Header Ads

La Voce Grossa di…Emanuela Tittocchia(intervista): «”CentoVetrine”? È stata una grande eccellenza prodotta in Italia»


Nicola Ricchitelli – È stata volto importante di una delle fiction più popolari e storiche della televisione italiana, stiamo parlando di “Centrovetrine”: «…faceva ottimi ascolti, sicuramente era costosa, ma una grande eccellenza prodotta in Italia».

Un’intervista che racconta molto di sé e della sua carriera, non ci dilunghiamo molto nelle presentazioni, semplicemente accogliamo sulle pagine del nostro giornale la voce di Emanuela Tittocchia.

Emanuela benvenuta sulle pagine del nostro giornale, come stai?
R: «Grazie a voi! Sto bene, stiamo iniziando a vedere le belle giornate di sole che ci portano all’estate e questo mi dà gioia. Poi il lavoro mi sta dando tante soddisfazioni. Mi hanno affidato - a fine 2023 - la direzione artistica del "Coliseum International Film Festival", un Festival di Cinema internazionale molto importante di Giuseppe Cuscusa, in collaborazione con “Cinemagia” di Claudio Bucci. Ho condotto la serata di premiazione a Roma a fine dicembre scorso con tanti ospiti tra cui Nancy Brilli, Maurizio Mattioli, Andrea Roncato, Adriana Russo... Ora stiamo già lavorando alla prossima edizione, la quarta, e sono diventata anche la Presidente del comitato d’Onore. Poi ho tanti altri progetti. Per scaramanzia non voglio dire molto, ma si tratta di una trasmissione TV e di un film. Il mio lavoro è parte fondamentale della mia vita».

Inizierei questa chiacchierata – prendendo spunto dal palinsesto televisivo attuale – parlando di “Isola dei famosi”, tu ci sei stata nell’edizione 2021, innanzitutto che esperienza è stata?
R: «Sì, esperienza straordinaria! Sinceramente all’inizio ero scettica per la presenza delle telecamere giorno e notte e per le numerose difficoltà reali che mi hanno raccontato gli amici che avevano preso parte nelle edizioni precedenti. Però poi ho deciso di buttarmi, volevo fare un’esperienza diversa. Io tendo ad annoiarmi facilmente, ho bisogno di stimoli nuovi e da questo punto di vista l’Isola sarebbe stata una novità assoluta per me. Stare senza mangiare, dormire a terra tra gli insetti… La cosa più difficile è stata gestire i mosquitos perché anche di notte danno il tormento. Però, alla fine, è andata bene. La natura mi ha dato tanta carica e oggi posso dire che sono felice di aver partecipato e non c’è mai stato un momento in cui mi sono chiesta chi me l’avesse fatto fare».


Cosa ti aspettavi e cosa hai ricevuto da quell’esperienza?
R: «Mi aspettavo di vivere una esperienza nuova, di potermi mettere alla prova lontano da tutto e tutti. Avevo timore, non sapevo come avrei reagito, è impossibile prevederlo. Si è messi a dura prova tutti i giorni. Alla fine ho ricevuto tanto. Ho creato rapporti bellissimi soprattutto con Rosaria Cannavò, una ragazza speciale, bellissima anche interiormente. Poi il rapporto con la natura selvaggia, con gli animaletti del luogo con i quali ho fatto amicizia (tranne le zanzare). Sono tornata rigenerata e piena di entusiasmo e sono molto fiera di me, di come ho affrontato l’esperienza: non ho pianto nemmeno una volta».

Più di tutto cosa ti mancava nel mentre le giornate si consumavano tra albe e tramonti?
R: «Ero pienamente cosciente del fatto che quello che stavo vivendo avrebbe avuto una fine, ho razionalizzato molto. Ma c’è una cosa che mi è mancata più di ogni altra: il caffellatte. Immaginavo il profumo, il sapore… Sono abituata a fare colazione appena sveglia con il caffè, da sempre e non averlo mi ha fatto sentire una forte nostalgia anche della mia casa e delle mie comodità».


Dire Emanuela Tittocchia significa dire “CentoVetrine” di cui soap sei stata celebre volto, cosa ha rappresentato questo progetto televisivo per la televisione italiana di quegli anni?
R: « L'8 gennaio 2001 andava in onda su Canale 5 la prima puntata della Soap Opera che avrebbe catalizzato l'attenzione del pubblico nei pomeriggi degli anni Duemila. La narrazione nasce dalle vicende che si svolgono all'interno dell'immaginario centro commerciale “CentoVetrine”, appunto, nel centro di Torino. Tra coloro che lo vivono nascono inevitabilmente storie d'amore, passioni, tradimenti e vendette, ma anche lotte di potere e scontri dinastici, il tutto con uno stile glam che ha catturato il pubblico di Mediaset. Un grandissimo successo! Il record assoluto è di 5 milioni e 208mila telespettatori. “CentoVetrine” è stata l’avventura più bella ed importante, ha segnato la mia vita. Per 14 anni ho interpretato il ruolo di Carmen Rigoni, una ragazza dolce, un po’ ingenua che ha vissuto mille avventure. All’inizio lavorava all’ “Agenzia di viaggi” del centro commerciale, poi al bar, poi al pub e poi è diventata la direttrice della rivista Cento. Negli ultimi anni gli autori l’hanno resa più ironica, spiritosa e divertente. Mi fa sorridere quando le persone ancora oggi mi chiamano Carmen (lo considero il mio secondo nome). “CentoVetrine” mi ha arricchito tanto a livello professionale. Stavo sul set tutto il giorno. Eravamo una grande famiglia. Da qualche mese “CentoVetrine” va in onda la mattina su la5 Mediaset, sono le puntate di 18 anni fa.».

