La Voce Grossa di…Luce Caponegro(intervista): «…la donna che sono oggi non farebbe certe scelte…ma quelle scelte sono il frutto della donna che sono oggi»
Nicola Ricchitelli - Ci sono personaggi che sembrano scritti per rimanere confinati in un ruolo, in un’icona, in una maschera. Ma poi, basta sedersi davanti a loro, ascoltarli davvero, per scoprire che dietro quell’immagine che tutti credono di conoscere c’è un labirinto di storie, contraddizioni e visioni. Luce Caponegro è una di quelle presenze rare: attrice, conduttrice, donna capace di reinventarsi senza chiedere il permesso a nessuno.
Non ci interessa ripercorrere per l’ennesima volta i titoli, i gossip, le etichette: piuttosto, ci interessa capire come si attraversa il fuoco della notorietà senza bruciarsi, come si coltiva una seconda vita creativa, e cosa significhi guardarsi indietro senza rimpianti ma con la voglia di stupirsi ancora.
Quella che segue non è un’intervista classica: è una conversazione aperta, a tratti spiazzante, dove emergono riflessioni sulla libertà, sulla metamorfosi personale. Perché Luce, di nome e di fatto, continua a illuminare zone che molti preferirebbero lasciare in ombra.
Sulle pagine de La Voce Grossa accogliamo la voce di Luce Caponegro.
Guardando al passato, se dovessi scegliere una sola parola per descrivere l’impatto che le tue scelte di vita più audaci hanno avuto sulla tua crescita personale, quale sarebbe?
R: «In un’educazione a cuoi sono stata abituata fin da piccola, dove tutte le mie emozioni venivano compresse, non potevo esprimere le mie idee, cercavo sempre di essere la brava bambina e nulla poteva essere fuori dal suo posto, insomma la mia vita sarebbe stata incastrata, compressa…quello che è avvenuto mi è servito per potermi evolvere come essere umano. Diciamo però che la donna che sono oggi non farebbe mai quella scelta, ma quella scelta è anche frutto della donna che sono oggi».
Molti associano il tuo nome a un’epoca precisa: come sei riuscita a liberarti dalle etichette e a definire la tua identità oggi?
R: «Purtroppo dalle etichette non ci si libera mai completamente…per gran parte della mia vita ho fatto un determinato tipo di lavoro, che ha autodeterminato la mia nuova personalità, però mi rendo conto che un po' di pregiudizio rimane, rimane sempre quell’immagine legata al passato, però la mia coerenza, la coerenza delle mie scelte, i miei sacrifici, il tanto lavoro fatto su me stessa, mi ha portato ad essere vista come oggi la gente mi vede, chi oggi mi conosce nel mondo reale – e non in modo superficiale legato ad un immagine del passato – ha dinanzi a sé una donna nuova, evoluta. Inoltre professionalmente ho fatto davvero tante cose che hanno scompaginato gli schemi e determinato una nuova personalità completamente diversa, ho fatto un lavoro completamente diverso, per tanti ho abbandonato il campo dello spettacolo, proprio perché avevo bisogno di vivere una vita normale».
La parola “luce” nel tuo nome ha un forte valore simbolico: quanto senti che ti guida ancora nelle scelte di vita, e quanto è diventata una tua consapevole creazione?
R: «Luce è il mio nome di battesimo, è un nome che ben mi rappresenta, così come in passato mi ha rappresentato il nome di Selen, era quella parte più lunare, più legata alla sessualità, all’oscurità della mia persona…oggi più che mai sono Luce e sono ben felice che sia così».
Hai attraversato mondi diversi – cinema, televisione, radio, arte, benessere – qual è il filo rosso che li lega nella tua visione personale?
