La Voce Grossa di...Luca Dirisio(intervista):«Il mio nuovo album?Un disco scritto on the road, sulla strada...»
Piero Chimenti - Siamo in compagnia con Luca
Dirisio, che dopo 8 anni, in vendita dal 25 ottobre, si prepara ad uscire con
un nuovo lavoro, di cui è possibile ascoltare i due singoli "La mia gente" e "Come
mare" a settembre il cui titolo ci ha assicurato che sarà una sorpresa per i
fans.
Il cantautore abruzzese, molto legato alla sua terra, in questa nostra
lunga chiacchierata è un fiume in piena e con la schiettezza che lo
contraddistingue, ci parla a ruota libera di come nascono le sue canzoni e
dell'attuale momento della musica italiana e di tanto altro ancora.
Nel suo
racconto il cantautore di Vasto, non può dimenticare il terremoto che distrusse
gran parte dell'Abruzzo 2009, in cui perse degli amici, seguita dall'esclusione
degli 'Amici dell'Abruzzo' nel brano Domani...
Nel
2011 hai scritto la musica è in coma, adesso come 'vedi' la musica italiana.
R:«Morta. Si scherza. Non è una risposta che devo dare
io, ma chiunque abbia un po' di orecchio si accorge che il livello si è
abbassato. Da cosa dipenda, ci possono essere molti fattori, ma non spetta a me
giudicare. Sta di fatto che anni fa un artista doveva dimostrare di esserlo,
mentre adesso si parla sempre degli stessi argomenti, perché si è abbassato il
livello anche di chi ascolta la musica e quindi le esigenze sono differenti.
Non capisco perché bisogna sempre parlare di soldi o di cattive abitudini ecc;
i ragazzetti sono affascinati da questo mondo dai denti d'oro, dalle collane
d'oro è un po' tutto sia sceso di livello. Se prima un ragazzo aveva voglia di
imparare a suonare la chitarra, adesso se glielo chiedi ti dice che vuole fare
soldi, quindi è proprio il livello culturale che si è abbassato. Se questo sia
dato dall'educazione che le famiglie danno o dalla scuola non lo so, ma ricordo
che a 14 anni, ascoltavo tutt'altra musica, non c'era internet quindi se
ascoltavi una musica inglese dovevi essere tu a cercare di tradurre i pezzi se
volevi capirci qualcosa, andavo a lezione di chitarra ed avevo una piccola band
con cui suonavo in garage. Adesso i ragazzi possono fare la musica con il
computer, naturalmente hanno sdoganato questo modo di fare musica e tutti
pensano di poterla fare. Basta girare sui siti internet, i vari Instagram dei
ragazzetti, ti accorgi che questo è quello che va è questo quello che vogliono
loro. Non so come andrà a finire, sono curioso di vedere tra vent'anni cosa
accadrà, o si tocca il fondo e poi da li si risalire o c'è il 'doppio fondo'».
Dopo
l'isola dei famosi, parteciperesti ad un altro reality o la definisci chiusa
come esperienza?
R:«Non
parteciperei a nessun reality, non sono pro reality. L'isola dei famosi l'avevo
idealizzato un po', perché pensavo di andare sull'isola e fare il selvaggio
come sono abituato a farlo. Vengo dal mare e quindi tutti i giorni, anche
d'inverno, una capatina in spiaggia o sul molo la faccio sempre perché mi piace
andare a pesca d'inverno, così come praticare sport estivi, ce l'ho dentro la
salsedine. Credevo di andare lì, all'isola, credendo non di fare sfoggio ma per
divertirmi, dedicarmi alla pesca, fare ciò che volevo. Non avevo calcolato il
fatto invece, un'esperienza del genere l'avrei dovuta condividere con persone
che non conoscevo e poi una volta lì, mi sono accorto che avevano tutt'altre
passioni, erano molto più capaci di me di stare davanti alle telecamere, che
per me non esistevano, per loro invece erano l'unico motivo per il quale
avevano partecipato, per farti capire cosa era successo durante. Ti dico, che
quando non c'erano le telecamere, si parlava in una maniera, quando c'erano le
telecamere queste qua s'iniziavano a pettinare a truccare. Gli stessi uomini
erano poco motivati, quindi davanti alle telecamere si davano un tono, appena
si giravano le telecamere stavano male. Non era lo spirito con cui volevo farlo
io. Simona (Ventura ndr) mi aveva fatto questa proposta, ed io ho accettato
subito, perché quale motivo migliore per me, andare in un'isola deserta
caraibica, con un mare eccezionale, la possibilità di stare a prendere il sole
tutto il giorno, pescare di provare nuove tecniche, farsi il bagno oltre a
tutto quello che stava da fare. Sono una persona abbastanza combattiva, a cui
piace mettersi in gioco e quindi l'avevo presa con questo spirito, perché sono
abbastanza combattivo. Ed invece, non è andata così, le persone aspettava di
uscire per 'riscuotere', sia a livello d'immagine, sia a livello di denaro.
