Hip Hop, quando la danza è quel sapore in più della vita
Elisa Acquaviva - Quale pace si
avverte, di notte, appollaiata alla mia finestra, quando Barletta ronfa
tranquilla fra le braccia di Morfeo. Io definisco la notte come “il momento
delle idee”, purtroppo credo di essere condannata a vita, anche se, per quanto
a volte sia estenuante, mi rende felice; penso alla musica da selezionare, penso
alla coreografia da montare per la lezione del giorno dopo, penso ai miei
allievi. Si, potreste darmi dell’”aliena”… riconosco che, quando il cielo
diventa un manto bucherellato di diamanti, dovrei forse pensare a qualcosa di
romantico, che so, un principe azzurro! Beh, vi dirò, per me è la stessa cosa:
il mio principe azzurro è lei, la danza. Non smetto un attimo di pensarci,
soprattutto nel periodo “gare”; così, mentre magari qualcuno si scambia
messaggini della buonanotte, io sono lì, al mio solito computer, con gli occhi
a fessura, che esploro e cerco qualcosa che mi ispiri per dare il meglio in
quella che è la mia passione, il mio lavoro, per dare il meglio alla gente che
crede in una “matta” come me e, perché no, provare a rendere omaggio alla mia
città, magari con qualche vittoria. Esatto, sto parlando dei concorsi di danza.
Nel precedente articolo vi ho parlato dei “Devil Inside Crew”, un gruppo di
ragazzi che sto formando e che hanno già preso parte a qualche concorso
regionale; cercherò, in queste poche righe, di rendervi partecipi delle nostre
emozioni e delle sensazioni che una sfida può suscitare nell’animo di semplici
adolescenti. Innanzitutto, bisogna dire che l’emozione, l’ansia e l’adrenalina,
ci accompagnano in tutta la fase di preparazione, quindi provate un po’ a
pensare ad un conto alla rovescia fino al fatidico giorno della gara. I miei
allievi iniziano a mandarmi messaggini dalla sera precedente e, per quanto io
possa adorare tutto questo, ciò mi porta a fare da “spugna” ai loro stati
d’animo e ad assorbire quindi tutte le loro preoccupazioni che partono dalla
paura di dimenticare qualche passo fino ad arrivare alla più banale, tipo una
calza smagliata. Ma ecco che finalmente ci siamo, ci ritroviamo tutti sul luogo
della sfida (solitamente è un palazzetto) e lì inizia l’operazione trucco. Ah,
va beh…ho dimenticato di dirvi che, non appena li vedo arrivare tutti insieme,
con i completi di gara, mi esplode il cuore! Ed eccoli lì, che dopo mesi e mesi
di prove, sudore e fatica, si accingono ad affrontare l’ennesima prova che, più
che una sfida con gli altri, a mio parere deve essere una sfida con se stessi e
un modo per confrontarsi, capire i propri limiti e cercare di superarli con
l’aiuto di “Mamma umiltà”. A questo proposito voglio ufficializzare due loro
vittorie: primi classificati al campionato regionale del Trofeo AIDA, il 27
gennaio 2013 a Giovinazzo e terzi classificati alla Coppa Italia presso il
Palaflorio di Bari, il 21 aprile 2013. Le premiazioni, che momento! Tutti in
cerchio ad attendere l’esito, mano nella mano, nell’attesa di sentire il nome
del proprio gruppo. Devo dirlo, la danza regala grandi emozioni. Questi ragazzi
avrebbero potuto star per strada come tanti altri, dare importanza all’ultima
maglietta di tendenza, e invece no… erano lì, con me.
Mi faccio veramente in
quattro per spiegargli che la vita ha bisogno di quel sapore in più, e la danza
li fa assaporare tutti. Tutti.
Ovviamente ciò è anche possibile grazie
all’aiuto e alla preziosa collaborazione dei loro genitori, pazienti
nell’accompagnarli ovunque, iscriverli, comprare completi, e chi più ne ha più
ne metta… ma d’altronde, anche l’emozione ha un costo, e per me, vederli gioire
dei propri figli, è una soddisfazione immensa e mi riempie di orgoglio. Bene,
con questo mio racconto avrete capito che, se fosse per me, tutto il mondo
dovrebbe ballare…e che a Barletta, di notte, c’è un’insegnante di danza che non
dorme ma sogna ad occhi aperti!