I diari del balcone. Il lato B del mio Universo, oltre il culo perfetto
Francesco Giannini - Bip bip della sveglia. Salto fuori
dal letto. Un’occhiata oltre il vetro del balcone chiuso: non pare sia una
giornata particolarmente fredda, anche se ormai l’inverno è iniziato. Cappotto,
cappello, giù per le scale, verso il solito bar.
Cammino, per strada, guardo i
balconi, e dai balconi talora ecco penzolare lenzuola, mutande e t-shirt,
leggings con fantasie improponibili.
Ecco il solito bar.Entro,
ordino un caffè lungo al barman spilungone e mi avvio dal cassiere che
svogliatamente pigiatta alla cassa. Venti centesimi di resto, uno scontrino che
non servirà a molto, e mi avvio al bancone indicando al barman spilungone che
l'acqua la preferisco frizzante.
Allungo uno sguardo annoiato
sul giornale.
Osservo le bustine di
zucchero, scelgo quella verde del fruttosio, la agito e poi la ripongo: lo
prenderò senza zucchero, e nel mentre ripongo la bustina, un altro piattino da
caffè si approssima al mio, e ricevo il saluto del mio vicino di caffeina, che
da molto non vedevo, e che sinceramente mi mancava quanto il sale al caffè.
"Appena
ti ho visto per strada entrare nel bar, mi son detto che era il momento giusto
per pagarti un caffè!"
"Grazie, ma ho già
pagato!", e gli indico lo scontrino accanto alla mia tazzina piena di caffè
lungo, e penso che se proprio avesse voluto pagarlo, quel minchione sarebbe
potuto entrare prima. Al contempo mi volto verso il cassiere, grugnisco per
attirarlo, e gli indico che pagherò il caffè del minchione accanto a me.
"Grazie, grazie... la
prossima volta...", e intanto gli servono il caffè, e mentre io sto per
sorseggiare, lui parla ancora. Non capisce che mi sta rompendo le basse sfere.
"Ma come mai guardi i
balconi adesso? Un tempo guardavi i culi delle femmine!", e gli sorrido
mentre ricordo alcuni esemplari di culo non indifferenti. Ma lui imperterrito
continua, rompendomi il ricordo.
"Non ti piacciono
più?", ed io poso la mia tazzina, vado alla cassa, pago altri ottanta
centesimi, torno da lui e gli peso forte forte una pacca sulla spalla mentre ha
i denti sulla tazzina, tanto da distinguere nettamente il "tic" dei
suoi incisivi, che spero di avergli rotto, e con un sorriso solare, di quelli
che sfoggio quando non ha nemmeno più senso paraculare, gli rispondo.
"Sai... ho guardato culi
ovunque. Dal vivo, a scuola, al lavoro, per strada. Ho guardato culi in TV, al
mare, in discoteca, in pizzeria. Li hai guardati anche tu, vero?", e lui
annuisce. Non parla: forse gli fanno male i denti. Avrei dovuto romperglieli
anni prima.
"Ho guardato culi nelle
gonne, culi senza gonne, culi piccoli nei jeans larghi e culi grossi in jeans
stretti, culi nei leggings neri e nei leggings con fantasie leopardate... ho
guardato culi sui giornali e sul PC. Ho consumato i link di YouPorn... lo hai
fatto anche tu, vero?", e accenna un timido gesto di approvazione.
"...e lo fai
ancora?", gli chiedo, e finalmente lui raggiante, risponde.
"Ovvio!", ed io
penso a questo individuo che si sega come una bestia guardando link di incesti
e visite ginecologiche su YouPorn.
"Bene. Io invece ho
smesso. Ho smesso e basta. Vuoi sapere perché?", e senza nemmeno guardarlo
in volto, gli parlo: che lo voglia sapere o meno, a me non interessa una beate
cippa di cazzo.
"Perché ho conosciuto il
culo perfetto. Oltre non esiste niente. Ogni altro culo è soltanto grasso
posizionato ai lati dell'Universo. E la cosa bella, è che questa meraviglia non
si trova su YouPorn...", e mentre il barman spilungone ride, io chiudo il
giornale che distrattamente avevo guardato entrando nel bar, ed escludo dalla
mia mente e dal mio presente il mio interlocutore scroccone.
Esco dal bar, e penso che
quando mi lascio andare, e non consento al mondo basso di toccarmi, tutto
funziona perfettamente. Penso che dovrei imparare a fidarmi della mia parte più
vera e selvaggia, che può apparire animale, invece è semplicemente in diretto
contatto con il perfetto sound dell’Universo. A volte la scambio per la mia
parte più folle, invece il folle sono io quando la combatto.
Se ci si lasciasse andare e ci
si affidasse all'Universo, non baderemmo forse più a niente, né al sesso, né
alle cose, né al denaro e neanche alle follie del cuore e della passione.
Staremmo forse tutti seduti sui muretti del porto, a sorridere al mare, alla
Luna, all'infinito spazio che divide gli amanti dal loro stesso amore.
Non si può colmare ciò che è
distante dentro noi.
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