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La Voce Grossa di…Francesca Catalano(intervista): «Gli stadi siciliani? C’è un calore che non si trova facilmente altrove»


Nicola Ricchitelli – La voce che vi raccontiamo in questa intervista racconta il calcio siciliano: «…raccontare il calcio siciliano è un’emozione unica. La Sicilia è un’isola ricca di passione, storia e cultura calcistica. Ogni partita racconta una storia, ogni tifoso ha un legame speciale con la squadra del cuore. Essere in grado di raccontare tutto questo è un onore».

Nonostante la giovane età ha già maturato una notevole esperienza nel mondo della comunicazione, specializzandosi in particolare nel giornalismo sportivo. Collabora con testate come Rosanero Live, dove ha realizzato svariati articoli, focalizzandosi soprattutto sul calcio e sulle dinamiche che animano la città e la sua squadra, il Palermo.

Sulle pagine de La Voce Grossa, accogliamo e conosciamo Francesca Catalano.

Francesca benvenuta innanzitutto sulle pagine del nostro giornale, come stai?
R: «Grazie mille! Sto molto bene, è un piacere essere qui e poter parlare di ciò che amo, ovvero il calcio e la mia Sicilia».

Cosa significa per te poter raccontare il calcio della tua Sicilia?
R: «Raccontare il calcio siciliano è un’emozione unica. La Sicilia è un’isola ricca di passione, storia e cultura calcistica. Ogni partita racconta una storia, ogni tifoso ha un legame speciale con la squadra del cuore. Essere in grado di raccontare tutto questo è un onore».

Come vedi il momento attuale del calcio siciliano?
R: «Il calcio siciliano sta vivendo una fase di transizione. Ci sono alcune realtà che si stanno risollevando e altre che stentano a decollare. Le difficoltà economiche e strutturali sono evidenti, ma credo che ci sia un grande potenziale inespresso. La passione della gente siciliana per il calcio è immensa, basta solo trovare la giusta direzione».


C’è un giovane talento siciliano che secondo lei merita più attenzione?
R: «Ci sono diversi giovani talenti in Sicilia che meritano attenzione. È importante investire su di loro, perché potrebbero diventare una risorsa per il calcio nazionale».

Francesca, ad oggi quale in assoluto la partita più bella che ha seguito dal vivo?
R: «Una delle partite che ricordo con più emozione è quella del derby siciliano tra Palermo e Catania. L’atmosfera era elettrica, e ho sentito l’adrenalina di entrambe le tifoserie. È stata una partita che rappresenta davvero l’anima del calcio siciliano, fatta di rivalità, passione e determinazione».

Da cosa si differenziano gli stadi siciliani rispetto ad altri stadi italiani?
R: «Gli stadi siciliani sono speciali perché rispecchiano la cultura e la passione dei tifosi. Non sono enormi come quelli delle metropoli, ma sono molto più intimi, quasi familiari. C’è un calore che non si trova facilmente altrove. I tifosi siciliani sono molto legati alla loro squadra, e questo si percepisce subito nell’ambiente».

Perché ad un certo punto inizi il percorso nel giornalismo sportivo
R: «Mio nonno mi ha fatto innamorare del Palermo e del calcio in generale. Fin da piccola, mi portava allo stadio e mi raccontava storie incredibili sulle partite e sui grandi giocatori. Questa passione è cresciuta con me, ed è diventata naturale voler raccontare il calcio, soprattutto la realtà siciliana, e trasmettere alle persone le emozioni che il calcio è in grado di suscitare».


C’è un giornalista o una giornalista che ha influenzato il suo stile?
R: «Giorgia Cenni è una giornalista che ammiro molto. La sua capacità di raccontare le storie con un approccio umano e profondo mi ha influenzata molto. Mi piace come riesca a comunicare la passione per il calcio senza mai perdere di vista il lato umano dietro al gioco».

Un evento o un’intervista che ricordi con particolare emozione?
R: «Ricordo con emozione una lunga intervista che ho fatto con un ex calciatore che ha fatto la storia del nostro calcio. Raccontare la sua carriera e scoprire i retroscena che non erano mai stati svelati è stato un privilegio. Quella conversazione mi ha fatto capire quanto il calcio possa essere anche una grande scuola di vita».

Quanto lavoro vi è dietro prima di seguire una partita e di un evento sportivo in genere?
R: «Dietro una partita c’è tanto lavoro: preparazione, ricerca, interviste, analisi dei dati. Il giornalista sportivo deve essere sempre pronto a cogliere ogni dettaglio, sia dentro che fuori dal campo. Non si tratta solo di guardare la partita, ma di raccontarla in modo che chi la legge o la ascolta possa sentirsi coinvolto».

Quali progetti bollono in pentola per il prossimo futuro?
R: «Sto attualmente frequentando un master in mediazione linguistica in giornalismo sportivo a Milano. Questo mi sta dando l’opportunità di approfondire le mie conoscenze e affinare le mie competenze. Inoltre, sto lavorando su alcuni progetti che riguardano proprio il calcio. Non posso svelare troppo, ma c’è sicuramente molto di interessante in arrivo!».


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