Don Francesco Fruscio(intervista):«La presenza della Madonna dello Sterpeto nella nostra città risveglierà il desiderio di farci riconquistare dall’Amore di Dio»
Nicola
Ricchitelli - Siamo alla vigilia
dell’inizio del mese Mariano, il mese dedicato alla Madonna, giorni
particolarmente sentiti qui nella città di Barletta, per via della secolare
devozione del popolo barlettano nei confronti della Madonna dello Sterpeto.
Dire
1 maggio a Barletta significa riabbracciare idealmente la propria Madre dopo
quasi un anno, significa recarsi al Santuario situato in quello che un tempo
era la campagna e che oggi è zona industriale, e accompagnare processionalmente
la Sacra Effige fino alla città, cosa che purtroppo quest’anno assumerà
connotati diversi, difatti l’arrivo della Sacra Effige arriverà in città in
forma privata e le varie celebrazioni legate al mese Mariano si avranno a porte
chiuse.
Quest’oggi la voce e la testimonianza dell’Arciprete
della Concattedrale di Santa Maria Maggiore di Barletta, don Francesco Fruscio.
Con
don Francesco una breve chiacchierata avente il suo centro la Madonna dello
Sterpeto e il mese mariano, volgendo lo sguardo però ad un altro momento che ha
fatto la storia della città di Barletta, la notte del Venerdì Santo.
Don
Francesco, la domanda può sembrare banale letta con gli occhi del devoto, del
credente, del cristiano, alla vigilia di questo 1 maggio, all’inizio di questo
mese dedicato alla Madonna, quanto
bisogno c’è della Sua Presenza nelle nostre vite, nelle nostre case e soprattutto in questi giorni che stiamo
vivendo?
R:«
Cito il Santo Cardinale
John Henry Newman (1801- 1890) il quale diceva: « in questo mese (Maggio) la
terra esplode con tutte le sue foglie novelle e il verde delle sue erbe, dopo
il crudo gelo e la neve dell’inverno, dopo la rigida atmosfera e il vento
selvaggio e le piogge dell’incipiente primavera. Maggio, perché gli alberi sono
in boccio e i giardini si vestono di fiori. Maggio, perché le sue giornate si
fanno più lunghe, il sole sorge prima e tramonta più tardi. Tutta questa
felicità e gaiezza della natura al di fuori di noi accompagna convenientemente
la nostra devozione verso colei che è la Rosa mistica e la Domus aurea». A noi
cristiani, nel contemplare la Vergine Maria, in questo mese di Maggio inedito,
è data una grazia: quella di poter vedere in profondità anche la nostra vita.
Sì, perché anche la nostra esistenza quotidiana, con i suoi problemi legati in
questo tempo anche al covid 19, riceve luce dalla Madre di Dio, dal suo
percorso spirituale, dal suo destino di gloria: un cammino e una meta che
possono e devono diventare, in qualche modo, il nostro stesso cammino e la
nostra stessa meta. Credo che la presenza della nostra Madonna dello Sterpeto
nella nostra città mariana potrà risvegliare in noi il desiderio di farci
riconquistare dall’Amore di Dio in un momento storico che sta segnando la vita
di ciascuno con momenti di precarietà;
in questo ritornare a Dio, la Vergine Maria diventa per noi la Madre e
Maestra di vita».
Un
mese di Maggio, ma soprattutto un atto di devozione verso la Madonna dello
Sterpeto che non potremo dedicare allo stesso modo delle altre volte, in che
modo potremmo noi tutti far sentire la nostra vicinanza alla Madonna dello
Sterpeto?
R:«
Penso che sia necessario
spiegare cosa s’intende per “devozione”. e mi faccio aiutare da un grande
santo, San Luigi Maria Grignion di Montfort. Egli parla di vera devozione, di
quella cioè in cui Maria è la via perfetta, santa, sicura, facile del cammino
spirituale per raggiungere Cristo, il fine ultimo della vita ascetica e
spirituale. San Luigi M. Montfort chiede una devozione tenera, cioè devozione
sensibile e affettiva, capace di toccare il cuore e di cambiare la vita.
Siccome l'amore a Maria deve condurre a vivere secondo il vangelo, la devozione
tenera è vera devozione: unisce a Cristo e garantisce un innegabile percorso di
santificazione.
La
vera devozione è tenera, e Montfort spiega: l'anima si rivolge a Maria
"come ad una madre, in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni cosa: nei dubbi
per essere illuminata, nei traviamenti per ritrovare il cammino, nelle
tentazioni per essere sostenuta. In poche parole, l'anima si rivolge a Maria
abitualmente, in tutti questi malesseri, spirituali e corporali, senza timore
di importunare questa buona Madre e di dispiacere a Gesù Cristo".
