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La Voce Grossa di…Federica Pastore(intervista):«Amo disegnare capi che mettono in risalto la femminilità di una donna»


Di Redazione – L’ospite di quest’oggi arriva dal mondo dei social ma anche da Barletta, 19 anni, cresciuta circondata dalla creatività, tra i cotoni di sua nonna e le stoffe di sua madre.

«Ho avuto la fortuna di non dovermi mai adattare a questo lavoro ma di farlo con la voglia di saperne sempre di più e di affinare le mie competenze» esordisce così l’aspirante stilista barlettana, così da un’esigenza sempre più impellente, nascono i suoi primi capi di abbigliamento sotto il nome di FIK.Y.

Al momento è una studentessa universitaria di mediazione linguistica (inglese e cinese) ma con l’aspirazione di frequentare un’ accademia di moda appena laureata e di seguire dei corsi in lingua.

Sulle pagine de La Voce Grossa quest’oggi la designer di moda Federica Pastore.

Federica benvenuta nel nostro spazio dedicato alle interviste, come stai?
R:« Il momento che stiamo vivendo risulta difficile per tutti noi che abbiamo dovuto modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini. Trascorrere tante ore in casa può non essere semplice ma può essere anche un’occasione per prenderci cura di noi stessi, scoprire nuovi talenti e coltivare le nostre passioni. Infatti questo periodo di distanza forzata mi ha regalato del tempo extra per riflettere sui miei obiettivi e sulla mia passione più grande: la moda. L’industria della moda ha molto sofferto in questo periodo ma il mio ottimismo e la mia creatività mi hanno permesso di trascorrere gli ultimi due mesi in casa tra la  realizzazione di nuove creazioni e l’inizio di  un nuovo progetto (sempre all’insegna della moda) accanto alla mia amica Elisabetta Maria Vittoria, una Fashion Victim, proprio come me! Quindi posso dire di essere felice e soddisfatta dei risultati che sto raggiungendo!».

Quando hai iniziati a disegnare abiti?
R:« A differenza di ciò che caratterizza la maggior parte dei designer, il disegno non è mai stata la mia più grande passione. Quando ero piccola non amavo disegnare ma giocare con la fantasia, accostare i tessuti di mia madre, selezionare i materiali e immergermi nel mio armadio per creare nuove combinazioni di outfit ogni giorno. Tuttavia mi sono approcciata al disegno da autodidatta circa 5 anni fa, più per bisogno che per piacere. Ho capito che per trasformare qualunque visione mentale in espressione visuale, è necessario partire dal disegno di alcuni bozzetti che una volta sviluppati, prendono forma su un corpo umano».

Quali sono i capi che prediligi disegnare?
R:«I capi che preferisco disegnare sono sempre versatili, utilizzabili in ogni momento della giornata e caratterizzati da particolari molto eccentrici, che mettono in risalto la femminilità».

Quando ti siedi con avanti un foglio bianco, cosa ti ispira la creazione di un abito?
R:« Solitamente la mia ispirazione nasce sempre dal mio stato d’animo ed essendo sempre molto positiva, adoro tutti i colori brillanti che caratterizzano il mio mondo ideale».

Da sempre qual è il tuo rapporto con abiti, stoffe e cotoni?
R:« Ho avuto la fortuna di crescerci nella creatività, nelle “botteghe” sartoriali che mi hanno rapita sin da piccola, quando, seduta al fianco di mia nonna, osservavo le sue dita tessere nel telaio i fiori più belli che io abbia mai visto. I fiori erano il suo angolo di paradiso e lo sono ancora oggi che ormai non tesse più, ma continua a mostrarmi i cassetti colmi delle sue opere e dei suoi ricami, almeno di quelli che ha tenuto per sé, o quelli che ha voluto incorniciare ed esporre in giro per casa. E’ sempre partito tutto da quella casa. Erano gli anni ’80 e mentre mia nonna tesseva, nascevano le prime creazioni di mia madre che era una ribelle già all’epoca. Sono cresciuta così, tra i cotoni di mia nonna e le stoffe di mia madre, tra l’amore per il “bello” e la passione per l’originale, per la sperimentazione. Ho avuto la fortuna di non dovermi mai adattare a questo lavoro, ma di farlo con la voglia di saperne sempre di più, di affinare le mie competenze sotto la guida della mia insegnante, mia madre».

