Barletta, segni sui citofoni delle abitazioni: codice degli zingari tra realtà e legenda
Un rombo ad indicare una casa disabitata, un
triangolo ad indicare un'anziana sola, quindi una “X” ad indicare che
l’obiettivo è alquanto succulento, ma non solo: come potete ben vedere qui
nella foto accanto, il ricettario è alquanto ricco di segni che individuano
ogni qualsivoglia situazione. Infatti, oltre agli esempi già citati, abbiamo
segni che identificano la casa con cane, o un'abitazione abitata da pubblico
ufficiale, abitazioni dove è inutile insistere, quelle dove vi sono donne ben
disposte a dare soldi, segni atti ad individuare case ricche o comunque buoni
obiettivi, case con allarme, fino ad arrivare a simboli che identificano
addirittura il momento propizio per compiere il colpo e quindi mattino o
pomeriggio, fino ad arrivare al più inquietante dei segni: quello
corrispondente alla casa già svaligiata. La foto qui accanto risale a qualche
tempo fa, ma a quanto pare la stessa è ancora molto attuale, visto che dopo un
breve giro per le vie della città medesimi segni sono stati notati un po’ qua e
un po’ là sui citofoni vari delle abitazioni, simboli che in qualche modo
riconducono al famoso codice usato dagli zingari per svaligiare le abitazioni.
Uno dei primi articoli riguardanti il cosiddetto "codice degli
zingari" risale addirittura al 1997 - sul Corriere della Sera -
"codice" di cui si sono interessati numerosi quotidiani e
telegiornali regionali a seguito di una denuncia fatta da un senatore della
Lega, Luigi Peruzzotti, il quale denunciò questa nuova tecnica utilizzata per i
furti nelle case presentando addirittura un' interrogazione all’allora ministro
dell' Interno Giorgio Napolitano. All’epoca dei fatti, il senatore Peruzzotti
fu appoggiato anche dall’allora questore di Milano, Marcello Carnimeo, il quale
nell’occasione dichiarò: «Che gli zingari utilizzino questo sistema risulta
anche a noi». La tecnica più o meno nota vede impegnate donne con bambini, che
preparono il colpo fingendo di chiedere l' elemosina e intanto controllano se
ci sono le condizioni per far entrare in azione i complici; poi, finito il
sopralluogo, lasciano il "segno" in un punto convenzionale, una
dimostrazione tra l’altro di come dietro ai furti nelle case ci sia un'
organizzazione capillare ed efficientissima. A dire il vero non sono pochi
coloro che nutrono dubbi sulla veridicità del codice stesso. Dubbi sorgono ad
esempio sul simbolo "AM", che per alcuni viene interpretato come
"pomeriggio", altri come "mattina". Dubbi persistono
inoltre su un altro segno, ad esempio sull’indicazione "evitare questo
comune", il quale, secondo alcuni, per essere utile andrebbe scritta sul
cartello stradale d'ingresso al comune, o su tutte le porte di tutte le
abitazioni. E', inoltre, estremamente improbabile che un'organizzazione
criminale continui a utilizzare per anni simboli in codice il cui significato è
(almeno così pare) noto alle vittime: sarebbe come un esercito che usa un
codice cifrato conosciuto dal nemico. Si potrebbe pensare per questo a un'origine
francese; autorizza a pensarlo, tra l'altro, la sigla AM per indicare il
pomeriggio (après-midi?). Il "codice" avrebbe varcato le Alpi per
essere adottato, paradossalmente, in un territorio dove gli zingari non parlano
francese. Il problema è che non parlano tra di loro neppure l'italiano (molti
anzi, e proprio in questa zona, lo conoscono pochissimo) e nessuna delle parole
che sarebbero richiamate dalle lettere sopra ricordate, hanno, nei loro vari
dialetti presenti in questa zona, quelle iniziali. Perché dovrebbero darsi
indicazioni che si deve supporre molto importanti, in una lingua che non è
conosciuta da molti di loro e comunque è la loro seconda, quella che serve per
comunicare con i non zingari? Inoltre, a che fine dovrebbero gli zingari
indicare ad altri che una casa è stata svaligiata da poco? E a che fine, anche,
il segnalarla come appetibile, col rischio che il colpo lo faccia qualcun
altro? Un ladro qualsiasi, sedentario o no, che voglia svaligiare o far
svaligiare una casa, non la indicherà certo con un sistema di segni così
farraginoso e pericoloso. Grottesco immaginare uno "zingaro" che
sbircia le case di un quartiere alla ricerca di questi "segni"; gli
risulterebbe tutt'altro che facile passare inosservato, specie se dovessimo
immaginarlo di notte, magari con un accendino acceso, nell'impresa impossibile
di individuare questi "segni" poco visibili. Sarebbe molto più
semplice e produttivo che gli eventuali complici gli indicassero il numero
civico o gli descrivessero il luogo, l'edificio, ecc...