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La Voce Grossa di…Antonio Stornaiolo(intervista):« E’ bello sapere che con Toti&Tata ci sono due-tre generazioni cresciute con loro...»


Piero Chimenti - Ospite della Voce Grossa, Antonio Stornaiolo. Il comico, ormai barese di adozione, insieme ad Emilio Solfrizzi ha dato vita al duo comico Toti&Tata, un duo, anzi un trio, in cui faceva parte dietro le quinte un tal Gennaro Nunziante. Antonio Stornaiolo, durante la nostra chiacchierata, ci ha parlato dell'origine del loro successo e di come con i loro personaggi come Mazza&Panella, Minopausa e Kiavik, abbiano cresciuto 2-3 generazioni di fans con cui ancora oggi c'è uno scambio di affetto incondizionato col pubblico. In conclusione dell'intervista Antonio Stornaiolo, ci ha svelato i suoi progetti estivi che lo vedrà nei teatri italiani, con tappa in Puglia, sempre accanto al suo amico Emilio Solfrizzi.

Con Solfrizzi hai conquistato il successo con Toti&Tata. Vi aspettavate questo successo?
R:«Non solo con Solfrizzi, ma anche con Nunziante perché il duo era un trio in realtà. In realtà è stato un successo regionale. Si, in fondo ce l'aspettavamo. Magari non proprio dall'inizio, ma dopo aver marciato, aver visto un po' quello che stavamo combinando, abbiamo capito che in fondo un tocco di novità c'era in quello che facevamo. Le reazioni iniziali del pubblico e dei telespettatori erano di grande gradimento. Dopo “Filomena Coza Depurada”, abbiamo capito che la strada era quella giusta ed abbiamo proseguito. Sapevamo di far breccia nei pugliesi e da allora si è stabilito un rapporto meraviglioso che va oltre l'aspetto spettacolistico. Forse, lo dico senza falsa modestia, abbiamo uno dei pubblici più affezionati a degli artisti, rispetto agli altri. Ci vogliono un sacco di bene e noi vogliamo un sacco di bene a loro, perché senza di loro non saremmo nulla».

Come mai tale unione si è interrotta fino al 2011?
R:«No, in realtà è successo qualcosa solo alla fine del secolo intorno al '99-2000, ma è una cosa che ha riguardato tutti e tre per diverse esigenze di espressione. Credo che sia stato una cosa naturale e credo che sia stato anche giusto, perché ognuno ha potuto fare la sua strada, in totale libertà per un po'. C'è stato anche qualche screzio, è inutile negarlo, però tutto è rientrato perché alla base c'è un'amicizia totale che riesce a vincere su tutto. Però era necessario che Gennaro incominciasse a lavorare sulla sua scrittura, anche per altri. Emilio da sempre aveva questa inclinazione non solo come comico, ma anche nell'interpretazione del ruolo attoriale. Lui mi disse agli inizi del secolo, con molta ironia: "Voglio cambiare format, voglio diventare Dustin Hoffman". Io gli dissi: "No, non voglio diventare Dustin Hoffman, sono pigro, sto benissimo a Bari. Già una volta in vita mia mi sono spostato da Napoli a Bari. Non sono abituato ai cambiamenti, voglio rimanere con la mia famiglia io rimango qua a Bari. Vai tu e fammi sapere quello che succede". E' andata così, tutto molto libero, tutto molto schietto e naturalmente chi ha avuto il coraggio di fare il grande passo ha raccolto di più. Oggi che siamo tornati insieme, siamo più uniti di prima perché nessuno si è negato nulla. Non è come quei rapporti matrimoniali, che ad un certo punto inizi a rinfacciare all'altro. Noi non abbiamo nulla da rinfacciare nulla all'altro, oggi più che mai siamo schietti. Quando andiamo in scena, non c'è serata in cui non ridiamo più noi per le cazzate che facciamo, che il pubblico perché stiamo benissimo insieme, questa è la verità. Adesso abbiamo un'età, un avanzamento di carriera, siamo così formati e maturi, che oggi tutto ciò che facciamo è gioco. Quando è gioco, è irresistibile, noi scavalchiamo le montagne perché scatta un meccanismo, forse il pubblico comprende perché lo eccita, diventa molto eccitante per il pubblico sapere di fronte due teste fresche che ridono di loro e per loro»