R: «La mia visione personale che ha legato tutti gli aspetti della mia vita è la bellezza…la bellezza vista in tutte le sue forme, nell’erotismo mi è sempre piaciuto la bellezza di un corpo nudo e sinuoso di una bella donna, così come l’erotismo che è comunque una forma d’arte. È anche una forma d’arte sapersi prendere cura degli altri nell’estetica, nella bellezza, saper trasmettere agli altri quelle informazioni che ci permettono di essere più luminosi, più belli…la bellezza è anche la libertà, la donna non deve essere soggiogata da canoni standard, la donna ha una sua bellezza anche con le sue imperfezioni esaltando la sua personalità, magari vestendo in libertà nel modo giusto in armonia con le proprie forme. Diciamo che bellezza e libertà sono le due facce della mia personalità che mi hanno accompagnato nella mia vita».
Se potessi parlare alla te stessa ventenne, cosa le diresti su libertà, corpo e indipendenza?
R: «Se potessi parlare con la me ventenne le direi sicuramente di studiare o comunque di trovare una sua autonomia nel suo lavoro, io credo che una donna per essere felice debba poter essere una donna autonoma economicamente libera, di poter fare le scelte che riguardano la sua esistenza, e soprattutto le direi di avere coraggio, coraggio nel scegliere quello che fosse più giusto per lei, al costo di andare controcorrente, considerando sempre che ogni scelta ha il suo prezzo da pagare…soprattutto chiedersi quale potrebbe essere il prezzo di una determinata libertà? Perché poi la vita ci chiede sempre il conto da pagare…».
Quanto conta per te la dimensione del silenzio e dell’intimità, dopo aver vissuto a lungo sotto gli occhi del pubblico?
R: «C’è stato un momento della mia vita dove davvero non sopportavo più i riflettori addosso…un momento dove avrei voluto sparire…è stato un momento difficile dove non sapevo più quali fossero i miei confini e non mi sentivo riconosciuto dalla gente quindi volevo quasi voluto fuggire su un’isola deserta. Poi ho capito che l’oblio non era possibile, non è stato possibile…ho dovuto far pace con cose del mio passato, con scelte che oggi non rifarei, anche se questo viene scambiato come un rinnegare ma in realtà io non rinnego, ma quando guardo la donna che sono oggi mi rendo conto che certe cose non le avrei fatte e non avrei avuto il bisogno di farle. Però mi rendo conto che oggi sono anche il frutto di quelle scelte deflagranti fatte in passato in giovanissima età, mi dispiace solo che la gente non capisca che non sempre siamo la scelte che facciamo…bisognerebbe un pochino di più guardare l’anima di una persona, non solo le azioni fatte».
Le tue scelte hanno spesso sfidato le convenzioni: credi che uscire dagli schemi possa essere una forma di creatività o una rivoluzione personale?
R: «Credo che uscire dalle convenzioni possa sempre portare a un qualcosa di buono, in fondo le regole sono fatte per essere comunque trasgredite, vanno bene fino ad un certo punto, possono nel tempo diventare obsolete…le convezioni sono regole create da altri, non è detto che vadano bene per chiunque e per tutti. Io credo che alla fine ognuno di noi ha diritto alla sua libertà, a crearsi dei propri confini, ad avere una sua etica, questo sempre nel rispetto del prossimo, però ognuno deve crearsi la giusta cornice per la propria vita».
Oggi molti giovani confondono visibilità e realizzazione: cosa consiglieresti a chi cerca notorietà senza aver chiaro cosa vuole raccontare di sé?
R: «La visibilità priva di contenuti penso sia vana gloria, serve a poco. La visibilità ha un senso nel momento si riesce a trasmettere qualcosa, nel momento che ha un peso, un significato. Nel momento che si ha visibilità bisogna sempre cercare di essere la rappresentazione di un qualcosa che possa arrivare in profondità, più del semplice apparire».
C’è un sogno o un progetto che custodisci ancora con riservatezza e che non hai ancora condiviso pubblicamente?
R: «Sono tanti i sogni che mi piacerebbe realizzare, non lo dico perché aspetto che prima che le cosa accadano…i sogni devono avere una loro riservatezza, un po' come una gravidanza, un po' come la gestazione di un figlio, i sogni devono avere una loro segretezza altrimenti non si avverano».