quanto contava il look?
R: «Il look contava molto, dato che il deejay era un vero “animatore” di serate, non era necessaria la perfezione nel mixaggio. Oggi, il dj è una figura defilata, il look non conta nulla».

D: C’era rivalità musicale tra dj?
R: «Da parte mia, no. Gestivo un negozio di dischi, avevo altre priorità. Anzi, saluto tutti i miei colleghi».

D: Quanti dischi possiedi?
R: «Ho circa 2000 vinili di ogni genere musicale. Conservo anche molte “lacche” con pezzi inediti e rari».

D: Come si viveva a Barletta, negli anni ’80?
R: «Si viveva molto bene, eravamo una squadra che viveva per la musica, dal martedì alla domenica, riposavamo il lunedì. Con gli altri colleghi, come Enzo Delvy e Florindo Ricciuti, c’era una preparazione costante e professionale. Io lavoravo in ufficio, andavo in negozio e preparavo la scaletta musicale fin dal martedì».

D: Chi ricordi con piacere?
R: «Enzo Delvy e Florindo Ricciuti sono gli amici con i quali condividevo ogni giorno pensieri, motivazioni, riflessioni del nostro lavoro. Di quelle serate, ricordo tanta gente. In particolare, ricordo il mio tecnico – luci: Michele Manzi, era sempre con me, spero stia bene».
  
D: Hai un aneddoto particolare da raccontare?
«Si, era il periodo in cui la discoteca “Blanc et Noir” era gestita da Enzo Delvy e dal mitico Benito Spera, nel 1989 /90. Un noto impresario, propose loro un artista, a quel tempo sconosciuto, e sai chi era? Fiorello, che in quel periodo faceva l’animatore  in un villaggio turistico di  Ostuni. Il suo impresario lo propose a costo zero, proponendo di dividere l’incasso per i relativi compensi. Ricordo che Enzo e Benito si guardarono negli occhi e decisero di non ingaggiare quello sconosciuto animatore di villaggio turistico, dato che a quel tempo ogni serata al “Blanc et Noir” faceva il pienone. Quella volta, Fiorello sfiorò Barletta».

D: Perché in seguito hai aperto un negozio di dischi?
R: «Perché ho costruito una famiglia. Per intraprendere la carriera professionale del dj, bisogna essere spiriti liberi. Ai miei tempi , c’era divertimento puro nel mixare, oggi le cose sono cambiate. Dopo il negozio di dischi, ho fatto scelte che mi hanno portato a lavorare nel campo turistico».

D: Che consiglio vorresti dare ad un aspirante dj?
R: «Consiglierei di iniziare per divertirsi, in seguito perfezionarsi».

D: L’intervista è finita, chi vuoi salutare?
R: «Saluto il mio collega Massimiliano Crudele, con il quale condivido le gioie e i dolori (scherzo!) del mio lavoro!».

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