Nel 2007 hai dato vita ad Antimedia quali obiettivi ti poni con questa realtà?
R:«Non solo Antimedia, ho diverse società che si occupano di comunicazione. Ho un quotidiano online omonimo, ho una serie di altre attività. Come Emilio e Gennaro, anch'io ho dato fondo a tutta la mia creatività. Sono uno che non sa stare fermo, soprattutto che non sa fare solo una cosa ma faccio un sacco di cose. Tra tutte le cose che sento di fare è il presentatore, una cosa che ho molto coltivato in questi anni che mi ha portato bene. Adoro stare in scena, ma con quelli fidati come Emilio così come adoro fargli da spalla, stargli affianco. Provocarlo come una solo un'abile spalla sa fare, produce in lui delle reazioni spontanee così forti e così divertenti che quando andiamo in scena moriamo dalle risate. Quindi mi occupo di comunicazione a 360 gradi e vivo bene. Vivo bene, senza ansie, senza stress, tipo adesso che sto camminando in Via Sparano e sto prendendo un po' di sole che fa bene a cucire la vitamina D. Non ho mai richiesto l'impossibile, vivo nella mia bolla totalmente dimensionato. Se c'è un sentimento che non ho mai provato in vita mia è quello dell'invidia e credo che lo stesso valga per Emilio e Gennaro. Gennaro è equilibratissimo, nonostante ad oggi sia il regista che ha incassato di più del cinema italiano, però ha una misura delle cose assolutamente straordinaria. Così come Emilio, che come attore adesso è capocomico per la compagnia Molière del teatro Quirino di Roma, quando non lavora col sottoscritto. Adesso è in giro per l'Italia, passa da teatri di grandi città come Torino, Milano, Bologna, poi arriva il culatello della Romagna, Cortona, sai tutti quei paesi con la neve. Lui si fa queste tournée, ma so che è il succo della sua vita, so che il sacrificio per la scena, lo fortifica e gli dà gioia. Tutti e tre siamo felici, e questa felicità cerchiamo di passarla ad un pubblico che è pieno di problemi, soprattutto in questo momento. Si esce da un casino e si entra in un altro: dal covid, adesso passiamo alla guerra; dalla guerra passiamo alle bollette che non ci sono soldi. Noi cerchiamo di essere uno svago. Non vogliamo essere professori, non vogliamo essere maestri, vogliamo essere saltimbanchi, far ridere il pubblico però con leggerezza mai con superficialità. Un'altra nota dolente di questo trio, è che siamo sposati da più di 20 anni e rimaniamo sposati. Le nostre mogli sante subito, però è un altro accento di come la nostra vita sia semplice. Questa semplicità la auguriamo agli altri. Non ci siamo montati la testa, non ce la siamo smontata. Siamo così come ci vedono e questo secondo me fa la differenza».

Dopo di voi sono nati nuovi comici pugliesi come Pio&Amedeo, vi sentite un 'padri fondatori' della comicità pugliese?
R:«Non ci sentiamo fondatori di nulla, se non del fatto di essere stati i primi a capire che il dialetto pugliese non era solo una lingua di scambio, e quindi una lingua popolare parlata per strada, ma anche una lingua capace di poter attaccare-sorvegliare il potere. Noi all'inizio usavamo la satira come un'arma molto affilata. Dietro tutte le cose che abbiamo fatto, c'era sempre un profondo significato fortemente voluto da Gennaro (Nunziante ndr). Non ci sentiamo padre o figli di nessuno. Crediamo di essere stati, pur rispettando il lavoro degli altri, a modo nostro molto originali sia quelli che ci hanno preceduti sia quelli che sono arrivati dopo. Noi siamo una 'bolla particolare', quello che abbiamo fatto non era mai fine a se stesso, aveva sempre uno scopo, un significato: la voglia di svelare quello che non funzionasse, o la voglia di accompagnare il pubblico a fare delle riflessioni. Non siamo mai stati superficiali. Siamo stati leggeri, molto leggeri, lo siamo ancora oggi. Abbiamo stima per tutti gli altri, ma crediamo di essere stati degli anticipatori nell'unire la forma al contenuto».


Avete cresciuto generazioni di ragazzi…
R:«Abbiamo cresciuto più di una generazione. Dici bene. La frase idiomatica con la quale spesso ci fermano per strada per salutarci è: "noi siamo cresciuti insieme a voi". E' divertente, è bello sapere che ci sono due-tre generazioni di ragazzi e ragazze che sono cresciuti con Mazza e Panella, Mino Pausa, Piero Scamarcio e Lo Scippatore di Emozioni, Kiavik (mica lo possiamo dimenticare)».

Progetti futuri?
R:«Adesso abbiamo fatto sfogare bene bene il Covid e da aprile-maggio ce ne andiamo in giro per l'Italia, con due nostri spettacoli. Saremo a Torino, Bologna, Modena, Milano, probabilmente Lugano, e ad ottobre andiamo a Roma. Adesso stiamo cercando di portare il verbo Toti e Tata urbi et orbi. L'abbiamo fatto gli anni scorsi, ma adesso stiamo cercando di andare anche fuori. Devo dire che oltre ad avere una valanga di pugliesi che vengono a teatro, colorano d'azzurro come il colore dei nostri mari, anche il pubblico non pugliese gradisce molto questo gioco di coppia e questo fa ridere. La tv è un po' in crisi, ed è un modello difficile da riproporre, il cinema manco a parlarne perché è sotto gli occhi di tutti la crisi che sta vivendo, per i social siamo un po' grandicelli ma ci piace comunque frequentarli. Quello che ci resta è il teatro che consideriamo una fortuna perché il rapporto diretto col pubblico».


E in Puglia?
R:«Questa estate ci proporremo in Puglia, con l'ultimo spettacolo che si chiama Tutto il mondo è un palcoscenico, nel quale raccontiamo Shakespeare spiegando perché diventò così famoso ai suoi tempi e perché ancora oggi è così attuale. Viene fuori una roba di 90 minuti, si ride tantissimo. Si ride molto però alla fine il pubblico va via con 3-4 informazioni importanti su questo grande poeta».

Un saluto sentito per tutte le lettrici ei lettori della Voce Grossa. Faccio gli auguri anche da parte di Kiavik Solfrizzi, di Mino Pausa, Scippatore di emozioni, di tutti noi buona lettura. Buona Voce Grossa a voi.

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