Purtroppo è stata una delusione sotto questo punto, ma se tu mi dicessi:
"Vuoi rifarla?", forse la rifarei di nuovo, perché l'odore dell'isola
mi è rimasta addosso è stato bellissimo, anzi ci rimarrei più tempo, perché
purtroppo la permanenza non la decidi tu, il gioco è così. Se posso essere ti
dico che, se ci fosse un'agenzia turistica che mi desse la possibilità di stare
su un'isola deserta per 10 giorni, e mi dicesse ti diamo solo l'acqua poi per
il resto ci devi pensare tu con i tuoi amici, la prenderei al volo e pagherei
anche per i miei amici per poterci andare. Mi piace proprio quello stile di
vita, mi piace vivere all'aria aperta, accendere i fuochi in tre o quattro modi
diversi. Non mi fa paura rimanere da solo in mezzo alla giungla, anzi mi fa più
paura l'essere umano che c'è intorno».
Il
prossimo 25 ottobre uscirà il tuo nuovo lavoro che conterrà tra gli altri il
tuo ultimo singolo Come Mare a Settembre. Che album si dovranno aspettare i
tuoi fans?
R:«Il
25 ottobre, dopo 8 anni, esce il mio nuovo disco di cui il titolo non te lo
posso dire perché sarà una sorpresa. I miei album sono fatti alla Luca Dirisio
maniera, non credo che si debbano aspettare ne di più, ne di meno rispetto a
quello che hanno avuto altre volte. Cerco sempre di fare un disco con mille
sfaccettature, non mi piace fare un disco che abbia un moud, mi piace scrivere
canzoni diverse tra loro, in modo tale che una persona appena ascolta il disco
possa avere varie emozioni, sentire varie cose. A me la musica piace a 360
gradi. E' stato difficile scegliere i pezzi, perché in 8 anni, oltre ai
singoli, ho scritto un centinaio di canzoni. Le ultime sono sempre quelle che
ti piacciono di più perché sono più 'fresche', ma non ho potuto rinunciare a
metter dentro le canzoni alle quali sono molto affezionato. Non vedo l'ora di
vedere la reazione di chi ascolterà perché essendo un indipendente non ti dico
che si faccia il doppio della fatica, però ci si mette il doppio del
sentimento. Quando stavo con la casa discografica, in tre anni mi ha fatto fare
tre dischi, mi sentivo un po' come un operaio, una formica che deve produrre a
tutti i costi perché altrimenti si perde il treno, si perde il tram ecc, invece
con questo lavoro, mi sono un po' isolato e mi sono dato il tempo per crescere.
