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La Voce Grossa di…Roberto Scarnecchia(intervista):«Barletta? È stato un qualcosa di fantastico…merita il calcio che conta…tornerò un giorno a tifare con i tifosi biancorossi…»


Nicola Ricchitelli – Quando pensi a Roberto Scarnecchia il ricordo si divide, lo si ricorda con la maglia della Roma quando in panchina prendeva direttive da quel tal Nils Liedholm:«… per ogni romano, per ogni ragazzo che nasce a Roma, penso che quello è il sogno che coltiva dentro di sé… il sogno di giocare con la maglia della Roma», poi arrivarono le maglie di Napoli e Pisa, e quindi quella del Milan – dove ancora si ricorda un suo goal decisivo nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l’Inter nella stagione 1984/85 - ma soprattutto ci sono due colori che hanno fatto di Roberto Scarnecchia Scarnecchia un ricordo indelebile…quel ricordo porta alla città che il Cavaliere che batte sul petto consacrò alla storia…lì dove si fonde il bianco e il rosso…quella città si chiama Barletta:«… Barletta è stato qualcosa di fantastico, è un qualcosa che ti porti dentro e che mi porto ancora oggi dentro…».

Roberto innanzitutto benvenuto sulle pagine del nostro giornale, come stai?
R:«Grazie ragazzi di questo invito, sto molto bene e spero anche voi tutti».

In tanti ti ricordano su un prato verde, oggi vivi la cucina di un ristorante, chi è oggi Roberto Scarnecchia?
R:«Oggi Roberto Scarnecchia è uno chef, lo è da trent’anni circa, con un buon background e con tanto studio, anche se in realtà non ho mai smesso di studiare, posso dire che sarò chef fino alla fine dei miei giorni. Chi è oggi Roberto Scarnecchia? Uno chef, uno chef stellato visto che ho anche una stella Michelin, uno che fa un lavoro che lo gratifica».


Quanto ti manca la vita da calciatore?
R:«Posso dire che la vita da calciatore non mi manca, o forse mi manca relativamente, nella vita si cresce, si cambia stile di vita, anche se la testa e la mentalità rimangono quelle e crescono e migliorano con l’età…»

Soprattutto cosa apprezzi della vita di oggi?
R:«La vita di oggi è la stessa che vivevo quando ero calciatore, c’è una preparazione, una sfida con l’avversario che oggi sono i clienti, c’è sempre quell’ora e mezza di massima concentrazione nel momento in cui in sala hai dei clienti seduti, c’è l’infinita ricerca che ti può portare a fare meglio quando giochi la tua partita in cucina, ed è un po’ come quello che accadeva sul campo…la cucina è come il campo di calcio, sono due vite parallele che in fondo per un qualche destino si incontrano».

Dire Roberto Scarnecchia significa dire Roma, la maglia giallorossa…ma per te cosa ha significato indossare la maglia della tua città?
R:«Per ogni romano, per ogni ragazzo che nasce a Roma, penso che quello poi è il sogno che coltiva dentro di sé, il sogno di giocare con la maglia della Roma, io l’ho indossata per sei anni, e per me averla indossata è stata una grande soddisfazione, un regalo che pochi eletti hanno, quando ci penso ancora mi emoziono, ho indossato la maglia della mia città, ho indossato la maglia della Roma, anche se poi la mia carriera ha preso altre destinazioni…».


C’è un qualche rimorso o rammarico legato alla tua esperienza romana?
R:«Sono andato via nell’anno dello scudetto, anche se poi me lo sento cucito anche sul mio petto visto che sei mesi li ho giocati in quella squadra, alla fin fine quello scudetto è stato il lavoro di anni e non solo di quell’anno, ed io c’ero, purtroppo non si può prevedere il futuro, anche perché c’era da pensare alla carriera».

Poi arrivarono Napoli ma anche il Milan, che esperienze sono state per te?
R:«Napoli, Pisa e Milan sono stati pezzi importanti della mia carriera, e della mia vita, basti pensare che i miei figli sono milanesi, quando hai avuto la possibilità di indossare queste maglie non puoi che essere orgoglioso di te».

Di Roberto Scarnecchia si parla molto anche a Barletta, il tuo nome è legato in maniera indissolubile ai colori biancorossi…innanzitutto ti chiedo se un giorno ti vedremo in curva a tifare accanto ai tuoi ex tifosi?
R:«Barletta è stato qualcosa di fantastico, è un qualcosa che ti porti dentro e che mi porto ancora oggi dentro, arrivai a Barletta dal Milan, di solito si va da sud verso nord, di solito si sale dalla categoria inferiore, io scesi dalla A alla C, feci il percorso inverso, fu una decisione di vita, legai molto con il presidente Di Cosola, ci conoscemmo al calciomercato e decidemmo di affrontare questa avventura insieme, sicuramente ci tornerò per tifare al loro fianco affinché tornino a giocare il calcio che conta…».


Cosa significa per te la città di Barletta?
R:«La Città di Barletta è un po’ la mia seconda città, anche se per me Roma, Napoli, Milano e Pisa sono un'unica città, la mia città alla fin fine è l’Italia, tutte le città dove ho vissuto sono la mia città e conservo un gran ricordo di tutti i loro tifosi…».

Cucina e calcio, su quale strada vedi il tuo futuro?
R:«Il mio futuro si dividerà tra calcio e cucina, sono un executive chef e sto programmando nuove aperture, anche se non nego che mi piacerebbe accettare qualche proposta di panchina, magari chissà potrebbe essere un giorno a Barletta o in qualche altra piazza, il calcio sarà sempre importante nella mia vita e non toglierebbe nulla ai miei impegni di executive chef».

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