Barletta, vent'anni fa l’ultima volta di San Cataldo tra le acque della città della Disfida
Nicola
Ricchitelli – Oramai il gioco è diventato bello così, ricordare. Difficile che
qualcuno ricordi di quel caldo week end di vent’anni fa, di una festa sognata
da parecchi anni, voluta in lungo e largo fino a materializzarsi in quel 8 e 9
agosto del 1998.
Quei
due giorni colmavano un vuoto di quasi vent’anni senza pensare che altri venti
ne sarebbero passati e chissà ancora quanti altri ne passeranno.
Era
la festa dei marinai, era la festa della marineria e se vogliamo era la festa
dell’orgoglio marinaro, in poche parole era la festa del quartiere Santa Maria.
A Lui si affidava la vita in mare con tutti i suoi rischi e pericoli, a lui
affidavano sogni e prospettive le tante famiglie marinare che popolavano il
quartiere di Santa Maria di Barletta, a Lui chiedevano di tenere lontane le
tempeste mentre i loro mariti erano in mare le donne dei pescatori e sempre a
Lui chiedevano mari prosperi e reti gonfie i tanti pescatori che nella notte
cercavano fortuna nei mari della città di Barletta.
La
ricordo come se fosse ieri nonostante tutto è accaduto per l’ultima volta quasi
vent’anni fa; c’era don Gino Spadaro e il sindaco Francesco Salerno, c’era un
giovanissimo don Vito Carpentiere –in processione portava la reliquia del santo
– e mio padre che mi portava per mano mentre sulle spalle portava quella
pesantissima grande statua che poggiava su una grande base di legno dorata.
C’era
quel pescatore che chiamavano “l’americano”, si chiamava Nicola D’Ambra un uomo
che al mare aveva dato la vita, la volle lui con tutto se stesso quella festa
assieme ad Antonio Rociola, Nicola Riefolo e Giuseppe Lattanzio.
Vi
era il porto di Barletta gremita di gente e il mare gremito di pescherecci, vi
era il mio entusiasmo di vivere quel giro in mare e a pensarci bene di vivere
un momento che ad oggi sembra essere irripetibile.
Vi
erano le sirene dei pescherecci che salutavano il Santo all’arrivo del porto di
Barletta, vi era la gioia dei tanti barlettani a cui non sembrava essere vero
di essersi riappropriati di quella tradizione tutta barlettana.
Erano
appunto all’incirca le ore 20:30 di un caldo sabato dell’8 agosto del 1998 quando
il peschereccio “Immacolata Madre” di proprietà di Domenico Sciascia prendeva
il largo dal porto di Barletta con a bordo la statua di San Cataldo, mentre il
peschereccio “Natalina Lucia” dei fratelli Riefolo a bordo trasportava la
banda. La processione prese il largo fino a raggiungere il mare aperto per la
consueta preghiera in onore delle vittime del mare per poi concludersi con una
corona di fiori lanciata da don Gino Spadaro che galleggiò sul pelo dell’acqua
di un mare non troppo calmo.
All’indomani
la processione – dopo la messa celebrata dallo stesso don Gino Spadaro dinanzi
a porta Marina - percorreva il borgo marinaro, saliva le mura di San Cataldo
fino ad arrivare in piazza Castello per poi voltare verso via Cavour e quindi
Corso Garibaldi fino ad arrivare in via Duomo per ritornare quindi in piazza
Castello e riscendere le mura di San Cataldo.
In
molti a Lui quel giorno affidarono l’ultima preghiera, cosi come per molti
vecchi leoni del mare quello fu l’ultimo saluto al Santo, fu l’ultimo saluto di
quel vecchio lupo di mare di cui mi onoro di portare nome e cognome che
sornione dinanzi a quel grosso portone di via Cavour se lo vide passare per
l’ultima volta.
Forse
fu l’ultima volta che il borgo Santa Maria potette guardarsi allo specchio
prima di cambiare volto e lasciarsi sfregiare da tavolini e squallida movida,
fu l’ultima volta di un quartiere che fino a quel momento faceva bella mostra
di sé per la sua orgogliosa identità, fu l’ultima volta che il quartiere Santa
Maria fu il quartiere dei pescatori prima che ne divenisse quella dei B&B,
pub e ristoranti vari.