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La Voce Grossa di…Marco Ligabue(intervista):«Essere fratello di Luciano? Per affermarmi ho sudato più delle sette camicie»


Piero Chimenti - Marco Ligabue, fratello del celebre Luciano Ligabue, lo scorso 8 aprile ha pubblicato il suo primo libro dal titolo “Salutami tuo fratello”. Il filo conduttore del libro, che si divide in 33 'cronache' è la musica che si mescola nelle vicende di Correggio, tra i ricordi della sua gioventù e racconti della famiglia. Ma Marco non si ferma solo al libro, con la pubblicazione della sua prima raccolta "Tra via Emilia e blue jeans", ricco di sorprese per i fans, preludio della sua grande voglia di risalire sul palco e cantare le sue canzoni.

"Salutami tuo fratello" è nato durante il lockdown. com'è nata l'idea e quanto questo periodo d'isolamento ti ha aiutato?
R:«Il libro sinceramente non era in programma, perché neanche pensavo di essere in grado di scrivere un libro. In realtà c'è stato un giornalista amico Paolo Di Vincenzo, che mi conosce bene, mi ha detto che ho fatto riflettere sul fatto che nella musica ho vissuto un'esperienza molto singolare: prima da fan, poi addetto ai lavori collaborando con Luciano, da musicista, chitarrista e autore, poi da cantautore, sono il fratello di una grande rockstar e quindi ho vissuto la musica da tante angolazioni diverse. Questa è stata la scintilla che mi ha messo lì a scrivere questi miei racconti, questi capitoli, c'ho preso gusto, il lockdown è stato decisivo perché mi ha messo tanto tempo a disposizione dato che sono alle prime armi, il mio primo libro, ed infine eccolo qua "Salutami mio fratello"».




Parafrasando una strofa di una canzone di Gianni Morandi, presente nel tuo libro: "Uno su mille ce la fa, ma quanto è dura la salita" ad avere un fratello come Luciano che fa il tuo stesso lavoro?
R:« In generale è stata una fortuna avere un fratello così, mi ha buttato nella musica, ha fatto crescere nella musica, mi ha dato tanti spunti, mi ha fatto crescere come musicista perché lui è bravissimo in questo. Mi ha fatto cuccare tante ragazze il fatto di essere fratello di Ligabue, diciamola tutta. Ci sono altri aspetti 'negativi', soprattutto quando mi sono lanciato come cantautore, con lo stesso cognome vivo di un forte pregiudizio. Questo vale per me così per tutti gli altri fratelli famosi o figli famosi. C'è un pregiudizio rispetto a parenti o parentele famose e quindi devi lottare più degli altri, devi sudare molto di più delle sette camicie. Ho capito che solo facendo canzoni sempre più belle, facendo concerti più carichi, più emotivi, più centrati e di grande intensità col pubblico. Solo in questo modo il pregiudizio pian piano se ne va».

In una recente intervista hai suddiviso la tua vita in fasi: 20 anni hai vissuto stile Blue Brother, 30 anni I Rio, 40 anni cantautore. Adesso coi 50 anni che fase inizia per te?
R:«Ma guarda, non lo so perché la vita è imprevedibile, così come imprevedibile è stato questo libro, è stato imprevedibile che cantassi a 40 anni, nulla era programmato. Siamo delle palline da flipper, ci buttiamo, nel mucchio ce la giochiamo, facciamo del nostro meglio di giocarci la nostra partita e poi la pallina ad un certo punto va in strade che non ti aspetti. Spero che la vita mi sorprenda come ha fatto in questi primi 50 anni».

Per te che sei cantautore, quindi abituato ad essere sintetico nei testi, quale difficoltà hai avuto nell'aprirti nelle 33 "cronache" del libro?
R:« Questa forse è stata la parte più stimolante, proprio perché da tanti anni scrivo canzoni, ma la canzone vive di sigle: piccole frasi che devono raccontarti il mondo in 4-5 parole, frasi, 'piccoli quadretti', ogni ritornello, ogni strofa. Qua invece con foglio bianco, con tante pagine a disposizione, c'è la possibilità di raccontare di più. Mi sono appassionato a descrivere i boschi, i luoghi, perché ce li avevo presenti davanti ai miei occhi, su dove sono vissuto, ma volevo farli rivivere, immaginare a chi avrebbe letto il libro. Potevo rivivere i discorsi tra persone, che è difficile nelle canzoni. Ho potuto, soprattutto approfondire i miei sentimenti, paure, gioie, dolori, imbarazzi, entusiasmi che fanno parte della nostra situazioni, col libro avevo delle pagine, tante righe per poterle raccontare».




Oltre al libro ti sei dedicato alla musica con la pubblicazione a fine 2020 di “Tra via Emilia e blue jeans”. Come mai hai deciso di fare 6 ghost track? Cosa c'è di te in questo lavoro?
R:«”Tra via Emilia e blue jeans” è la mia prima raccolta discografica, perché ho fatto diversi album, uno con Taver, quattro coi Rio, tre da solista, più tanti singoli ed i cinquant'anni sono stati l'occasione giusta per raccogliere le canzoni più significative dei vari percorsi. Però mi piacciono gli album corti, non sono fan per gli album troppo lunghi e quindi avevo trovato questa formula di inserire undici pezzi da inserire nella scaletta ufficiale perché volevo proprio che fosse bella densa, concentrata com'è stata la mia vita. Poi però mi dispiaceva a lasciare fuori altre canzoni e così ho detto: "visto che c'è ancora qualcuno appassionato, che ha ancora voglia di acquistare un oggetto fisico, il cd, od addirittura il vinile, che hanno anche superato la vendita del cd, allora ho provato questa formula delle tracce nascoste per dare altre sei sfumature e premiare chi piace farsi coccolare dalla musica, vuole scoprirne un po' di più ed ho potuto allargare un po' la scaletta».

Quali sono i tuoi progetti futuri?
R:«Non vedo l'ora di ritornare a fare i concerti, perché dopo 15-16 mesi che si fa fatica a salire sul palco, mi manca tanto. Intanto mi tolgo un po' di voglia andando in giro a fare presentazioni del libro. Sono circa 10-15 che ne stiamo programmando. Sarà un modo per ricominciare a girare l'Italia, portare in giro il racconto di questo libro. Porterò anche la chitarra, quindi ci sarà modo di cantare qualche canzone. Speriamo che sia il preludio di un luglio-agosto e settembre di concerti come sempre. Colgo l’occasione per mandare un abbraccio e un saluto a tutti i lettori della Voce Grossa».

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