In una multinazionale, vorrebbero quasi che tu non crescessi, per avere sempre
un'immagine giovane, fresca per piacere alle persone. Invece siccome siamo
esseri umani, è bello anche crescere, è bello confrontarsi con il tempo che
passa, maturare e quindi spero che le persone si accorgano anche di questo. Non
ho la pretesa di rimanere il ragazzino di 25 anni di Calma e sangue freddo,
anzi vorrei distogliere l'attenzione da quella canzone, perché le persone si
ricordano quasi sempre solo di quello, ed invece c'è molto altro. E' un disco
scritto on the road, sulla strada che mi sta portando alla crescita e alla
maturazione. Ci sono tante cose che ho voluto raccontare e condividere con le
persone. Il cantautore fa anche questo: scrivere pezzetti della sua storia e
condividerli, con le persone che hanno voglia di ascoltarlo. Ogni volta che una
persona prende in mano quel disco, prende anche in mano, un pezzetto della mia
vita. Mi auguro possa fare del bene e non far del male. Questo disco, me lo
sono molto più goduto, nel senso che quando si è scelto i pezzi dato che sono
tutti 'piez de core', avrei voluto metterceli tutti quanti dentro, ma a un
certo punto bisogna fare una cernita. Gli addetti ai lavori hanno monitorato un
pochino la situazione dicendomi, che forse uscire con 'questa canzone'
piuttosto che con 'quella', però dato che ho scritto tutto io, musica e parole,
abbiamo trovato un accordo sui 10 inediti che ero più sicuro di tirar fuori».
Parlando
di canzoni, come hai scelto quali brani inserire in questo lavoro?
R:«Ci
sono dei pezzi che parlano di te, quindi le persone che non ti vedono da tanto
tempo, voglio sapere che fai, dove vai, cosa hai fatto, che cosa pensi a
dispetto di alcuni argomenti e quindi su alcuni pezzi sono stato intransigente
ed ho detto "questi qua ce li voglio dentro". Poi per altri pezzi,
che magari trattano dello stesso argomento, le persone che ti vedono
dall'esterno, gli addetti ai lavori, si accorgono se un brano è più diretto di un altro, magari su un
argomento che ti premeva di più di altri, e quindi è meglio inserirlo. Quando
lavori in studio ed inizia ad arrangiare i pezzi, ti accorgi strada facendo che
alcune melodie, si abbinano meglio alla musica che va in questo periodo ed
altre magari potrebbero 'già state sentite', si cerca di essere 'morbidi' sotto
questo punto di vista, per cercare di creare un prodotto che possa entrare
nelle case delle persone».
Il
nuovo album è preceduto da due ballate profonde: "La mia gente" e "Come il mare" a
settembre. Come è cambiato il tuo modo di comporre dal 2004, rispetto al
tormentone Calma e sangue freddo?
R:«Non
lo so com'è cambiato, chiaramente maturando qualcosa sarà cambiato. Questa è
una cosa che dovete dire voi che ascoltate, io non mi accordo di questo. Quando
decido di scrivere, il cervello parte per la tangente, va dritto per la sua
strada, lo seguo e cerco di agevolarlo per non tralasciare niente alle spalle.
Naturalmente, è più facile scrivere in preda a grandi emozioni. Quando ho
scritto la Mia Gente, sai meglio di me cosa è successo in Abruzzo, a cui sono
molto legato a questa 'terra madre', dato che sono abruzzese e purtroppo noi,
viviamo su una terra che balla e trema a suo piacimento. Durante il terremoto
ho perso anche degli amici. Mi hanno fatto male alcune situazioni, per esempio
nel 2009, avevo appena sciolto con la Sony, e quindi dopo il terremoto ci sono
stati questi colleghi che hanno deciso di crearsi il pezzo per l'Abruzzo e cose
varie e mi sembra che questo sentimento un po' materialista, che c'è dentro la
musica, perché ci sono tanti aspetti positivi ma anche tanti aspetti negativi.
Mi sono accorto che queste persone non mi hanno coinvolto in quel progetto.
