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Barletta, Enzo Delvy(intervista): « negli anni 80 senza passione musicale, non si andava da nessuna parte»

dj Enzo Delvy
Tommaso Francavilla - Enzo Delvy è nato un giorno di marzo del 1961. A metà degli anni ’70 inizia questa magica avventura che lo vedrà lavorare per le seguenti discoteche di Barletta: Casanova,  Bla Bla, Chez Nous, Victor. In seguito, suona presso il lido Valerio e Ranch Mare (Margherita di Savoia), Shogun (Matera), il Soffio (Pescara). Nel 1980 inaugurò il club “Occhio” (piazza Castello 29). Enzo Delvy  vanta numerose direzioni artistiche per le seguenti radio: Radio Gamma, R.C.P., Radio Regione, Radio Barletta Stereo. Negli anni, ha raccolto una invidiabile collezione di circa 40.000 vinili di soul, disco, funk, afro e house - music.

D: Perché sei diventato dj?
R:««Tutto è iniziato per una passione musicale. Spesso compravo 45 giri nei negozi di dischi di Barletta, fino ad averne una buona collezione. Alle feste in terrazza, mi invitavano a mettere i miei dischi, e mi accorsi che, con le mie selezioni musicali, la terrazza “vibrava”. Nel 1976 entrai per la prima volta in discoteca, la “Tartaruga” (litoranea di Ponente). Ero minorenne ed ebbi qualche problema per entrare, ma questo nuovo mondo mi affascinò: la gente, le luci, la musica diversa,  fu uno spettacolo colorato e fantasioso.  Capii che la mia strada era quella, invidiavo il dj di quella discoteca. In seguito, ho iniziato a mettere dischi per una  piccola radio libera di Barletta:”Radio dei Misteri”, situata in una stanzetta, in vico Giovenale. Mettevo le mie selezioni musicali all’ora di pranzo, e cominciai ad avere i primi fans del centro storico».

L'Occhio
D: La prima discoteca in cui hai suonato?
R:«Il  “Casanova” (via Madonna degli Angeli 51, in seguito denominata  Canguro e Blanc et Noir -ndr), gestito a quel tempo da Gino Pastore. Nel 1978 conobbi il dj resident, Sandro Zaramella, che mi affidò l’apertura delle serate con i miei dischi.  Un giorno, Sandro si assentò e io lo sostituii in modo degno ripagandolo della fiducia riposta in me».

D: Il tuo stato d’animo, durante la tua prima serata?
R:«Mi tremavano le mani, non riuscivo ad appoggiare la puntina del giradischi sul vinile. Poi, mi sono sbloccato e non mi sono più fermato».

D: Quanto ti pagavano e cosa facevi con quei soldi?
R: «La prima paga fu di 15.000 mila lire (8 euro). Con quei soldi e il salario della fabbrica dove lavoravo, compravo dischi, presso il negozio “Al Buco”, in Corso Vittorio Emanuele, di fronte Eraclio. Aveva un ottimo assortimento, ma io cercavo anche le rarità, e le trovai nei negozi di Bologna, Roma, Bari, che raggiungevo in treno. Per poter comprare qualche disco in più, risparmiavo sul biglietto, viaggiando nei bagni dei treni. Chiedo scusa alle Ferrovie Italiane».

D: Perché inauguraste “L’Occhio”?
R: «Il locale nacque dalla voglia di indipendenza che ebbi con alcuni amici: Nino Lavecchia e Antonio D’Angelo. “L’Occhio” aprì i battenti nel settembre del 1980, era frequentato da comitive di ragazzi e ragazze, molti dei quali si sono innamorati , in alcuni casi sposati, come Nino Lavecchia (in foto presso L’Occhio,per gentile concessione -ndr). Di quel periodo, vorrei ricordare e ringraziare Angelo Di Bello, che aveva la sfrontatezza di aprire le serate con le sue selezioni musicali per un pubblico fremente».

L'Occhio club
D: Quale fu la tua più grande soddisfazione, quando gestivate “L’Occhio”?
R: «Ricordo un momento in cui  Angelo Di Bello cominciò a suonare, a luci spente. Io ero seduto su un divano e pensavo:”Che cazzo abbiamo costruito!”. Godevo interiormente della creatura che avevamo messo in piedi».

D: Come è cambiata la voglia di ballare?
R: «Un tempo, si ballava il sabato sera e la domenica, adesso si balla ovunque e tutti i giorni, la magia si è affievolita, è subentrata la nausea. Abbiamo rovinato una cosa nobile, con troppi locali e scarsa esperienza dei gestori. I ragazzi di allora, erano  interessati alla musica e  attenti all’ascolto, le novità musicali si trovavano solo in discoteca. Adesso, i network radiofonici anticipano i gusti musicali».

D: La differenza tra un dj del 1978 e un dj del 2013?
R: «All’epoca, senza passione musicale e un portafogli pieno, non si andava da nessuna parte. Per trovare le novità discografiche e crearsi prestigio, bisognava spendere soldi. Oggi manca la gavetta, tutti si sentono esperti dj dopo una serata, la tecnologia ha azzerato i costi, ma i dj mancano di cultura musicale, non comprano musica, la scaricano da internet. La musica va comprata per dare un senso a chi la produce e ne fa un lavoro».

D: La dance attuale è frutto del copia – incolla del passato?
R: «La dance attuale è stata affidata a giovani che, utilizzando software, producono e arrangiano dischi nei loro studi. Ascoltando questi lavori, manca il tocco del musicista, la musica risulta senza anima».

D: C'é un disco che ami più degli altri?
R: «Sarebbe come chiedere a un padre con tanti figli, se c'é qualcuno che ama più degli altri...io li adoro tutti».

D: Un consiglio agli amanti della musica?

R: «La musica va ascoltata, non sentita, ma soprattutto acquistata».

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