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La Voce Grossa di…Danilo Sacco(intervista): «La mia più grande colpa? Essere troppo empatico»


Piero Chimenti – La sua voce ha segnato un pezzo di storia importante di una delle band più iconiche e storiche della musica italiana: I Nomadi. Era il 1993 quando raccolse il testimone del grande Augusto Daolio – deceduto un anno prima – di lì un cammino lungo 19 anni e chilometri di strade su e giù per lo “Stivale2 e anche oltre.

A qualche settimana dall’uscita dal suo nuovo lavoro “Colpevole”, ci onoriamo di ospitare sulle pagine del nostro giornale il grandissimo Danilo Sacco.

A Novellara nel 2023 ti sei riabbracciato con i Nomadi. Cosa hai provato ritrovarti sul palco con loro dopo 15 anni dal tuo addio?
R: «Tante emozioni perché 19 anni non si cancellano. Tante emozioni e tanta felicità. È stata una cosa forte, paragonabile al mio primo concerto. Ero molto emozionato, credo si sia visto».

In un'intervista del 2021 hai dichiarato che hai lasciato i Nomadi per cercare te stesso. Dove ti conduce questo viaggio interiore?
R: «Mi sta conducendo verso me stesso, è inevitabile. Ho imparato con l'età a non avere paura dei miei demoni, perché tutti abbiamo dei demoni. Tutti hanno paura. Sto cercando quindi di affrontarle e non avere paura, perché la paura è molto contagiosa. Quando scopri che non sei il cavaliere senza macchia e senza paura come vorresti essere o come ti vogliono oggi, dalla televisione ai social, quando scopri che sei una persona fallibile, va bene perché ti liberi da molte cose. Quindi sto imparando ad essere normale, anzi sono già normale, molto normale».

Il 24 maggio è uscito il tuo nuovo lavoro “Colpevole” che album si devono aspettare i tuoi fans?
R: «È un album molto sincero, molto pulito, molto italiano. Posso dirlo con orgoglio. A me piace. È costato molto tempo, però non mi va di fare le cose di fretta sono molto lento in queste cose, per cui se ci vogliono 2 anni ci metto 2 anni, se ce ne vogliono 3 ce ne metto 3. Da Gardena credo che siano passati 6 anni, però non mi va di fare le cose di fretta, voglio fare le cose con calma».


Un album tra l’altro nato dal periodo Covid…
R: «Esatto. Avevo dei testi nel cassetto che ho tenuto semplicemente lì, dicendo "cosa possiamo fare?", poi da un'idea di mia moglie che mi suggerisce di mandare i pezzi a Beppe e Max (Carletti e Vecchi componenti dei Nomadi) che hanno uno studio, vediamo che succede. Gli arrangiamenti mi sono piaciuti e naturalmente è nato dopo la nostra reunion a Novellara nel giugno dello scorso anno».

Nell'album c'è anche la collaborazione di Roberto Vecchioni…
R: «Si, Roberto Vecchioni mi ha scritto un testo, è stato gentilissimo come sempre. Gli ho semplicemente chiesto: "Roberto mi faresti un testo per il disco nuovo?" e lui mi ha risposto: "Lasciami pensare, vediamo cosa mi viene in mente". Poco dopo, tramite mail mi manda il testo. Questa è una cosa importantissima perché Roberto Vecchioni non scrive così solo perché glielo chiedi. Se ha scritto una cosa per me è perché gli andava di farlo e ne sono estremamente onorato».

Colpevole è il nome dell'album, a chi è riferito il titolo dell'album?
R: «A me stesso. Sono io il colpevole. Mi sento colpevole per essere troppo empatico, di essere troppo sensibile. Viviamo in una società in cui essere normali è sbagliato, devi essere sempre oltre le righe. Questo secondo me è errato. Oggi essere rivoluzionari vuol dire essere normali. Sono colpevole di empatia, colpevole di voler vivere e non mi sentirò mai, soprattutto alla mia età, un robot, non mi sentirò mai unificato e non mi sentirò mai omologato a quello che vorrebbe essere la massa. Non mi sento parte della massa. Attenzione non voglio dire che la massa sia sbagliata, ma ci fanno essere massa perché siamo più comandabili. Tutti dobbiamo pensare la stessa cosa, tutti dobbiamo vestirci allo stesso modo, mangiare allo stesso modo, io non sono per questo modo. Non lo sono e non lo sarò mai. Ho sessant'anni e non ho più bisogno di dimostrare niente a nessuno».

Quali influenze musicali pervadono le canzoni del nuovo album?
R: «Le influenze musicali sono molteplici: Guccini, Nomadi, Massimo Bubola. I miei testi per quanto modesti possano essere, s'ispirano sempre alla scuola dei Nomadi o di Guccini. È stato un disco volutamente veloce perché dovevo assolutamente mettere giù le cose che sentivo in quel momento, che erano e sono - lo so che può sembrare una cosa un po' anni 60' - condivisione. È un disco semplice ma molto complesso nello stesso tempo, quindi bisogna saperlo prendere. Non credo sia un disco facile da ascoltare ma sicuramente sincero, questo è sicuro».

Agli amici della Voce Grossa, grazie a tutti, un grande abbraccio. Sono Danilo Sacco e volevo semplicemente dirvi vi voglio bene grazie.

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