La Voce Grossa di…Ilaria Bianchi(intervista): «…mi piace stare dentro le storie, non solo raccontarle da fuori»
Nicola Ricchitelli – La voce di quest’oggi è una delle giornaliste sportive più apprezzate del panorama televisivo italiano. Con eleganza, preparazione e grande passione per il calcio, è diventata un volto familiare di Sportitalia, dai corridoi dell’università di Roma ai riflettori di Sportitalia, ha trasformato la passione per le lingue e per lo sport in una carriera televisiva di successo.
Sulle pagine de la Voce Grossa accogliamo la voce di Ilaria Bianchi.
Come sei arrivata al mondo del giornalismo sportivo e qual è stato il momento decisivo che ti ha fatto capire che questa sarebbe stata la tua strada?
R: «Ci sono cose che semplicemente ti vengono incontro, anche quando non le stai cercando davvero. Per me è stato così. Ho sempre amato lo sport, ma è stato entrando nel mondo dei media che ho sentito quella scintilla vera. La prima diretta è stata la conferma: l’adrenalina, la concentrazione, l’energia intorno… ho capito che era casa mia».
Hai una formazione accademica in lingue: quanto ti ha aiutato questo percorso negli studi e nel tuo lavoro televisivo?
R:«Le lingue mi hanno aperto tante porte, ma soprattutto la testa. Ti permettono di capire le persone e i contesti in modo più profondo. Nel giornalismo sportivo e nella presentazione di eventi fanno la differenza: ti danno accesso a storie, voci e notizie senza filtri. E questo ti arricchisce tanto».
Ti è mai capitato di vivere un annuncio “clamoroso” in diretta e come hai gestito l’adrenalina del momento?
R: «Per adesso poche volte in diretta, ma quando arriva una notizia forte e non si è pronti, ti sale l’adrenalina e ti concentri come mai. È un mix stranissimo: emozione e lucidità insieme. Sono momenti che ti restano addosso».
Guardando avanti, quali obiettivi ti piacerebbe raggiungere in televisione o nel giornalismo sportivo?
R: «Continuare a crescere. Fare sempre un passo in più, affrontare nuove sfide e raccontare lo sport in modi diversi. Mi piace l’idea di costruire un percorso che lasci qualcosa, non solo a me, ma anche a chi mi segue».
In un mondo mediatico spesso molto competitivo, quale consiglio daresti a una ragazza che sogna di fare la giornalista sportiva?
R: «Di crederci per davvero. Non serve essere perfette, serve essere autentiche e preparate. Le porte si aprono a chi ha pazienza, testa e cuore. E soprattutto: non cercare mai di assomigliare a qualcun altro, siamo uniche le diversità vanno celebrate in un modo ormai tutto uguale».
Se non avessi intrapreso la strada giornalistica, in quale altro ambito ti sarebbe piaciuto lavorare?
R:«Nei viaggi ma in realtà ci ho lavorato e continuo a farlo spesso. Infatti da anni faccio anche l’assistente di volo, prima per la linea e ora per jet privati, ed è un mondo che mi ha permesso di vedere luoghi incredibili e conoscere persone e culture molto diverse tra loro. Amo quell’energia del partire e arrivare, quella sensazione di felicità che ti colpisce appena i tuoi occhi vedono un posto nuovo. Allo stesso tempo mi piace raccontare storie anche lontane dal calcio: scrivo articoli su altri temi e sto lavorando a dei documentari. Raccontare — in qualunque forma — è il filo che lega tutto ciò che faccio».
Prima di Sportitalia hai avuto esperienze diverse, tra televisione e media: quali ti hanno segnata di più?
R:«Dopo l’università ho scelto di partire: ho vissuto due anni a Dubai lavorando come assistente di volo. È stata un’esperienza intensa, che mi ha aperto la mente e mi ha insegnato ad adattarmi a qualsiasi situazione. Subito dopo è arrivata l’avventura con Donnavventura, che mi ha messo alla prova in modo diverso: ritmi serrati, viaggi continui, tanto spirito di squadra. È lì che ho capito quanto mi piace stare dentro le storie, non solo raccontarle da fuori».
Dietro le quinte di una diretta di calciomercato cosa succede che il pubblico non vede?
R:«Un terremoto. Telefoni che squillano, messaggi, aggiornamenti che cambiano all’ultimo secondo, voci che arrivano da ogni parte. Ma in questo caos tutti si muovono in sintonia. È lì che capisci quanto conti davvero il gioco di squadra».
Guardando avanti, quali obiettivi ti piacerebbe raggiungere in televisione o nel giornalismo sportivo?
R:«Continuare a crescere. Fare sempre un passo in più, affrontare nuove sfide e raccontare lo sport in modi diversi. Mi piace l’idea di costruire un percorso che lasci qualcosa, non solo a me, ma anche a chi mi segue».