Quando finisce un rapporto di lavoro, in questo mondo qua sono un po'
rancorosi, se la prendono e non mi hanno voluto coinvolgere, per mi sarei
aspettato un atteggiamento diverso dei colleghi che hanno partecipato a quella
cosa li, perché sono tra i pochi abruzzesi tra i big della musica italiana. Mi
aspettavo che almeno qualcuno mi chiamasse per dire:" sei vivo o sei sotto
le macerie anche tu?", al di là di partecipare o meno a quel brano, a cui
forse avrei avuto più diritti degli altri e quindi questo mi fa capire che c'è
della meschinità nella musica italiana. A distanza di tempo, riflettendo, ho
detto:"cavolo sono io abruzzese", in ogni canzone che scrivo c'è un
po' di Abruzzo, ma un pezzo per la mia gente, la gente della mia terra non
l'avevo mai scritto è stato quasi un dovere, un desiderio, scrivere un pezzo che parlasse di queste persone che nonostante
tutto, nonostante a volte siano completamente abbandonate anche dallo Stato
perché se andiamo a camminare nei paesi che sono stati colpiti dal 2009 di quel
terremoto c'è ancora il 90% da ricostruire e questi politici che molto spesso
hanno promesso, ma più che altro hanno sfruttato quel periodo e quella terra
martoriata dal terremoto per spettacolarizzare uno scenario mediatico, per
tirare avanti l'acqua al loro mulino, per far vedere dato che da lì a poco ci
sarebbero state le elezioni, per far vedere che sarebbe stato giusto rivotarli.
Questa cosa mi ha fatto un po' schifo, un po' ribrezzo e quindi volevo anche
dimostrare come si scrive una canzone per le persone a cui si vuole bene, che
nonostante tutto si sono rialzate, senza contare sull'aiuto di nessuno si sono
tirate su le maniche, hanno seppellito i loro morti e ricostruito le loro case.
Questa è la cosa che mi rende orgoglioso di essere abruzzese, al di là del
fatto di partecipare ad un singolo o ad un pezzo che poi rimane lì. Noi
facciamo questo lavoro, andiamo in giro per le varie città, e quando arrivano dei colleghi a Vasto che è
la mia città, e non sono in giro perché quel giorno non ho un concerto la prima
cosa che mi preme fare è di andargli a trovare e dir loro che sono a
disposizione se vogliono fare un giro, se vogliono mangiare qualcosa vi
accompagno. In quel pezzo (Domani ndr), c'erano state persone che avevo
accompagnato in questo tour, che avevo accolto nella mia città quando erano
venuti e purtroppo durante quella cosa là non si sono ricordati. Questa cosa
qua mi ha ferito un pochettino, ma certamente non mi metto a piangere o a
recriminare, te l'ho detto come mi è venuto spontaneo da dire. Sono abruzzese,
mi rialzo e vado avanti non c'è problema, non ho bisogno di nessuno».
Sono
previste tournée in vista del nuovo album?
R:«Per
me le tournée non finiscono mai. Ho sempre un calendario aperto. Quando parlo
con le agenzie che poi ci portano in giro, dico subito di non parlarmi di
estate e d'inverno, perché il mio lavoro è fare il musicista. Sono un
'menestrello girovago' ed è questo che mi rende felice, che mi da energia, per
continuare a fare questo lavoro qua. Per me il tour è uno stile di vita, sono
un po' zingaro da questo punto di vista, mi piace stare in giro. Non mi piace
stare molto fermo. Se devo stare fermo, preferisco stare nella mia città, con i
miei cari, con la mia terra, con questi odori che mi hanno accompagnato da
quando sono nato. Vivo in una terra meravigliosa, perché mi permette di andare
a mare, in montagna e di vedere delle cose eccezionali. Non sono mai sazio di
tornare a casa, sono un malinconico. Penso che la malinconia sia un sentimento
importantissimo perché ti ricorda qual'è la strada per tornare a casa. Sono
fatto così: mi piace andare, ma è bellissimo anche tornare. Quando vai è
bellissimo che puoi tornare. Ci sono persone, come stiamo vedendo adesso, come
i migranti e quant'altro, sono costretti ad andar via e forse non hanno il
desiderio di tornare in una terra martoriate dalla guerra. Ci sono persone
ciniche che riescono a far politica ed riescono a trovare interessi anche in
questo. Ogni tanto dico di pensarci un po' su, prima di sparare tante
stronzate, da politici e quant'altro e pensare alle tante persone che sono
seppellite sotto il Mediterraneo. Non vorrei mai trovarmi nei loro panni. Penso
che le persone che non riescono a lavorare nello spettacolo, non riescono a
fare televisione attori, cantanti, si buttano in politica per i loro 5 minuti
di notorietà. A pare mio, così come per fare il medico, l'avvocato, il giudice,
notaio, l'ingegnere e quant'altro, una volta presa la laurea bisogna sottoporsi
ad un esame di Stato, così per fare politica, i candidati prima di essere
eletti, dovrebbero fare un esame di cultura generale di storia sopratutto,
perché non si può fare il politico così, come fanno tante persone. Non mi far
fare nomi, altrimenti entriamo in un campo che mi fanno girare le scatole
fortemente. In Abruzzo abbiamo avuto degli esempi, come l'onorevole Razzi, una
persona che non sa fare neanche la o col bicchiere, si dice dalle mie parti, si
è ritrovato perché poteva trascinare dietro di lui dei voti, a fare politica.