FIK.Y come nasce il tuo brand?
R:« Nascono così, da un’esigenza sempre più impellente, anno dopo anno, i miei primi capi di abbigliamento. Ne ho sempre fatto sfoggio con le amiche, poi ho deciso di trasformare gli schizzi e i modelli, che più degli altri esprimevano la mia indole, in una collezione tutta mia. FIK.Y è nato così, anzi è cresciuto così, con me. Il brand FIK.Y nasce con la Generazione Y, i Millennials, nati tra la metà degli anni 80 e i primi anni del 2000. La generazione vive nel pieno della rivoluzione digitale e per questo può essere definita una “generazione globale”, in connessione con il mondo che la circonda. Con la nuova generazione viene ridefinito il concetto del lusso: i Millennials non comprano per “avere” ma per “essere”, non per “bisogno” ma per “identità” e necessità di diventare modelli da seguire. FIK.Y nasce per chi, come me, vuole che la sua vita sia una tela bianca e desidera, ogni giorno, guardare qualcosa di diverso allo specchio».

Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono il tuo brand?
R:« Eccentricità, femminilità e sostenibilità».

Un capo di abbigliamento per colpirti che caratteristiche deve avere?
R:« Fin da bambina ho sempre avuto dei gusti molto particolari quando si trattava di fare shopping. Sono selettiva negli incontri della vita di tutti i giorni così come nei capi che scelgo di acquistare e indossare. Non ho mai amato avere uno stile basic e scontato ma vado sempre alla ricerca di capi unici e particolari, non importa se facciano parte di una collezione appena uscita o abbiano avuto vita lunghissima. Poco tempo fa infatti, ho ritrovato dei jeans indossati da mia madre quando era una teenager come me e me ne sono innamorata follemente! Nonostante ciò non ho mai sostenuto il fast fashion ma ho sempre amato acquistare capi rigorosamente Made in Italy, realizzati con tessuti di ottima qualità, nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo».

Qual è la tua visione di moda e di fare moda?
R:« La mia tendenza ad acquistare capi di ottima qualità mi ha portata ad incoraggiare sempre di più la produzione di capi non più improntati al consumo veloce delle vetrine, ma ad una vita che oltrepassa le passerelle, restando per anni nel guardaroba senza né deteriorarsi né perdere fascino. E’ questo il messaggio che ho voluto trasmettere con la produzione dei miei ultimi capi ecosostenibili dal nome “HORO”, un nome  ispirato al suggestivo gioco di luci e sensazioni preziose di questo metallo. Le sfide attuali impongono che anche la moda si conformi a nuove leggi. Regole e pratiche che rispettino il ciclo vitale delle cose, degli uomini e della natura, senza per questo dover rinunciare alla vanità o alla tendenza».

Federica volgendo lo sguardo al futuro quali sogni vorresti vedere realizzati?
R:« Ho un progetto di crescita molto ambizioso: terminati gli studi universitari di lingua, vorrei frequentare un’accademia di moda per continuare ad esplorare questo mondo. Al tempo stesso spero di raggiungere altri traguardi attraverso la realizzazione dei mei capi di abbigliamento sotto il nome di FIK.Y. A questo si aggiunge un altro progetto che ho intrapreso accanto alla mia amica Elisabetta Maria Vittoria e che riguarda il lancio di un fashion magazine online dal nome Fashion Victim Diaries. Il momento non è certo dei migliori, ma sono convinta che ci sono molte opportunità e tanti mercati ancora da esplorare!».
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