Ti saresti mai aspettata la chiusura di quel set?
R: «Tutto ha un inizio e tutto ha una fine, però a me è dispiaciuto tantissimo quando la soap ha chiuso. Mi è dispiaciuto per noi attori, ma anche per gli addetti ai lavori: eravamo in duecento a lavorare lì. Ancora oggi non ho ben capito cosa sia successo. “CentoVetrine” faceva ottimi ascolti, sicuramente era costosa, ma una grande eccellenza prodotta in Italia».

Nel tuo percorso artistico troviamo anche tanto teatro, cosa rappresenta per te il momento in cui il sipario va su?
R: «Il teatro è - e resterà - il mio primo amore. C’è la possibilità di provare molto, di fare una vera ricerca del personaggio. Ho iniziato la “Scuola di Teatro” durante il secondo anno di università, quindi mattina e pomeriggio - Facoltà di Architettura - la sera a teatro. Inoltre facevo parte di alcune compagnie teatrali di Torino, preparavamo spettacoli da portare in giro. L’emozione è fortissima, mi sento viva e libera ogni volta che si apre il sipario. Voglio citare Monica Vitti, un’attrice straordinaria. Lei scriveva: “Che bell’idea fare l’attrice, ti prendi la storia che vuoi, i personaggi che vuoi, qualche volta fai finire la tua storia come vuoi. Ti fai amare, ti puoi far baciare e lasciare, puoi nascere e morire mille volte, ridere e piangere e poi torni a casa. E il guaio è lì. Che devi tornare a casa. Il teatro è il luogo in cui posso prendere una vacanza da me stessa. In scena tutto è perfetto. Racconto una storia che so come inizia, come evolve e come finisce. In un paio di ore tutto è risolto. Nella vita è più complicato, fare le mosse giuste, dire le parole giuste.”»

Una laurea in architettura, come mai hai deciso di prendere altre strade?
R: «Ho frequentato il Liceo Scientifico, ho sempre amato studiare. Poi ho scelto la facoltà più creativa. In realtà ho sempre avuto una grande passione per lo spettacolo, fin da piccola, però volevo studiare, laurearmi. Era un mio sogno. Durante il secondo anno di Architettura mi sono iscritta alla scuola di recitazione del “Teatro Nuovo” a Torino, scuola durata quattro anni. Quando ho terminato l’università ho dedicato tutto il mio tempo alla mia vera passione: la recitazione e la conduzione. Spesso mi sono chiesta a cosa fosse servito il mio percorso di studi e quanto mi fosse stata utile nella vita e nel lavoro la laurea in Architettura. Sicuramente mi ha permesso di acquisire un metodo di studio, sicurezza e consapevolezza assolutamente utili nella recitazione e nei contesti televisivi, da quelli impegnati a quelli più leggeri».


Tra le tante sei stata anche calciatrice di calcio femminile, ti saresti mai aspettata l’evolversi di questo movimento nell’arco di questi anni?
R: «Io sono cresciuta nei campi di calcio perché mio padre era arbitro, giudice sportivo, poi commissario di campo. Ho giocato da adolescente in una squadra femminile. Io amo questo sport, mi piaceva di più prima, in realtà. Oggi il calcio femminile è una realtà che sta prendendo sempre più piede e di questo sono molto contenta. La strada per una vera equità è ancora lunga, ma i passi registrati soprattutto in paesi come l’Inghilterra e la Spagna fanno comunque ben sperare anche nell’ambito della lotta per la parità di genere».

Guardando indietro e volgendo lo sguardo al futuro, cosa chiedi alla tua carriera?
R: «Bella domanda! Io non mi fermo mai e difficilmente mi volto indietro. Sono soddisfatta della mia vita e del mio percorso, di tutta la gavetta fatta all’inizio e il lavoro continuo di tutti i giorni. Tutta la strada percorsa mi ha permesso di acquisire consapevolezza, conoscenza e sicurezza. Oggi mi sento molto preparata, pronta ad imparare ancora, ma sicuramente molto sicura nel mio lavoro di autrice, attrice e conduttrice. Ho vari progetti ed obiettivi. Mi portate fortuna?».

 


Nessun commento

Powered by Blogger.