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Roma e i Comuni anti-gioco d’azzardo

19 miliardi di euro: è questa la cifra spesa per il gioco nel 2016. Le vincite hanno toccato i 77 miliardi. Tenendo conto delle imposte sul gioco, il ricavo complessivo del settore è di 9 miliardi. Senza alcun dubbio, si tratta di dati e cifre molto importanti rielaborati da Slotsgratisonline. Eppure, nonostante questi numeri, molte città si stanno dotando di regolamenti anti-gioco. L'ultima di queste è Roma, dove la giunta ha imposto restrizioni e limitazioni all'installazione delle slot machine sul territorio. Ma l'obiettivo qual è? Combattere il gioco patologico, o ludopatia che dir si voglia. Ma questa è la strategia migliore? Proviamo a scoprirlo.

I fatti in realtà stanno dimostrando che tali disposizioni sono una vera e propria arma a doppio taglio. A esser colpito infatti è in primis il gioco legale. Ed ecco che gli addetti ai lavori hanno iniziato a manifestare le proprie preoccupazioni. Il regolamento del Comune di Roma può rappresentare un precedente importante a livello legislativo e istituzionale, sia per il contenuto che per il periodo storico in cui arriva. Non va difatti dimenticato che in questi mesi si è alla ricerca di un accordo sul tema del gioco d'azzardo in sede di Conferenza unificata. L'intesa però appare tutt'altro che semplice. Enti locali e Stato sembrano rimanere sulle loro posizioni, nonostante l'emendamento, presentato dal governo, sulla riduzione del numero delle slot. Il cammino sembra lungo e tortuoso.

L'iniziativa romana potrebbe persino indurre altri Comuni a seguirne le orme e ad aggiungersi al fronte anti-gioco. Il vero problema che mette a rischio il gioco legale è però l'assenza di regole generali chiare, dettagliate e definite. Ed è per questo che, come ribadito dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, la vera emergenza è il riassetto e la riorganizzazione della normativa del settore. Perché il vero problema è l'applicazione di norme vaghe e poco univoche. Ed è in questa incertezza che si annida e nasce l'illegalità. È abbastanza chiaro agli occhi di tutti quindi che diminuire l'offerta di gioco legale non porta a una riduzione della domanda da parte di cittadini.

La logica proibizionista si rivela ancora una volta l'arma a doppio taglio. La soluzione più semplice sarebbe quella di adottare politiche di prevenzione ed educazione. Ma gli enti locali, a partire dalla Capitale, sembrano aver imboccato un'altra strada. Dopo le vacanze estive si potrebbe dunque decidere il destino del comparto. Conferenza unificata e regolamenti restrittivi permettendo. Gli addetti al lavoro non possono che sperare e incrociare le dita.

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