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La Voce Grossa di…Gianni Ciardo(intervista):«La mia carriera? Ho fatto anche di più di quello che pensavo di fare»


Nicola Ricchitelli – Fu dapprima rappresentante di accendini nella sua Bari: «…sognavo di fare il moschettiere del re…ma poi ho scoperto che il corpo dei moschettieri non c’era più…Comunque ero uno felice: mi bastava tornare a casa e trovare pasta e lenticchie, mia vera passione», poi l’incontro con il comico e attore – anch’egli barese - Nico Salatino nei primi anni 70’: «… è stato il primo a portare il cabaret a Bari e l’unico a saper distinguere il cabaret dalla spiritosaggine. Io scrivevo i testi e lui li interpretava perché io ero molto timido. È stato comunque determinante per me conoscerlo».

Arrivarono gli anni della popolarità e non del successo - come tiene a sottolineare – arrivarono gli anni 80 e con essi gli anni del debutto al cinema che lo vedranno recitare al fianco di attori quali Oreste Lionello e Renzo Montagnani, ma anche Alvaro Vitali e Leo Gullotta, e quindi Mario Merola, fino ad arrivare nel 1981 alla “Domenica In” di Pippo Baudo: «…ha significato tantissimo per me. Un maestro, un amico, mi ha scoperto. Sono andato in televisione grazie a lui, nei tempi in cui chi ci andava o veniva chiamato perché sapeva fare qualcosa o non veniva chiamato. E questo mi fece comprendere che, nonostante me ero apprezzato».

Attraverso il suo cabaret e con la sua comicità ha raccontato la Puglia e la “pugliesità” calcando ogni qualsivoglia palcoscenico, dal teatro fino ad arrivare alle prime apparizioni nelle televisioni locali e quindi il cinema. È stato forse il padre artistico dei tanti comici che negli anni si sono affacciati sulla scena artistica pugliese, da Emilio Solfrizzi ad Antonio Stornaiolo – in arte “Toti&Tata” – ma anche Luca Medici – tal Checco Zalone - e Pio e Amedeo, se la Puglia oggi può vantare un importante storia della comicità nostrana, lui può dirsi il padre fondatore.

Le poche domande poste non potranno mai raccontare la sua immensa carriera, ma con immenso onore accogliamo quest’oggi sulle pagine de La Voce Grossa il maestro Gianni Ciardo.

Iniziasti a lavorare come rappresentante di accendini a Bari, cosa  ricordi di quei giorni lì e soprattutto cosa sognava di fare da grande in quel momento Gianni Ciardo?
R: «Sognavo di fare il moschettiere del re…ma poi ho scoperto che il corpo dei moschettieri non c’era più. Ricordo che attraverso i sogni era già come se le cose le facessi. Comunque ero uno felice: mi bastava tornare a casa e trovare pasta e lenticchie, mia vera passione».


Ad inizio anni 70 arriva il sodalizio con Nico Salatino, possiamo dire che fu quell’incontro a dare il là a tutto?
R: «E’ stato il primo a portare il cabaret a Bari e l’unico a saper distinguere il cabaret dalla spiritosaggine. Io scrivevo i testi e lui li interpretava perché io ero molto timido. È stato comunque determinante per me conoscerlo».

Negli anni 80 avviene in qualche modo la svolta cinematografica, le commedie erotiche, i film comici, e quindi la televisione, possiamo dire che quelli furono gli anni del successo che chi decide di fare il tuo mestiere sogna?
R: «Sia per il cinema che per la televisione non ho mai fatto provini, né mi sono proposto. Possiamo dire quindi che la popolarità (il successo è un’altra cosa) è arrivata senza che io facessi nulla di particolare».

Tra i tanti attori con cui hai lavorato quale quello che maggiormente ti ha lasciato qualcosa?
R: «Tanti. Oreste Lionello per il cabaret, Renzo Montagnani per i tempi cinematografici e tanti altri. Comunque sono grato a Woody Allen, a Totò, Wilder e Marlon Brando: guardandoli e ascoltandoli da ognuno ho preso tanto».

Nel 1981 arrivasti nella iconica “Domenica In” condotta da Pippo Baudo, cosa ha significato per te essere in quegli studi televisivi?
R: «Pippo Baudo ha significato tantissimo per me. Un maestro, un amico, mi ha scoperto. Sono andato in televisione grazie a lui, nei tempi in cui chi ci andava o veniva chiamato perché sapeva fare qualcosa o non veniva chiamato. E questo mi fece comprendere che, nonostante me ero apprezzato».

Cosa significava per te ritrovarsi dinanzi a Pippo Baudo in quel momento?
R: «Voleva dire andare in televisione anziché su Tik Tok».

Cos’è per Gianni Ciardo la comicità?
R: «La comicità è agli antipodi della spiritosaggine. Per il resto devo chiedere».

Guardando indietro c’è qualcosa che ancora oggi manca alla tua immensa carriera?
R: «No. Ho fatto anche di più di quello che pensavo di fare».

Qual è il più grande sogno che ancora oggi Gianni Ciardo vuole realizzare?
R: «Il sogno - che rimane un sogno - sarebbe di veder resuscitare tutti i grandi che sono ormai andati via. Un po’ l’ho realizzato con “Novecento” di Baricco a teatro dove all’inizio c’era un citofono e io che arrivavo dopo lo scoppio della nave, citofonavo per entrare in un posto misterioso a Gassman, Lennon, Foa’ e così via, dialogando con loro. Sordi, Manfredi, De Sica, De Filippo, Totò, Gassman, anche se ho idea che rifiuterebbero qualsiasi proposta perché la gente è cambiata profondamente».

 


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