La Voce Grossa di…Renato Ciardo(intervista):«Essere figlio di Gianni Ciardo? C’è chi dice che “…è meglio lui…” c’è chi dice “…sei meglio tu…”
Piero Chimenti - Abbiamo il piacere di ospitare sulle pagine de La Voce Grossa, Renato Ciardo, cantante ed attore, componente della Rimbamband, che ha avviato ormai da anni una proficua carriera da solista, lanciando celebri tormentoni come “Ciaddì”, ci ha raccontato con la sua consueta leggerezza, come nascono i suoi tormentoni e del rapporto con la notorietà del padre, Gianni Ciardo.
Figlio di Gianni Ciardo, quali sono i punti in comune e cosa ti differenzia dalla comicità di tuo padre?
R:«C'è da dire che ho imparato molto dal periodo che ho passato con lui. Ho 47 anni, papà 72 anni quindi sin da piccolo ho iniziato, grazie a lui, a calpestare le tavole del palco. Sempre grazie a lui ho conosciuto molti nomi dello spettacolo e del cinema ecc. Lui dice sempre che mi ha concepito apposta, perché se avesse saputo che avrei trovato il posto alla posta mi avrebbe prelevato direttamente dallo sportello a calci in culo. Il mio primo film, per la Rai, l'ho fatto a 8 anni dove interpretavo mio padre quando era piccolino. Dopodiché ho continuato con la musica, con la tv, con la radio. Mio padre mi ha dato molto, ma ho messo molto anche del mio. Molti mi dicono: "ma tuo padre è un'altra cosa", ma parliamo anche di epoche diverse, lui ha fatto la fine degli anni '70, inizi degli '80, oggi siamo nel 2021 e non è neanche facile far venir fuori quello che magari hai dentro, ti parlo anche dell'arte, perché c'è molta concorrenza spietata, quella che magari non c'era 40 anni fa. Essere il figlio di Gianni Ciardo, diciamo che è un'arma a triplo taglio, perché come ho detto prima, molti dicono: "vabbè ma lui è meglio", altri invece: "no ma sei meglio tu", è come se diventasse una gara, quando in realtà non lo è. Non è colpa mia se sono figlio suo...».
Dopo oltre 10 anni della Rimbamband, come mai hai deciso negli ultimi anni di fare la carriera da solista?
R:«Quando sono entrato nella Rimbamband facevo già delle cose mie. Prima della Rimbamband, facevo parte di una tribute band dei Beatles di Bari: Quarryman con la quale abbiamo lavorato insieme per 10 anni. Siamo stati all'Abbey Road Studios, perché abbiamo vinto il primo premio come miglior tribute band ad un Beatles day che si teneva a Brescia. Il premio consisteva ad un'andata all'Abbey Road Studios dove hanno inciso Joe Cocker, Pink Floyd, Stevie Wonder, ed aver conosciuto Julia Baird, la sorellastra di John Lennon, che ci ha portato al Cavern club. Una volta che fai tutte queste cose, cazzo fai? i Beatles questi sono. Contemporaneamente ho conosciuto Raffaello della Rimbamband, che mi ha chiesto di far parte del gruppo, portando dietro quello che io ho sempre fatto, quindi: il musicista, l'attore, il comico, l'imitatore ed ho portato nella Rimbamband quello che sono. Come solista, sono ormai 5 anni che giro col mio spettacolo che inizialmente è nato come 'Solo Solo', perché la gente era ormai abituata a vedermi con la Rimbamband ed ancor prima con Quarryman e con Silvia, che è mia moglie nonché mio autore, abbiamo deciso di mettere su questo spettacolo che mi da libertà a 360° e di raccontare quello che è il barese».
"Ciaddì" è ormai il tuo marchio di 'fabbrica'...
R:«Ciaddì l'ho scritto 5 anni fa, sempre a quattro mani con Silvia De Sandi. E' nata per caso perché prima vivevo a Japigia, nel quartiere di Bari, e per caso stavo fuori al balcone ho sentito uno che dice: "oh staffa, tappò, ciaddì". Noi baresi quando parliamo sembra che dietro ci sia uno con la cassa della batteria che porta il tempo. Questo tormentone è nato per caso, che è diventato appunto Ciaddì, che è stato cantato anche da Rocco Siffredi, perché Malena che è pugliese, di Gioia del Colle, andò là con questo tormentone e Rocco disse: "perché non facciamo un video?". Il video che mi fu mandato e fui scioccato e dissi: "Mo anche a Rocco Siffredi è arrivato"».
Quindi sei diventato una star?
R:«No vabbè che star. Per arrivare a dire star devo come minimo vincere l'Oscar. Mi reputo una persona fortunata che nonostante questo periodo maledetto del Covid, si da fare. Mai fermarsi».
Ciaddì poi è diventata anche una serie tv...
R:«Ciaddì è diventata una serie tv che è andata in onda su TeleBari, che ho postato sulla mia pagina Facebook e Youtube dove metto in evidenza personaggi baresi, dal cozzalo, al commercialista che è di Poggiofranco, la zona più o meno “in” di Bari, al dj che parla con una dizione, cadenza particolare che quando torna a casa la mamma gli chiede: "Scusa ma perché parli così?" e lui risponde: "Parlo così perché faccio il dj". E' per dire quello che siamo, perché mette in evidenza quello di Japigia, quello di Poggiofranco e quello di Madonnella che ho frequentato esclusivamente per il 'radical chic'. C'è un altro tormentone 'Tengo la susta', che ti consiglio di vedere su Youtube. Tra gli altri brani, ho preso spunto anche da George Michael, poverino, come se fosse di Bari e l'ho fatto diventare Giorgio Michele con due parodie dei suoi storici brani che si possono trovare sempre su Youtube».
Attore di teatro ed anche compositore di canzoni come Joe talebano e Ciaddì. Dove prendi ispirazione per i tuoi testi scanzonati?
R:«Con Joe Talebano, metto in evidenza quello che è successo a molta gente che purtroppo in questo periodo si è trovata senza lavoro. I miei brani mi vengono, dipende anche dai periodi. Sempre con Silvia ci confrontiamo e diciamo: "sarebbe bello se questo pezzo diventasse così..". Ci sono molte parole, molti termini, delle canzoni che alla fine ti portano alla lingua morta che è del dialetto barese, specialmente molti brani inglesi o americani. Per esempio la canzone di George Michael, Last Christmas è diventata 'Lassa a Cristian'. La stessa cosa avviene per tantissimi altri brani».
Quali sono i tuoi progetti futuri?
R:«Riprendo dal 4 ottobre, su TeleBari e su RadioBari, per il quarto anno, la trasmissione che è Ciardatano, che si può trovare anche sulla mia pagina Facebook, poi serate - sperando che si sblocchi questa maledetta situazione dei teatri - anche perché diventerà sempre più complicato fare spettacoli all'aperto e spero si vaccinino soprattutto chi fa questo mestiere e poi gli altri che vorranno stare al teatro. Sappiamo che ormai o hai li green pass... Greenpass non è biglietto gratis, perché molta gente inizialmente, mi ha scritto: ''ma scusa tu ce l'hai?''nel senso: 'domani posso accedere col pass che mi dai tu?' Per dire che stiamo frecati, ma molto. Se c'è gente che ti scrive per chiederti queste cose vuol dire che non è colpa neanche del virus».
Un saluti a tutti i lettori de La Voce Grossa e mi raccomando che sia sempre più Grossa la Voce.