In
questo Maggio 2020 -come è noto- le modalità saranno diverse, in ottemperanza
alle indicazioni dei nostri vescovi italiani che attuano i decreti della
Presidenza del Consiglio. Le celebrazioni saranno a porte chiuse e solo con
alcune persone autorizzate per il servizio liturgico e la gestione della
sacrestia, ma tutta la vita liturgica e di preghiera che si svolgerà
all’interno della Basilica di Santa Maria, sarà trasmesso in diretta tv e
dunque i fedeli potranno vedere, ascoltare e partecipare alla preghiera,
traendo benefici per la propria vita spirituale. I nostri sacerdoti, diaconi e
seminaristi hanno preparato anche un sussidio catechetico (che si potrà
scaricare dal sito web della Basilica
www.basilicasantamariamaggiorebarleletta.it) dove, attraverso un itinerario
quotidiano, chiederemo alla Vergine Maria, esperta in convivialità familiare,
di insegnarci a seguire Gesù, partendo dalla Casa di Nazareth, attraversando
quelle della Galilea e della Giudea, fino alla nostra città di Barletta e dopo
averlo seguito, ad accoglierlo nelle nostre case affinché la Sua presenza le
trasformi in dimore di pace e di perdono, di fraternità e di comunione, di
speranza di gioia, di preghiera e di salvezza».
Quali
saranno i vari momenti che scandiranno questo mese di maggio?
R:«
Tre momenti durante la
giornata. Alle ore 8 la Santa Messa con la presidenza di sacerdoti barlettani o
in servizio pastorale a Barletta. Ore 17.30 il Santo Rosario e alle 18.00 la
Santa Messa presieduta dai parroci con alcuni rappresentanti della parrocchia
che serviranno per l’animazione liturgica. Concluderemo la giornata alle ore
21.30 con la preghiera del Santo Rosario animato ogni sera da un sacerdote».
Don
Francesco con la memoria vorrei tornare per un attimo alla notte del Venerdì
Santo, cosa si porterà dentro di quel momenti,
di quei passi che hanno scandito il cammino tra la Cattedrale e via
Romania?
R:«
Il Signore è stato buono
con me per aver permesso che proprio io vivessi quei momenti intensi di
preghiera e silenzio. Porterò sempre nel mio cuore la grande responsabilità di
aver rappresentato tutti i sacerdoti e il popolo di Dio. In particolare porterò
nel mio cuore il ricordo di tantissimi che raggiungendomi con messaggi si
affidavano a Gesù eucaristico mediante la mia preghiera. I passi non erano solo
i miei ma di un popolo che ha sempre camminato percorrendo la Via, la Verità e
desiderando la Vita: Gesù».
Cosa
ha rappresentato quel 10 aprile di questo 2020 per la città di Barletta e in
particolar modo per la Barletta cristiana?
R:«
Certamente oltre il
grandissimo valore spirituale, come accennavo prima, c’è anche un momento che
passerà alla storia con la rinnovazione del voto del 1565 da parte del Sindaco
dott. Cannito, sottoscritto anche dall’Arcivescovo Leonardo, da me e dal priore
dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento in San Pietro, l’avvocato Gaetano
Lacerenza. Sono i quattro elementi che hanno costituito l’antico voto e che
oggi l’hanno rinnovato per tutta la comunità cristiana e cittadina di Barletta».
Don
Francesco, chiudo chiedendogli, qual è il suo personalissimo auspicio per i
giorni che le nostre comunità affronteranno in futuro?
R:«
All’inizio dell’itinerario
quaresimale siamo stati condotti dallo Spirito a vestire la debolezza di
Cristo, perché possa apparire con nitidezza che quello che vi è di buono viene
da lui. Deve fare riflettere il fatto che gli avvenimenti abbiano «ridotto» –
si fa per dire – noi preti a un temporaneo silenzio: noi tutti Popolo di Dio –
pastori e fedeli – oggi siamo invitati a porgere orecchio al Signore, che vuole
parlare al nostro cuore, facendoci passare attraverso un’esperienza che attende
di essere illuminata dalla sua Parola. È questo che la gente si attendersi da
noi. È qui che potremo e dovremo recuperare appieno il nostro compito di umili
ripetitori dell’unico Maestro: aiutare i piccoli ad «accendere» la luce delle
Scritture per cogliere quello che il Signore sta dicendo alla Chiesa.
L’esperienza
che condivido con il popolo che mi è stato affidato riporta alle radici della
vita e del Vangelo: così come non ci siamo dati la vita da noi stessi, allo
stesso modo non possiamo darci la salvezza. Dalla fine della seconda guerra
mondiale questa è forse la prima volta che la nazione intera percepisce di
essere sottoposta a una minaccia che potrebbe essere fatale; inoltre il nostro
Paese già guarda con sofferenza le conseguenze sul piano economico. Certamente
dovranno cambiare tante cose, a partire dal modo di pensare la vita e le
relazioni. Lo stupore per la vita e la salute preservata, pur non avendo alcun
merito rispetto a chi sarà stato vittima del virus, dovrebbe spingere a una
vera conversione. Sant’Ignazio, al termine dell’itinerario della Prima
settimana degli Esercizi spirituali, invita l’esercitante, finalmente
consapevole della benevolenza di Dio, a porsi dinanzi al Crocifisso e a
domandarsi: che cosa posso fare per te, che hai fatto tanto per me? Bisogna aiutare ognuno a vivere intensamente
questa esperienza di pericolo e di salvezza: essere salvati è un dono».