IVAN GRAZIANI Il primo Cantautore Rock
«Di cosa parla questo libro? A settant’anni esatti dalla sua nascita, parla dell’assoluta unicità di Ivan Graziani come cantautore rock, che negli anni Settanta ‘inventa’ uno stile di scrittura e un linguaggio per la canzone come nessuno aveva fatto prima. Parte dagli anni Sessanta, dalla musica che c’era intorno a Ivan e dai suoi primi passi, e arriva ad analizzare il momento in cui Ivan stesso comprende come scrivere i brani, quale stile usare per dire al meglio le cose che aveva da dire, nella forma artistica ‘canzone’ che gli era più congeniale. Il periodo cruciale è la fine degli anni Settanta, il momento di svolta nello stile verso un modo di scrivere unico e, dunque, d’autore. Certamente non parla solo dei brani più famosi: Agnese, Lugano addio, Firenze. O, meglio, li mette da parte, perché considerarli l’apice artistico di Ivan Graziani – come probabilmente è giusto fare, soprattutto per Lugano addio – farebbe trascurare il suo merito principale: aver compreso come unire al meglio la forza del genere ‘rock’ con quello del genere ‘canzone d’autore’. Sotto questo punto di vista, brani come –Pigro- o -Fuoco sulla Collina- restituiscono molto meglio di altri la grandezza di un autore che era un fiume artistico in perpetuo moto, che puntava all’autenticità̀ – con tutto l’armamentario etimologico e di senso che questa parola comporta –, che non si fidava mai di forme o verità acquisite ma cercava sempre di stupire, cercava l’originalità̀ e, così facendo, cercava una strada propria.»
Prefazione di Andrea Scanzi
« E’ difficile immaginare un percorso più fiammeggiante di quello di Ivan Graziani. Nella metà dei Settanta, ascoltando chissà quali muse ( e a molte dava del “tu”), seppe trovare la ricetta perfetta per coniugare cantautorato e rock. Nessuno lo conosceva, se non - per vie diverse e traverse – Edoardo Bennato in quegli anni.
Troppo bravo e troppo avanti, Ivan Graziani attende ancora uno sdoganamento definitivo. In attesa che ciò accada, fa bene come un balsamo questo libro di Paolo Talanca, uno degli osservatori più acuti della canzone italiana. Talanca � abruzzese come Ivan, e probabilmente non poteva essere altrimenti. Firma dai gusti solitamente classici, l’autore fornisce qui una ricognizione rapida e mai banale di un artista senz’altro eretico: prima musicista e poi paroliere, sempre chitarrista virtuoso (di quel virtuosismo mai fine a se stesso) e disegnatore non etichettabile.
Racconta l’amicizia con Lucio Battisti (tra i primi a puntare su di lui) e al contempo la fatica nel sentire il dovere di somigliare a quell’esempio: Ivan voleva bene a Lucio, lo stimava oltremodo , ma la sua storia doveva essere diversa. Meno melodica e più istintiva.
Una strada che, intuita con “I Lupi”, esplode e deflagra con “Pigro” e “Agnese dolce Agnese”. Due dischi perfetti, che tutti dovrebbero avere e che Talanca racconta con trasporto papabile ma mai agiografico: le pagine su “Fuoco sulla collina”, brano di una bellezza straziante e debordante, sono pagine di cui si sentiva il bisogno. Da anni, anzi da decenni.
Una strada che, intuita con “I Lupi”, esplode e deflagra con “Pigro” e “Agnese dolce Agnese”. Due dischi perfetti, che tutti dovrebbero avere e che Talanca racconta con trasporto papabile ma mai agiografico: le pagine su “Fuoco sulla collina”, brano di una bellezza straziante e debordante, sono pagine di cui si sentiva il bisogno. Da anni, anzi da decenni.
Graziani è stato, -tra le molte cose- un dannunziano rivoluzionario. Era guidato da un moto perpetuo che lo portava avanti rispetto al tempo in cui viveva. La sua discografia è intrisa di trame cinematografiche, aperture visionarie, ritratti immortali e “capelli fermi come il lago” …quanta bellezza in cinque parole…!!! »