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Ridateci Giuseppe Povia e la sua musica anticonformista


Nicola Ricchitelli – Quando nel 2009 Giuseppe Povia si presenta a Sanremo con il brano “Luca era gay” l’artista di origini biscegliesi ma nato a Milano aveva alle spalle la vittoria del festival di Sanremo nel 2006 – con il brano “Vorrei avere il becco” - ma soprattutto un successo davvero difficile da decifrare con la canzone “I bambini fanno "ooh...", una canzone che ai più sembrò banale e semplicemente orecchiabile, ma che solo chi vuole vedere un senso oltre le apparenze avrebbe capito la potenza di quel testo.

Quando Giuseppe Povia si presenta al festival di Sanremo del 2009, aveva il vento in poppa, si era costruito mattoncino su mattoncino il suo successo, e lo fa da cantautore, una veste non facile da indossare in questo nostro strano paese, decide in qualche modo di complicarsi la vita, ma lo fa soprattutto perché il suo istinto dice di far così, a naso senti che non c’è nulla studiato a tavolino, se anche tu sei una voce fuori dal coro, capisci che lui in quel momento non lo fa per cercare consenso, ma soprattutto sul palco dell’Ariston porta una sua idea e un suo modo di essere, e questo lo capisce anche uno che si chiama Paolo Bonolis.

Le idee non sono mai giuste o sbagliate, ma semplicemente si dividono in condivisibili e non, ma non in un paese come il nostro dove ci sono solo idee o giuste o sbagliate.

Io non penso che Giuseppe sia anticonformista, è solo e semplicemente un artista che scende in strada e vede la realtà che ci circonda, lì dove ci sono pensieri che nessuno vuole raccontare ma che lui ha sempre cantato, perché in fondo che significa essere anticonformista? Per caso far parte di una realtà sognata ma che non esiste…?


La musica di Povia che vi piaccia o no fa parte della storia musicale del nostro paese, e che vi piaccia o no ha sempre raccontato qualcosa, ha avuto un peso, più di tante canzonette dei tanti rapper su cui ora vi fate le seghe, e quando lui cantava “Luca era gay” cantava tante cose e tanti concetti, cantava soprattutto libertà, quella che in tanti vogliono ma che nessuno è disposto a riconoscere manco al miglior amico.

Ma ora fatemi tornare indietro al 2009 e all'inizio dell’articolo, quando a Sanremo ho ascoltato “Luca era gay”, lui Giuseppe Povia è stata la speranza di un cantautorato che finalmente tornava ad essere graffiante, capace di stravolgere le coscienze, ridateci Giuseppe Povia, è più vero dei rapper cresciuti nelle strade ma che siedono alle sfilate di Gucci, ridateci la musica di Povia, la sua musica è voglia di suonare ma anche si scrivere, la sua musica è voglia di non voltarsi dall'altra parte, la sua musica è voglia di denuncia, la sua è una voce che non va zittita, in un paese che pensa di essere democratico la sua musica sarebbe forse da studiare sui libri di storia.

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