Basta andare su youtube per vedere qualche exploit, qualche suo discorso in
Parlamento per renderti conto da chi siamo gestiti, e per un attimo ti vergogni
di essere italiano. Questa cosa mi porta particolare dolore e reflusso
gastrico, mi mette il nervoso perché non le riesco a capire, non le riuscirò a
capire e soprattutto non le voglio capire, perché non c'è niente da capire. Il
politico è colui che dovrebbe prendersi l'Italia nel cuore prima di tutto,
prima della famiglia, prima di se stesso. Un tempo abbiamo avuto dei politici
del genere che erano prima di tutto persone di grande cultura e degli
intellettuali, adesso il primo pagliaccio che decide di far politica, basta che
garantisca alla base un tot di voti ed è automaticamente dentro. Non sono un
politico non voglio far politica, ma parlo da cittadino snervato. Ti spiego in
due parole, sei vai in una casa discografica non ti chiedo più neanche che
genere di musica tu faccia o se sai suonare uno strumento. Ti chiedono
direttamente quanti follower hai su facebook o quanti ne hai su Instagram.
Vanno a controllare se quei follower sono reali o meno, perché oggi si può
controllare anche questo è inutile acquistarli con 100 o 200 euro, una volta assodato questo ti
dicono ok sei dentro, o sei fuori. Lo stesso Sanremo non ti nego, che quando il
mio manager ha portato il brano alla kermesse, la giuria ha detto che il pezzo
è molto bello però non sappiamo se a livello di popolarità potremmo trovare
qualcuno di migliore. Questo ti fa capire in che direzione vada la musica,
l'arte e tutto il resto. Non si va più avanti per meritocrazia, qualità del
prodotto, ma per followers. Questa cosa qua mi fa schifo tanto quanto la
politica».
Quindi
Sanremo per te è un capitolo chiuso o ce la possibilità di un tuo ritorno?
R:«Come
può un cantautore chiudere un capitolo con Sanremo? Sanremo è la storia della
musica italiana, dei cantautori italiani. Tanti sono nati da lì, tanti come me
ci sono passati, hanno avuto grandi riscontri grazie al Festival, ma purtroppo
sono cambiate le consuetudini, come quelli verbali. Sentivo al telegiornale che
metteranno terrapiattisti o figata, figagine, termini stupidi, dentro il nuovo
Garzanti. Vorrei fare un test sull'idiozia delle persone, se anche l'Accademia
della Crusca è arrivata a farsi delle domande sul termine terrapiattisti o
figagine ma mettere sul dizionario Garzanti, o quando un professore di lettere
leggendo un tema, si metterà le mani nei capelli, perché non saprà più nemmeno
lui se è giusto quello che stanno scrivendo questi ragazzi di oggi se è una
parola inventata o sta davvero nel Garzanti. A Milano sdoganano sottoculture
terribili: se a Palermo vedi qualcuno vestito da pagliaccio, ti dicono come cacchio
sei vestito, mentre a Milano dicono che è una figata, perché credono che sia
una cos cool di moda. Bisogna fare pace col cervello, e dedicarsi alle cose
fondamentali, come cultura, famiglia, sentimenti e non tanto denaro, commercio
e beni di alto consumo. Qualunque cosa ha un inizio ed una fine, ma l'amore che
lasci nella famiglia ed intorno a te, i bei ricordi non muoiono mai».
Un
grande saluto al giornale La Voce Grossa, è stato un piacere chiacchierare con
voi. A presto, un bacio forte.