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La Voce Grossa di…Chiara De Pisa(intervista):«L’Italia vista da una radio? Delle volte arrabbiata…gli haters? Emblema di una realtà che ha bisogno di sfogarsi»



Nicola Ricchitelli – La voce di quest’oggi è la voce che tramite una radio arriva nelle nostre case, ma anche attraverso un podcast, dagli auricolari, nel mentre in autobus e con il treno raggiungiamo il nostro posto di lavoro: «"Casa" è diventata RDS. Ho iniziato la mia esperienza a RDS disannunciando PING invece di PINK. Ero agitata come una bimba al parco giochi ma in realtà sono bastati pochi minuti perché mi sentissi totalmente a mio agio con le persone in radio e con gli ascoltatori».

È la voce quotidiana del programma “Chiara&Mauro” – in onda dalle ore 19 sull’emittente radiofonica RDS – e quest’oggi si racconta sulle pagine de La Voce Grossa.

Chiara benvenuta innanzitutto sulle pagine del nostro giornale, come stai?
R: «Sto bene ...in realtà non mi piace dire diversamente perché ho tanto per cui essere grata».

Da sempre che rapporto hai avuto con la radio inteso come strumento?
R: «Fa parte dei miei ricordi da sempre. Aprivo gli occhi al mattino e, mentre i miei genitori si preparavano per andare al lavoro ascoltavo la voce del conduttore come fosse un amico di sempre. In auto da sempre, se non canto o non ascolto storie o notizie, mi annoio. Diciamo che non ho mai vissuto senza e non ho intenzione di interrompere questa "lunga storia d'amore"».

Quale il primo ricordo che ti viene in mente di te seduta dietro ad un microfono?
R: «La prima volta dietro ad un microfono è indelebile. Ricordo il profumo dentro quello studio. Profumo di moquette e vinili. Non erano gli anni 70, ma quella radio, era bloccata nel tempo e per questo, estremamente poetica. Poi ricordo il cuore a mille e che parlassi a macchinetta. Bellissimo. Ora mi abbraccerei e mi sussurrerei all'orecchio "respira, va tutto bene. È bellissimo».

Cosa rappresenta quel microfono per una speaker radiofonica?
R: «Responsabilità e un'isola felice. È incredibile. È quasi terapeutico! Io dimentico tutto il resto. Ci siete solo voi, ascoltatori e i miei colleghi. Il resto può aspettare».




Che Italia percepisci nel mentre sei “On air”?
R: «Sarò sincera. A volte un'Italia arrabbiata, gli haters sono comunque l'emblema di una realtà che ha bisogno di sfogarsi. Altre volte, il più delle volte, tanta voglia di sentirsi "FAMIGLIA", affetto, presenza...Quando ci fanno notare di essere una compagnia importante, mi rendo conto che c'è tanta solitudine...ma è bellissimo poter inviare abbracci tramite la voce e i sorrisi».

Che significa oggi essere DJ?
R: «Boo…Ci provo! forse significa parlare diversi linguaggi per poter essere ascoltati e capiti da tutti, a qualsiasi età. Significa annunciare guerre e aspettare impaziente il giorno in cui la radio, possa annunciare che la guerra è finita. Significa riuscire a raccontare mettendoci del proprio per "contrastare" la "freddezza" delle notizie lette sul web. Difficile trovare notizie di cui non si si già letto qualcosa...ciò che possiamo fare è raccontarle con personalità e umanità».

Vi è stato mai un giorno che avresti preferito non essere in onda?
R: «Sinceramente no. Giorni in cui è stato difficile, sì...ma in radio sto proprio bene».

Quando un ascoltatore ascolta la tua voce quale emozione vuoi arrivi?
R: «Spero serenità, verità...mi piace essere considerata "una di famiglia"».

Se vedi oltre la tua radio quali i modelli radiofonici che rasentano la perfezione da raggiungere?
R: «I diversi approcci alla radio sono lo specchio delle diverse personalità e dei gusti di chi ascolta. Non può esistere la perfezione».

Chiara nel futuro oltre la radio potrebbe esserci di più?
R: «Ci stiamo lavorando...fate il tifo per me?».





 


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