Barletta, Enzo Delvy(intervista): « negli anni 80 senza passione musicale, non si andava da nessuna parte»
dj Enzo Delvy |
D:
Perché sei diventato dj?
R:««Tutto è
iniziato per una passione musicale. Spesso compravo 45 giri nei negozi di dischi
di Barletta, fino ad averne una buona collezione. Alle feste in terrazza, mi
invitavano a mettere i miei dischi, e mi accorsi che, con le mie selezioni
musicali, la terrazza “vibrava”. Nel 1976 entrai per la prima volta in
discoteca, la “Tartaruga” (litoranea di Ponente). Ero minorenne ed ebbi qualche
problema per entrare, ma questo nuovo mondo mi affascinò: la gente, le luci, la
musica diversa, fu uno spettacolo
colorato e fantasioso. Capii che la mia
strada era quella, invidiavo il dj di quella discoteca. In seguito, ho iniziato
a mettere dischi per una piccola radio
libera di Barletta:”Radio dei Misteri”, situata in una stanzetta, in vico
Giovenale. Mettevo le mie selezioni musicali all’ora di pranzo, e cominciai ad
avere i primi fans del centro storico».
R:«Il
“Casanova” (via Madonna degli
Angeli 51, in seguito denominata Canguro
e Blanc et Noir -ndr), gestito a quel tempo da Gino Pastore. Nel 1978
conobbi il dj resident, Sandro Zaramella, che mi affidò l’apertura delle serate
con i miei dischi. Un giorno, Sandro si
assentò e io lo sostituii in modo degno ripagandolo della fiducia riposta in me».
D:
Il tuo stato d’animo, durante la tua prima serata?
R:«Mi tremavano le
mani, non riuscivo ad appoggiare la puntina del giradischi sul vinile. Poi, mi
sono sbloccato e non mi sono più fermato».
D:
Quanto ti pagavano e cosa facevi con quei soldi?
R: «La prima paga
fu di 15.000 mila lire (8 euro). Con quei soldi e il salario della fabbrica
dove lavoravo, compravo dischi, presso il negozio “Al Buco”, in Corso Vittorio
Emanuele, di fronte Eraclio. Aveva un ottimo assortimento, ma io cercavo anche
le rarità, e le trovai nei negozi di Bologna, Roma, Bari, che raggiungevo in
treno. Per poter comprare qualche disco in più, risparmiavo sul biglietto, viaggiando
nei bagni dei treni. Chiedo scusa alle Ferrovie Italiane».
D:
Perché inauguraste “L’Occhio”?
R: «Il locale
nacque dalla voglia di indipendenza che ebbi con alcuni amici: Nino Lavecchia e
Antonio D’Angelo. “L’Occhio” aprì i battenti nel settembre del 1980, era
frequentato da comitive di ragazzi e ragazze, molti dei quali si sono
innamorati , in alcuni casi sposati, come Nino Lavecchia (in foto presso L’Occhio,per gentile concessione -ndr). Di quel
periodo, vorrei ricordare e ringraziare Angelo Di Bello, che aveva la
sfrontatezza di aprire le serate con le sue selezioni musicali per un pubblico
fremente».
L'Occhio club |
D:
Quale fu la tua più grande soddisfazione, quando gestivate “L’Occhio”?
R: «Ricordo un
momento in cui Angelo Di Bello cominciò
a suonare, a luci spente. Io ero seduto su un divano e pensavo:”Che cazzo
abbiamo costruito!”. Godevo interiormente della creatura che avevamo messo in
piedi».
D:
Come è cambiata la voglia di ballare?
R: «Un tempo, si
ballava il sabato sera e la domenica, adesso si balla ovunque e tutti i giorni,
la magia si è affievolita, è subentrata la nausea. Abbiamo rovinato una cosa
nobile, con troppi locali e scarsa esperienza dei gestori. I ragazzi di allora,
erano interessati alla musica e attenti all’ascolto, le novità musicali si
trovavano solo in discoteca. Adesso, i network radiofonici anticipano i gusti
musicali».
D:
La differenza tra un dj del 1978 e un dj del 2013?
R: «All’epoca,
senza passione musicale e un portafogli pieno, non si andava da nessuna parte.
Per trovare le novità discografiche e crearsi prestigio, bisognava spendere
soldi. Oggi manca la gavetta, tutti si sentono esperti dj dopo una serata, la
tecnologia ha azzerato i costi, ma i dj mancano di cultura musicale, non
comprano musica, la scaricano da internet. La musica va comprata per dare un
senso a chi la produce e ne fa un lavoro».
D:
La dance attuale è frutto del copia – incolla del passato?
R: «La dance
attuale è stata affidata a giovani che, utilizzando software, producono e
arrangiano dischi nei loro studi. Ascoltando questi lavori, manca il tocco del
musicista, la musica risulta senza anima».
D:
C'é un disco che ami più degli altri?
R: «Sarebbe come
chiedere a un padre con tanti figli, se c'é qualcuno che ama più degli
altri...io li adoro tutti».
D:
Un consiglio agli amanti della musica?
R: «La musica va
ascoltata, non sentita, ma soprattutto acquistata».